Con iniziative che spaziano dalle conferenze agli studenti, passando per le distribuzioni del volume in brossura del libro da cui la fondazione prende nome, “La Via della Felicità” di L. Ron Hubbard, e continuando con un vero e proprio corso su ognuno dei precetti contenuti in questo libro, i volontari stanno vedendo come risultato una rinnovata voglia di dedicarsi ai più profondi valori della vita, da parte di persone alle quali la società ha già rinunciato da tempo.
Criminali, ex-tossicodipendenti che sono nel bel mezzo della disintossicazione, studenti di istituti superiori in particolare, istruiti sui precetti di questo libro che di fatto è una guida al buon senso, testimoniano una rinnovata volontà di sistemare ciò che nella vita hanno distrutto. Tutti invariabilmente testimoniano anche che non avrebbero voluto commettere i mali nei quali si sono trovati coinvolti e, come se qualcosa sia stato più forte di loro, hanno commesso fatti riprovevoli per i quali comprendono sia giusto scontare una pena.
Tuttavia si ritrovano in una condizione in cui si sentono abbandonati a quei pochi operatori sociali coi quali possono confrontarsi, i quali rimangono l’unico appiglio a una possibilità di ritorno alla normalità. Una speranza pur sempre fragile se si considera che un’ampia frangia di operatori sociali, influenzata da “pseudoconoscenze” in campo psicologico, ritengono che non si possa rieducare chi ha commesso crimini.
La Via della Felicità dimostra che si può portare un criminale non solo a redimersi, ma anche a darsi da fare per aiutare altri; dimostra che si può far riflettere uno studente che fa il bullo e aiutarlo a smetterla; dimostra che i valori morali sono la parte più naturale di ogni persona e solamente le deviazioni da ciò che è risaputo essere la cosa corretta da fare, la mancanza di integrità, portano a una vita di insoddisfazione e infelicità.
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