Poeta della campagna, del mare, dell’osservazione della natura, della landa deserta del Sinis, vissuto dal 1889 al 1964, Baldino è stato un oculista di eccezionale bravura. Originario di Bosa, viveva e operava in via Umberto (conosciuta come via Dritta) a Oristano. Oculista e letterato, Baldino amava gli autori della letteratura internazionale e questo è testimoniato dalle traduzioni in logudorese contenute all’interno della sua “Lyrica Sarda Noa”. Seppure la sua produzione sia stata decisamente limitata, non si può trascurare il fatto che egli fosse un autore sardo con uno sguardo in grado di varcare i confini dell’isola. Tra gli autori tradotti da Salvatore Baldino, troviamo Johann Wolfgang von Goethe, Heinrich Heine, Victor Hugo, Giosuè Carducci, Stéphane Mallarmé, Rainer Maria Rilke, Diego Valeri, Umberto Saba, Giuseppe Ungaretti e Minou Drouet. In Baldino è presente una forte componente spirituale, tipica di chi non smette mai di interrogarsi, che si esprime attraverso la contemplazione della natura e che evade spesso nel surreale e nel metafisico.
Come si legge nell’introduzione di Giancarlo Fantoni alla “Opera Poetica” (Ed. Sa Porta di Oristano, 1982): “[Salvatore Baldino] si rammaricava del fatto che la lingua sarda, salve pochissime eccezioni, fosse stata usata molto male dai nostri poeti: risentiva dell’estemporaneità, usava ancora immagini stereotipate dell’arcadia cinquecentesca con donne che venivano chiamate Tirsi e Clori, o addirittura si rifaceva a figure mitologiche antiche. Ma il verso sardo, secondo lui, non poteva rassegnarsi all’antico e, senza sconfinare fanaticamente nel nuovo, poteva dare ben altri contributi con la sua musicalità e la sua ricchezza di immagini, fino ad inserirsi in un linguaggio poetico moderno.”
La messa in scena di Diego Deidda e Lorenzo Lepori prevede l’utilizzo della musica dal vivo, le ambientazioni sonore e l’azione scenica attraverso l’uso della parola e del teatro fisico. I brani originali hanno la firma di Diego Deidda e Lorenzo Lepori: senza l’appartenenza a un solo genere, il repertorio spazia liberamente tra gli stili offrendo un’ampia varietà musicale.
L’omaggio artistico del gruppo Ludu arriva alcuni mesi dopo l’uscita del disco musicale e teatrale “Conchiattu” che ha visto la collaborazione di numerosi musicisti, tra i quali Antonello Salis alla fisarmonica, musicista sardo noto nel panorama jazz internazionale. Il volto musicale del disco è quanto di più sfaccettato ci si possa aspettare dai due autori di Ludu, che già nelle loro precedenti esperienze (Lame a foglia d’oltremare) avevano mostrato particolare passione e interesse alla mescolanza tra generi e stili. Così come in un concept album, i brani seguono il singolare racconto della giornata di Conchiattu, accompagnando il nostro personaggio tra ambienti lirici e sognanti, incontri animaleschi e divini, fino a condurlo a situazioni di turbamento e patimento, ma anche di sublimazione. A introdurre il disco, è la prefazione del giornalista Tore Cubeddu (EjaTv) che incuriosisce l’ascoltatore con una prefazione disponibile all’interno del booklet: “Ludu, Diego e Lorenzo, in custu discu donant forma musicale a unu cantzonieri contemporaneu chi firmat in sa linea de su tempus unu mitu: su Sinis. Una terra chi, in pagu tretu, contat totu s’istòria de sa Sardigna, s’orìgine de sos sardos in sas paristòrias e su disisperu de su fallimentu in su sole chi morit ananti de su mare”. L’ascoltatore è così guidato nell’ascolto di un disco che, come primo importante merito, ha sicuramente quello di restituire agli oristanesi, ai bosani e a tutti i sardi un autore coraggioso, originale e portavoce di un immaginario culturale autentico.
L’omaggio del gruppo Ludu al poeta oristanese Salvatore Baldino rappresenta un’importante occasione per avvicinare i giovani al patrimonio culturale sardo. Uno degli obiettivi di Ludu è quello di emancipare la lingua sarda dai suoi contesti folcloristici ed elevarla a veicolo autonomo di idee, in grado di misurarsi con le soluzioni musicali e teatrali della nostra epoca.