Fin qui tutto bene. Ciò che va meno bene è che l’intervento parrebbe finalizzato ad ottenere un “rinvio dell’entrata in vigore della norma da parte della Unione Europea”.
Diciamo le cose come stanno:
1) la direttiva UE n. 2016/802 è stata adottata in data 11 maggio 2016;
2) il regolamento IMO 2020 è stato varato nel 2018 e le norme sono valide a livello mondiale;
2) sia la Direttiva (art. 8) che il Regolamento prevedevano che a partire dal 1° gennaio 2020 il tenore massimo di zolfo presente nei combustibili per uso marittimo non dovesse superare lo 0.5%;
3) le uniche deroghe ammissibili sono previste per i territori periferici d’oltremare, per le Azzorre, Isole Canarie e Madera (art. 349 TFEU).
Pensare che un sistema normativo così complesso, le cui ricadute riguarderanno tutto il trasporto navale mondiale, possa essere soggetto a differimento da parte della Unione Europea, appare irrealizzabile.
E allora, affinché l’iniziativa promossa dal Consiglio regionale non abbia lo stesso effetto di un pannicello caldo su un malato terminale, gli obiettivi devono essere chiari e non velleitari:
1) per prima cosa è necessario che la massima istituzione rappresentativa del Popolo sardo avanzi una decisa richiesta di “sospensione del nuovo regime tariffario”: infatti gli unici che possono bloccare gli aumenti tariffari sono le stesse compagnie che tali aumenti li hanno unilateralmente decisi, non certamente l’Unione Europea la quale ha concesso ben quattro anni per l’adeguamento tecnologico delle flotte;
2) in seconda battuta è fondamentale che tra le compagnie e la Regione sarda si apra un confronto: per il principio della “continuità territoriale” e per il “diritto alla mobilità” dei cittadini sardi, le decisioni non possono mai essere adottate da un solo contraente senza la benché minima concertazione con la massima istituzione sarda, con le parti sociali e con le associazioni rappresentative;
3) in terza battuta sarà decisivo aprire un confronto con la UE (tramite il governo italiano) per l’inserimento della Sardegna tra le regioni periferiche e insulari elencate nell’art. 349 del Trattato: la Sardegna verrebbe così ad allinearsi ai territori periferici e insulari per i quali la UE riconosce misure premiali, anche nel campo dei trasporti, capaci di ridurre il divario da insularità.