Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale UILM, dopo la conferenza di fine anno di Conte e alla vigilia della sentenza del Riesame sull’altoforno 2 dello stabilimento di Taranto di ArcelorMittal.
Le due visite del Presidente Conte a Taranto – continua il leader UILM – non hanno spostato di una virgola gli effetti dirompenti che potrà avere la vicenda sulla vita di migliaia di lavoratori. Finora ci sono stati solo annunci ad effetto, compresa la conferenza stampa di fine anno di oggi. La presenza del presidente Conte e le sue parole non hanno rassicurato nessuno, anzi rimane un clima pesante di grande incertezza e preoccupazione. All’incontro del 24 dicembre scorso, Conte è stato accompagnato solo dai rappresentanti degli enti e autorità locali, con l’assenza di tutti i parlamentari di Taranto e della Puglia, e questa è l’ennesima conferma della contrapposizione e dei dissidi presenti all’interno della maggioranza e la solitudine del Presidente del Consiglio. Mai come in questo momento – prosegue – migliaia di lavoratori e un’intera comunità della città di Taranto sono preoccupati per i risvolti che la crisi potrà avere sul loro futuro. Si parla della salvaguardia della produzione di acciaio, di svolta green, di reindustrializzazione e garanzia di tutti i livelli occupazionali, di creare nuovi posti di lavoro, ma al momento conosciamo solo la drammaticità della situazione che stanno vivendo i lavoratori e cittadini – sottolinea Palombella. – Nessuno parla della sentenza del Riesame del 30 dicembre sull’afo 2 – aggiunge – ma lo spegnimento dell’impianto potrebbe portare a gravissime e irreversibili conseguenze produttive e occupazionali. Con lo spegnimento dell’afo 2, ci sarebbero anche le fermate di due cokerie, dell’acciaieria 1, di due colate continue, di un treno nastri e conseguenze sui tubifici. Si arriverebbe a una produzione, con solo due altoforni, a circa 3 milioni di tonnellate e 6mila lavoratori in cassa integrazione. Noi continueremo a batterci per evitare che, oltre al disastro, ci sia la beffa – continua. – Si sta giocando col fuoco. Non vogliamo essere complici di chi impunemente sta giocando sulla pelle di migliaia di lavoratori e cittadini italiani. Riguardo alla trattativa in corso tra Governo e Mittal e di quella che ci sarà nel prossimo mese non sappiamo nulla – prosegue. – Al momento non conosciamo i dettagli del piano industriale del Governo e dopo il pre-accordo tra le due parti siamo più preoccupati di prima. Sono stati bloccati investimenti di ambientalizzazione, è stata prorogata, senza accordo sindacale, a partire dal 1 gennaio la cassa integrazione a 1.400 lavoratori, che si sommano ai 1.900 in cassa integrazione in Amministrazione straordinaria e il cui destino è legato alla ripartenza della produzione. Poi ci sono migliaia di lavoratori del sistema degli appalti che in questi giorni hanno ricevuto la lettera di messa in cassa integrazione e che non ricevono lo stipendio da oltre 3 mesi. Vogliamo essere convocati per tempo ed effettuare un confronto sulla base dell’intesa già raggiunta il 6 settembre 2018. Qualsiasi altro accordo non farebbe che nuocere alla produzione siderurgica in Italia e avvicinerebbe lo spettro della cassa integrazione per migliaia di lavoratori senza garanzie occupazionali future. È bene che sia il governo sia il Presidente del Consiglio sappiano che si deve trovare una soluzione duratura che ridia dignità a migliaia di lavoratori e a un intero territorio. Un mese è troppo poco per decidere sulla produzione di acciaio in Italia, sul destino ambientale e occupazionale di migliaia di lavoratori e della comunità – conclude Palombella.