Seconda giornata, a Sant’Antioco (Sud Sardegna), di Passaggi d’Autore: intrecci mediterranei; il festival del cortometraggio organizzato dal Circolo del Cinema “Immagini”, quest’anno alla sua edizione numero quindici, propone domani (mercoledì 4 dicembre) una scaletta densa di appuntamenti in programma fin dalla mattina nella Sala Consiliare del Comune: si discute di tematiche ambientali, continua poi il confronto sui punti d’unione, le specificità culturali e i temi di stretta attualità proposti dai cortometraggi della sezione Intrecci Mediterranei, e si apre una finestra su un linguaggio consolidato nel panorama delle immagini in movimento: quello del videoclip.
La mattina, alle 10.30, si rinnova un evento che il festival dedica alle scuole, in collaborazione con UNICEF – Italia: si tratta di CortoAmbiente, quest’anno incentrato sul tema del cambiamento climatico innescato dalle attività antropiche. Per gli studenti dell’istituto IPIA “Emanuela Loi” e del Liceo “Emilio Lussu” di Sant’Antioco si proietta “Antropocene – L’epoca umana“ (Canada, 2018, 87 minuti), un film documentario che ha avuto una lavorazione di quattro anni ad opera del pluripremiato team composto da Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier e Edward Burtynsky: una meditazione cinematografica sulla massiccia ricostruzione del pianeta da parte dell’umanità. A seguire un incontro con Renata Corona (UNICEF Italia), Carlo Milia (CEAS Isola di Sant’Antioco) e il meteorologo Matteo Tidili. Terzo di una trilogia che include “Manufactured Landscapes” (2006) e “Watermark” (2013), il film segue la ricerca di un team internazionale di scienziati, il gruppo di lavoro Anthropocene che, dopo quasi dieci anni di ricerca, sostiene la teoria secondo cui l’epoca dell’Olocene ha lasciato il posto all’epoca dell’Antropocene a metà del ventesimo secolo in seguito a profondi e duraturi cambiamenti. Il progetto Anthropocene è un corpo di lavoro multidisciplinare che combina documentario, fotografia, finzione, realtà virtuale, realtà aumentata e ricerca scientifica per indagare sull’influenza umana, sulle dinamiche, lo stato attuale e il futuro della Terra.
Nel pomeriggio, dalle 16.30, per la sezione Intrecci Mediterranei, il festival propone la visione di sette cortometraggi. Apre la serie lo spagnolo “Zapatos de tacon cubano” (2018, 17′), di Julio Mas Alcaraz, dove due ragazzi adolescenti della periferia di Madrid, in un ambiente ostile ai loro sogni, aggressivo e omofobo, devono condurre una doppia vita per nascondere l’inizio di una relazione d’amore e la loro passione per il ballo flamenco. A seguire “Barê Giran”, ovvero “il pesante fardello” (2019, 14′), del turco Yilmaz Özdil, protagonista un giovane curdo siriano rifugiato in Turchia che ritorna nel suo paese per recuperare il suo giovane asino.
Parte dalla Turchia e arriva in Grecia, seguendo la rotta dei rifugiati, “Refuge” (2018, 10′), di Federico Spiazzi, cortometraggio prodotto alla Columbia University come tesi del MFA Film Program in Directing conseguito di recente dal regista veronese, che sarà presente alla proiezione. Il film narra una storia avvincente e aspira a essere un modello di integrazione tra culture. “Si discute spesso sui rifugiati, ma raramente si racconta dei rifugiati”, spiega Spiazzi nelle note di regia. “Mi piace pensare a “Refuge” come una meditazione sul potenziale quotidiano offerto da incontri casuali. Sia a livello sociale, sia a livello personale”.
Il quarto corto in programma, “Turning ten” (2019, 12′), dell’egiziana Jaylan Auf, racconta invece di una donna che, insieme al marito, attende in clinica il turno per la circoncisione della loro giovane figlia. Quei dieci minuti la portano a ricordare la propria esperienza e a chiedersi se possa cambiare il destino di sua figlia.
Spazio poi ai lavori di due giovani filmmaker sardi, entrambi presenti alle serata: “Sad Park” (2019, 3′), di Andrea Murgia, vincitore del premio Moviementu nell’edizione 2019 del Premio Centottanta. “La mia idea per questo cortometraggio”, spiega il filmaker nelle note di regia, “è stata quella di voler contrapporre un sentimento come quello della tristezza, dovuta disagio del non ritrovarsi in una società consumistica e un luogo che invece rievoca l’allegria, la spensieratezza, la felicità come il Luna Park”. Il successivo corto, “Joy” (2019, 3′), è firmato invece da Riccardo Cara, studente di scienze della comunicazione all’Università di Cagliari, avvicinatosi al cinema nel 2017 con la produzione del suo primo cortometraggio, “Come spazzatura nelle discariche”, Premio Centottanta 2018. Anche “Joy” ha partecipato al Premio Centottanta vincendo il Premio delle associazioni.
Chiude la seconda serie di proiezioni della sezione Intrecci Mediterranei “The silence of the dying fish” (2018, 20′), del greco Vasilis Kekatos: mentre va al lavoro, il protagonista, viene informato di essere morto il giorno prima, e dopo aver tentato invano di dimostrare di essere vivo, accetta con indifferenza il suo destino.
Ultimo appuntamento della giornata, alle 18.30, Music Video d’Autore. La videomusica del Mediterraneo, una selezione di videoclip a cura di Bruno Di Marino, teorico dei media e studioso di sperimentazione audiovisiva, con un focus sul tema della regista Alessandra Pescetta, che ha diretto molti videoclip per noti artisti italiani, come Ligabue, Elisa, Avion Travel, Subsonica e Elio e le Storie Tese.
Tutta all’insegna del Portogallo la terza giornata del festival, giovedì 5 dicembre, con nove cortometraggi in arrivo dal Paese lusitano, in visione a partire dalle 17 nella Sala Consiliare del Comune alla presenza dei registi Diogo Costa Amarante, Regina Pessoa e Mónica Santos: “Cinema” (2014, 10′), diretto da Rodrigo Areias; “A Brief history of princess X”(2016, 7′), di Gabriel Abrantes; “Gambozinos” (2013, 19′), di João Nicolau; “Russa” (2018, 20′), diretto da João Salaviza e Ricardo Alves Jr.; “Tio Tomás, a contabilidade dos dias” (2019, 13′), cortometraggio animato di Regina Pessoa; “Cidade pequena (2016, 19′), di Diogo Costa Amarante; “Entre sombras” (2018, 14′), di Mónica Santos e Alice Guimarães; “Cães que ladram aos pássaros” (2019, 21′), di Leonor Teles.
In serata, alle 21.30, si resta nell’Aula Consiliare del Comune di Sant’Antioco per l’omaggio musicale al Portogallo: “(Re)cantos da Alma”, un concerto del violoncellista Davide Zaccaria, la cantante Maria Anadon e il chitarrista André Dias.
La quindicesima edizione del festival Passaggi d’Autore: intrecci mediterranei è organizzata con il contributo del MIBACT – Direzione Generale Cinema, della Regione Autonoma della Sardegna, del Comune di Sant’Antioco e della Fondazione di Sardegna, e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna, dell’Unicef-Italia e del Touring Club Italiano.
La mattina, alle 10.30, si rinnova un evento che il festival dedica alle scuole, in collaborazione con UNICEF – Italia: si tratta di CortoAmbiente, quest’anno incentrato sul tema del cambiamento climatico innescato dalle attività antropiche. Per gli studenti dell’istituto IPIA “Emanuela Loi” e del Liceo “Emilio Lussu” di Sant’Antioco si proietta “Antropocene – L’epoca umana“ (Canada, 2018, 87 minuti), un film documentario che ha avuto una lavorazione di quattro anni ad opera del pluripremiato team composto da Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier e Edward Burtynsky: una meditazione cinematografica sulla massiccia ricostruzione del pianeta da parte dell’umanità. A seguire un incontro con Renata Corona (UNICEF Italia), Carlo Milia (CEAS Isola di Sant’Antioco) e il meteorologo Matteo Tidili. Terzo di una trilogia che include “Manufactured Landscapes” (2006) e “Watermark” (2013), il film segue la ricerca di un team internazionale di scienziati, il gruppo di lavoro Anthropocene che, dopo quasi dieci anni di ricerca, sostiene la teoria secondo cui l’epoca dell’Olocene ha lasciato il posto all’epoca dell’Antropocene a metà del ventesimo secolo in seguito a profondi e duraturi cambiamenti. Il progetto Anthropocene è un corpo di lavoro multidisciplinare che combina documentario, fotografia, finzione, realtà virtuale, realtà aumentata e ricerca scientifica per indagare sull’influenza umana, sulle dinamiche, lo stato attuale e il futuro della Terra.
Nel pomeriggio, dalle 16.30, per la sezione Intrecci Mediterranei, il festival propone la visione di sette cortometraggi. Apre la serie lo spagnolo “Zapatos de tacon cubano” (2018, 17′), di Julio Mas Alcaraz, dove due ragazzi adolescenti della periferia di Madrid, in un ambiente ostile ai loro sogni, aggressivo e omofobo, devono condurre una doppia vita per nascondere l’inizio di una relazione d’amore e la loro passione per il ballo flamenco. A seguire “Barê Giran”, ovvero “il pesante fardello” (2019, 14′), del turco Yilmaz Özdil, protagonista un giovane curdo siriano rifugiato in Turchia che ritorna nel suo paese per recuperare il suo giovane asino.
Parte dalla Turchia e arriva in Grecia, seguendo la rotta dei rifugiati, “Refuge” (2018, 10′), di Federico Spiazzi, cortometraggio prodotto alla Columbia University come tesi del MFA Film Program in Directing conseguito di recente dal regista veronese, che sarà presente alla proiezione. Il film narra una storia avvincente e aspira a essere un modello di integrazione tra culture. “Si discute spesso sui rifugiati, ma raramente si racconta dei rifugiati”, spiega Spiazzi nelle note di regia. “Mi piace pensare a “Refuge” come una meditazione sul potenziale quotidiano offerto da incontri casuali. Sia a livello sociale, sia a livello personale”.
Il quarto corto in programma, “Turning ten” (2019, 12′), dell’egiziana Jaylan Auf, racconta invece di una donna che, insieme al marito, attende in clinica il turno per la circoncisione della loro giovane figlia. Quei dieci minuti la portano a ricordare la propria esperienza e a chiedersi se possa cambiare il destino di sua figlia.
Spazio poi ai lavori di due giovani filmmaker sardi, entrambi presenti alle serata: “Sad Park” (2019, 3′), di Andrea Murgia, vincitore del premio Moviementu nell’edizione 2019 del Premio Centottanta. “La mia idea per questo cortometraggio”, spiega il filmaker nelle note di regia, “è stata quella di voler contrapporre un sentimento come quello della tristezza, dovuta disagio del non ritrovarsi in una società consumistica e un luogo che invece rievoca l’allegria, la spensieratezza, la felicità come il Luna Park”. Il successivo corto, “Joy” (2019, 3′), è firmato invece da Riccardo Cara, studente di scienze della comunicazione all’Università di Cagliari, avvicinatosi al cinema nel 2017 con la produzione del suo primo cortometraggio, “Come spazzatura nelle discariche”, Premio Centottanta 2018. Anche “Joy” ha partecipato al Premio Centottanta vincendo il Premio delle associazioni.
Chiude la seconda serie di proiezioni della sezione Intrecci Mediterranei “The silence of the dying fish” (2018, 20′), del greco Vasilis Kekatos: mentre va al lavoro, il protagonista, viene informato di essere morto il giorno prima, e dopo aver tentato invano di dimostrare di essere vivo, accetta con indifferenza il suo destino.
Ultimo appuntamento della giornata, alle 18.30, Music Video d’Autore. La videomusica del Mediterraneo, una selezione di videoclip a cura di Bruno Di Marino, teorico dei media e studioso di sperimentazione audiovisiva, con un focus sul tema della regista Alessandra Pescetta, che ha diretto molti videoclip per noti artisti italiani, come Ligabue, Elisa, Avion Travel, Subsonica e Elio e le Storie Tese.
Tutta all’insegna del Portogallo la terza giornata del festival, giovedì 5 dicembre, con nove cortometraggi in arrivo dal Paese lusitano, in visione a partire dalle 17 nella Sala Consiliare del Comune alla presenza dei registi Diogo Costa Amarante, Regina Pessoa e Mónica Santos: “Cinema” (2014, 10′), diretto da Rodrigo Areias; “A Brief history of princess X”(2016, 7′), di Gabriel Abrantes; “Gambozinos” (2013, 19′), di João Nicolau; “Russa” (2018, 20′), diretto da João Salaviza e Ricardo Alves Jr.; “Tio Tomás, a contabilidade dos dias” (2019, 13′), cortometraggio animato di Regina Pessoa; “Cidade pequena (2016, 19′), di Diogo Costa Amarante; “Entre sombras” (2018, 14′), di Mónica Santos e Alice Guimarães; “Cães que ladram aos pássaros” (2019, 21′), di Leonor Teles.
In serata, alle 21.30, si resta nell’Aula Consiliare del Comune di Sant’Antioco per l’omaggio musicale al Portogallo: “(Re)cantos da Alma”, un concerto del violoncellista Davide Zaccaria, la cantante Maria Anadon e il chitarrista André Dias.
La quindicesima edizione del festival Passaggi d’Autore: intrecci mediterranei è organizzata con il contributo del MIBACT – Direzione Generale Cinema, della Regione Autonoma della Sardegna, del Comune di Sant’Antioco e della Fondazione di Sardegna, e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna, dell’Unicef-Italia e del Touring Club Italiano.