Il romanzo: “Se la Grande Madre vuole. Arresolùtu”
Cinque generazioni, in un villaggio agricolo pastorale e minerario di 300 anime nel Sudovest della Sardegna, nel paese di Arrìu de Sulcis (attuale Riu Murtas, frazione di Narcao), scorrono veloci tra inizio e fine ‘900.
Il protagonista sembra essere Tanièi, un bambino risoluto, nella sua coerente concezione di giustizia, a vendicare ogni torto subito, costi quel che costi, a difesa della sua individualità, in lotta con il mondo. Ma come protagonista, per quanto la sua figura giganteggi e lasci delle sue gesta un forte ricordo quasi epico, muore troppo presto, a giudizio dei compaesani.
Sarà poi Erminia a provare a farsi protagonista, imbattendosi nella scoperta di quel suo padre bambino a lei sconosciuto e dello speciale e insolito amore tra Tanièi e Rosètta, un Romeo e Giulietta da villaggio. Anche Erminia poco può come protagonista. Più che muovere lei gli eventi, saranno gli eventi a rovinarle addosso: i suoi problemi coniugali e un passato inimmaginabile della sua famiglia che la colpisce come un fulmine.
Il racconto rasenta una sorta di epicità modulata nei commenti dei compaesani, nel continuo riferimento a una realtà di primordiali presenze affioranti, nelle modalità narrative letterarie, e in un contrappunto quasi orale, nel confronto tra l’ambiente antico dell’inizio e quello moderno della fine del secolo XX.
«C’era e non c’era…» così cominciano le favole degli zingari.
Che è un modo per dire: bada che ti racconto qualche cosa che è vera ma che è un’invenzione. Arrìu è un villaggio immaginario ma è anche quello in cui l’Autore ha vissuto fino ai sei anni. Tanièi è un’invenzione ma c’è anche molto di reale, forse nell’Autore stesso, in suo padre, nei tanti anonimi bambini speciali.
Tutti i personaggi sono frutto di invenzione ma sono anche ritratti dal vero, abbozzati in lunghi anni di vita, di studi e di frequentazione dell’ambiente, della lingua, dell’umore degli arriési veri. Vero è il fulmine che ammazza, vere sono Iàia Gràcia, Severina e tzia Ninfa, vero è il traumatico taglio dei capelli di Tanièi, veri i suoi mutismi di ritorsione e tanti altri elementi del racconto.
Vera la lingua, a tratti inventata, infiltrata di elementi frutto di consonanze fonetiche e semantiche di italiano, latino e sardo. Vaga la presenza della Grande Madre, aleggiante e intravista in formule, gesti e comportamenti, come brani sopravvissuti di una vecchia etica e religiosità.
L’autore: Marco-Piras Keller
Marco Piras-Keller, cittadino italiano e svizzero, sardo di Arrìu e di Nuracàu, vissuto a Carbonia fino ai 18 anni, si è laureato a Bologna. Ha condotto ricerche linguistiche pluriennali sul campo, sul sardo. Dal 1999 vive a Lucerna, nella Svizzera alemanna, dove per circa 20 anni ha lavorato a un inventario architettonico urbanistico federale (ISOS).
Nel 2014 ha pubblicato per Edition8 di Zurigo Pfauenfeder, rosa Hemden und Flunkereien, traduzione in tedesco di un resoconto surreale sul mondo dei navigator e del sistema di riqualificazione e reinserimento nel lavoro dei disoccupati in Svizzera. Socio dell’UNITRE e della Dante Alighieri di Lucerna, ha tenuto incontri su La passeggiata di Robert Walser e su testi della letteratura italiana.
Il libro, realizzato con il sostegno della Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura, è disponibile in tutte le librerie e negli store online anche in formato ebook.
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