È questa la spiacevole esperienza vissuta martedì da una studentessa nella scuola per adulti “Martin Klee” di Zurigo. La studentessa ha immediatamente reagito, portando la videocamera ai dirigenti scolastici, i quali, cadendo dalle nuvole, hanno immediatamente allertato le autorità.
Gli esperti della polizia scientifica, giunti sul posto, hanno subito sequestrato l’apparecchio. Gli agenti dovranno appurare il contenuto delle registrazioni e, nel contempo, cercare di reperire il proprietario. L’intero edificio è stato successivamente controllato: nessun’altra telecamera è stata rinvenuta.
Non è dato sapere da quanto tempo la videocamera nel bagno della scuola filmasse le studentesse nella loro intimità, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. I più ottimisti pensano che l’occhio del grande fratello non ci fosse da molto tempo, una speranza motivata dal fatto che era posizionata in modo abbastanza visibile, il personale delle pulizie avrebbero potuto accorgersene.
Però resta il sospetto che il tizio abbia potuto cambiarla di posizione più volte, forse per ottenere delle «inquadrature» migliori. E c’è un altro dubbio, ancora più inquietante: le immagini sono finite su qualche telefonino, sul pc? E se sono in circolazione potrebbero essere utilizzate da qualche sito? Meglio non pensare a questa eventualità, ci sarebbe davvero da fasciarsi la testa.
Se ci si sofferma a riflettere quali meccanismi infernali e incontrollati possono produrre una webcam in una location come una toilette e un computer collegato a Internet, c’è da impazzire. È probabile che tutto ciò si sia evitato grazie al tempestivo intervento degli inquirenti. Appena sono stati informati della scoperta della videocamera, si sono immediatamente attivati nelle indagini.
Intanto, poichè il problema è speculare nel resto del pianeta, proprio per scongiurare episodi gravi come questo, sarebbe opportuno che il personale di tutti gli istituti scolastici procedessero a controlli dei locali.