La seduta n. 34 è stata aperta dal presidente Michele Pais.
Dopo le formalità di rito, sull’ordine dei lavori, il consigliere dei Progressisti, Massimo Zedda, ha ricordato che in una recente riunione della quarta commissione è stata sollevata la necessità di discutere dell’aumento delle tariffe di trasporto e, più in generale, delle complessive problematiche del settore.
Tale richiesta, sostenuta peraltro con forza da un esponente della maggioranza, non è stata soddisfatta – ha lamentato – per una decisione dei capigruppo di non sottoporre al Consiglio alcuna mozione, decisione di fatto annullata dalla presenza all’ordine del giorno di una mozione della Lega sul referendum in materia elettorale. Questa vicenda – ha terminato – avrebbe dovuto essere definita inserendo all’ordine del giorno dell’Aula, per iniziativa dei capigruppo, una mozione sui trasporti.
Zedda ha chiesto perciò il rispetto dell’impegno assunto (sia pure formalmente) in sede di commissione, sottolineando però che avrebbe dovuto essere la maggioranza a formularla.
Il presidente Pais ha osservato che il consigliere Zedda avrebbe potuto chiedere semplicemente una sospensione per la conferenza dei capigruppo con l’argomento descritto. Quanto all’eccezione riguardante la mozione sul referendum, ha aggiunto, si è resa necessaria per sanare un vulnus della legge 1970 collegata all’iniziativa referendaria, secondo una prassi già seguita in occasione del c.d. referendum sulle “trivelle”. Infine, il presidente ha sospeso brevemente la seduta per convocare la conferenza dei capigruppo.
Alla ripresa dei lavori, il capogruppo della Lega Dario Giagoni, primo firmatario della mozione n. 123 sul referendum in materia elettorale, ne ha chiesto lo spostamento alla seduta di venerdì, ai sensi dell’art.86 del regolamento.
Sottoposta al voto del Consiglio per alzata di mano, la proposta è stata approvata.
Il Consiglio ha poi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la pl 58/A (Mula e più) in materia di contenimento della spesa relativa al funzionamento degli organi statutari della Regione.
Subito dopo la seduta è stata brevemente sospesa per la verifica del numero legale, che ha avuto esito positivo.
Alla ripresa dei lavori, il capogruppo del Psd’Az Franco Mula, primo firmatario della proposta, ha esposto le finalità del provvedimento che consiste nella possibilità per i gruppi di usufruire di personale esterno e non solo della pubblica amministrazione (provenienti da tutto il territorio regionale) per sostenere l’attività degli stessi, utilizzando lo strumento normativo previsto dall’art. 90 della 267/2000 (Testo unico degli Enti locali) e fissando limiti stringenti sulle incompatibilità e le cause ostative.
Si tratta di una proposta – ha aggiunto Mula – che ha avuto un iter abbastanza lungo frutto del lavoro di maggioranza ed opposizione che negli anni hanno presentato diverse proposte di legge, che nella sua stesura finale assume la veste di un provvedimento che risponde a una esigenza che riguarda l’intero Consiglio con giuste soluzioni che, fra l’altro, eviteranno il ripetersi di situazioni del passato con un utilizzo di fondi direttamente in capo ai gruppi: ora i collaboratori saranno retribuiti dal Consiglio.
Il relatore di minoranza Massimo Zedda (Progressisti) ha osservato che:
Sembra che questo sia il problema più importante per i sardi ma non è così, perché, nonostante il titolo parli di contenimento della spesa, in realtà la si aumenta su vasta scala, dallo staff del presidente della Regione al Consiglio regionale. Confrontando le voci di spesa a regime fra passato e futuro – ha sottolineato – prevediamo che la legge sarà impugnata e non produrrà alcun effetto perché la legge richiede saldi invariati, anche se sono possibili manovre interne di bilancio, ma su questo c’è un punto interrogativo e non ci sono dati certi tranne alcuni, a cominciare dal direttore generale della presidenza della Giunta che proviene dall’esterno.
Quanto ai soldi gestiti direttamente dai gruppi, Zedda ha criticato anche le modalità di assunzione del personale che potrà essere “sotto ricatto” a differenza di quanto avviene se proveniente dalla pubblica amministrazione, oltre a non essere coerente con l’ordinamento vigente, determinando una valutazione generale negativa da parte dell’opinione pubblica.
Il capogruppo del Psd’Az. Franco Mula, dopo aver ricordato che anche il collega Zedda ha portato il suo contributo in commissione sia sulla base di esperienze vissute in passato sia nell’individuazione dei necessari correttivi, ha affermato che il provvedimento non porterà nessun aumento di spesa pubblica per ciò che concerne la pubblica amministrazione. Quanto ai collaboratori provenienti dal mondo civile, ha poi assicurato, tutti i capigruppo sanno che nessuno sarà mai ricattato o ricattabile e anzi allargare la “platea” dei possibili contratti esterni a tutto il territorio regionale è un valore per le istituzioni regionali, nel quadro di rapporti fiduciari contrassegnati da professionalità e merito, oltretutto con numeri molto limitati rispetto alla situazione attuale.
Il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, ha dichiarato che quello dell’agibilità istituzionale dei gruppi e dei consiglieri è un tema centrale in tutti i sistemi parlamentari e democratici e della loro efficienza.
Nel caso del Consiglio regionale della Sardegna – ha spiegato – tale agibilità oggi è pienamente assicurata da personale altamente qualificato, esperto e competente sul lavoro della Regione, perché la maggioranza dei collaboratori proviene proprio dal sistema regionale. Detto questo – ha continuato – il problema nasce quando i capigruppo indicano le assunzioni come in passato con modalità a mio avviso piene di pericoli, sia sulla base di esperienze precedenti sia per le gravi ripercussioni sull’opinione pubblica, spesso portata oggettivamente a giudicare la politica in modo generalizzato, senza distinguere le responsabilità. Noi – ha annunciato Agus – manterremo il nostro attuale status utilizzando solo collaboratori del sistema Regione, che in concreto hanno prodotto fin qui atti di livello superiore a quelli della Giunta e alla fine condivisi da tutti. C’è piuttosto da risolvere un’altra questione, sulla quale invitiamo il Consiglio a riflettere a cominciare dalla prossima finanziaria, riguardante le unità inserite nel ruolo unico regionale che in questi anni hanno fatto progressioni verticali (soprattutto funzionari) e di, fatto, secondo i nostri parametri, percepirebbero in Consiglio una retribuzione inferire a quella dell’amministrazione di provenienza.
Il presidente Pais ha dato la parola alla capogruppo del Movimento 5 Stelle, Desirè Manca. La consigliera ha affermato che si tratta di un ritorno al passato e ha letto in aula il testo della “proposta di legge che la Prima commissione licenziò il 23 dicembre del 2013”.
La proposta fu respinta dall’Aula – ha spiegato – nel periodo della massima indignazione dell’opinione pubblica per l’inchiesta giudiziaria sui fondi ai gruppi.
Una norma del 2013 a cui, secondo la capogruppo del M5S, probabilmente si ispira l’attuale proposta di legge. Manca ha quindi posto una serie di domande all’Aula affinché valuti l’opportunità di portare avanti questa proposta e se non ci siano davvero figure qualificate e competenti nella pubblica amministrazione a cui attingere attraverso il comando. La consigliera ha poi chiesto in che modo saranno scelte le figure professionali, se attraverso i curricula o in base a un rapporto fiduciario.
Il consigliere Massimo Zedda (Progressisti), riferendosi all’intervento del capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha esortato l’Aula a non addentrarsi nell’argomento della valutazione dei costi, chiamati tecnicamente saldi di finanza pubblica.
Infatti, se si volesse parlare dei tre organi statutari della Regione – ha continuato – questi dovrebbero avere un saldo in diminuzione per consentire l’attivazione della legge. Se invece- ha continuato Zedda – si intendesse parlare del complesso della spesa pubblica degli enti e del personale è certo che si avrebbe un aumento della spesa pubblica. Questo perché, attualmente, i comandati vengono pagati dal Consiglio regionale, sollevando l’ente di appartenenza dal loro costo. Nel caso rientrassero nel posto di lavoro di provenienza, alla spesa di quest’ultimo si sommerebbe quella del Consiglio regionale, che rimarrebbe invariata.
Zedda ha ricordato anche la vicenda della stabilizzazione dei dipendenti dei gruppi e ha affermato che fu un messaggio diseducativo per i giovani, ossia che chi ha conoscenze nel modo della politica ha più opportunità di lavoro di chi non ha tali rapporti. Secondo Zedda anche questa legge darebbe un messaggio diseducativo. Il consigliere ha aggiunto che nessuno nega che i consiglieri abbiano necessità di avere personale competente e di supporto per la propria attività legislativa, stona però affrontare questo tema quando la Sardegna ha problemi gravi come quello dei trasporti e della disoccupazione. Per Zedda questa legge sarebbe letta dai cittadini come l’ennesimo privilegio di pochi a svantaggio di tanti. Il consigliere ha quindi esortato il presidente Pais a fare un’analisi attenta dei problemi che questo testo normativo potrebbe portare al Consiglio e a chi sottoscrive i contratti.
Daniele Cocco, capogruppo di LEU, ha affermato di condividere l’intervento del capogruppo dei Progressisti Francesco Agus. Il presidente Pais ha, quindi, dato la parola alla Giunta. L’assessore degli Enti locali, Quirico Sanna, ha espresso parere favorevole.
Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha chiesto cinque minuti di sospensione per valutare alcuni emendamenti tecnici. Il presidente Pais ha sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori, l’Aula ha approvato il passaggio agli articoli. La seduta è stata chiusa e i lavori sono ripresi alle 16 con l’esame degli articoli.