È giovedì sera, dei pescatori sono impegnati in una “battuta” al largo di Saint-Leu (a ovest dell’isola francese de La Réunion, nell’Oceano Indiano). Sperano di prendere delle cernie. Invece, secondo il racconto riportato dai media locali, catturano uno squalo tigre di 3,5 metri: non appena lo sistemano a bordo rigurgita un braccio.
I pescatori decidono di rientrare in porto mentre contattano via radio la polizia. Una volta a terra gli agenti incidono la pancia dello squalo e trovano le braccia e una collana. I resti sono trasferiti al laboratorio di medicina legale dove oggi è stata effettuata l’autopsia: in base ai primi rilievi la vittima sarebbe un kayaker di 70 anni scomparso il 12 dicembre nella laguna di Saline (ovest), di cui i familiari hanno riconosciuto la collanina. Non sono stati rinvenuti al momento altri resti dell’uomo.
Troppo presto per dire se sia stato ucciso dal predatore o se invece era già cadavere al momento dell’assalto. Gli investigatori, attraverso l’esame del DNA, sperano di arrivare a un’identificazione. Una scoperta simile è stata fatta il 6 novembre, quando sono stati trovati una mano e un avambraccio nello stomaco di uno squalo tigre catturato al largo della costa di Saint-Gilles (ovest).
L’indagine stabilì quindi che erano i resti di un turista scozzese scomparso due giorni prima, mentre faceva il bagno nella laguna dell’Ermitage (ovest). Purtroppo gli attacchi di squali nell’isola de La Réunion non sono infrequenti. Si tratta del 26mo attacco dal 2011 da parte di uno squalo nel mare che circonda l’isola; l’ultimo. La metà di questi attacchi, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha coinvolto surfisti e bodyboarder.