Tale principio dovrebbe rispondere non solo a criteri economici di efficienza ed efficacia, collegati a logiche di risparmio e contenimento dei costi, ma anche ad esigenze di equità, universalità e uguaglianza delle cure.
L’esclusione di un farmaco innovativo dal prontuario regionale ha operato una discriminazione a danno delle persone con diabete sarde, precludendo loro la possibilità di accesso alle nuove terapie già garantite da due anni nel resto d’Italia.
Come specificato nel dispositivo della richiamata sentenza del Consiglio di Stato, l’accessibilità al farmaco a condizioni stabilite dal diritto positivo è, infatti, parametro dell’eguaglianza giuridica e attuazione del principio solidaristico stabilito dalla Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Ne deriva, secondo la decisione del primo giudice, che:
Il trattamento migliore per il paziente deve essere rimesso alla scelta del singolo medico che può optare, tra i farmaci inseriti in Fascia A, per la terapia più idonea tra quelle disponibili – e che – il mancato inserimento di Xultophy nel P.T.R. ha come inevitabile conseguenza che in Sardegna il farmaco non possa essere erogato a carico del S.S.N. e, come altrettanto inevitabile (e grave) conseguenza, quella di limitare l’assistenza sanitaria nei confronti dei pazienti affetti da diabete.
La circostanza che sia stata la giustizia amministrativa (in primo grado il TAR Sardegna, con la sentenza 353/18, e in secondo grado il Consiglio di Stato con sentenza n. 2857/19) a ribadire che le Regioni non possono differenziare i livelli di assistenza in disarmonia con quanto stabilito a livello nazionale, pone ancora una volta l’accento sull’inadeguatezza della politica e degli organismi tecnici come la Commissione Regionale del farmaco nel garantire la tutela del diritto alla salute dei propri cittadini secondo il principio di uguaglianza sancito dalla stessa Costituzione.
Nella veste di Presidente di un’organizzazione a difesa dei diritti delle persone con diabete sarde, auspico l’avvio di un nuovo corso nella definizione delle politiche sanitarie della nostra Regione, improntata a una interlocuzione costruttiva e centrata sui reali bisogni dei pazienti.
L’accesso ai farmaci innovativi, negato dalla precedente gestione dell’assessorato alla salute, è un tassello dei molti traguardi che i diabetici sardi tardano a “conquistare” sul fronte dell’equità nelle pari opportunità di cura e della garanzia del diritto alla salute.
Purtroppo all’interno della Commissione e della segreteria scientifica per il Prontuario terapeutico regionale, recentemente rinnovate con decreto n. 29 del 25.11.2019, manca ancora lo specialista in diabetologia. Una figura strategica per il governo clinico di una patologia come il diabete, che in Sardegna conta oltre 118.000 sardi e un’incidenza di diabete autoimmune di tipo 1 con 120-130 casi anno, seconda solo alla Finlandia.
Tali organismi tecnico-scientifici non devono essere intesi solo come mezzi capaci di assicurare equilibri di bilancio o il migliore profilo beneficio-rischio. Essi devono qualificarsi anche come strumenti per politiche sanitarie capaci di migliorare la qualità della vita dei pazienti, secondo un principio di accessibilità delle cure per tutti, dovunque e nella stessa misura.
Diritti che con il caso “Xultophy” la Regione Sardegna aveva negato ai diabetici sardi e che la giustizia amministrativa ha rispristinato come valore imprescindibile di giustizia.
Riccardi Trentin, Presidente della Federazione Rete Sarda Diabete