Il territorio è quello del Parco regionale di Tepilora, 8mila ettari nel Nuorese, dalla montagne di Tepilora e Crastazza fino alle dune sulla costa di Posada, tra stagni e foreste. Le comunità sono quelle dei quattro comuni coinvolti: Bitti, Lodè, Torpè, Posada, 10mila residenti circa. Qui – sotto la guida di Legambiente Sardegna – agiranno sette partner: il Parco regionale di Tepilora, l’agenzia regionale FoReSTAS, l’Università degli studi di Cagliari, l’associazione Adotta un albero ONLUS, l’associazione Sardus Pater, il Gruppo Scout Posada, la Pressa-società cooperativa sociale onlus (Bitti).
A Posada, durante la conferenza stampa di presentazione alla Centro di educazione Educazione Ambientale e alla Sostenibilità, Casa delle Dame, sono stati illustrati i dettagli. “L’ambizione del progetto è quella di ricomporre e far lavorare insieme realtà diverse: dalle istituzioni ai cittadini – ha detto Marta Battaglia, direttrice di Legambiente Sardegna -. Saranno tre anni vivaci in cui le fragilità del territorio e gli interventi dei partner per la prevenzione dei rischi saranno materiali di osservazione e studio per le scuole, la cittadinanza e la comunità della società civile. Così gli abitanti potranno di nuovo diventare protagonisti”. “Per noi – ha continuato Roberto Tola, presidente del Parco regionale di Tepilora – l’aspetto più importante è la conoscenza da parte degli abitanti delle tematiche del dissesto idrogeologico e soprattutto la consapevolezza di vivere in un territorio fragile”. Sul ruolo dell’Università di Cagliari è intervenuto Antonello Funedda, professore di geologia strutturale: “Analizzeremo l’evoluzione della piana costiera del rio Posada e lo faremo a seguito di studi già svolti. Punteremo alla comprensione degli equilibri di un sistema naturale complesso come quello fluviale per capire la gestione sostenibile e compatibile con la presenza dell’uomo. Oltre alla ricerca scientifica – ha aggiunto – ci saranno attività di sensibilizzazione, divulgazione e formazione di studenti e insegnanti”. “La nostra agenzia gestisce il 95 per cento del territorio del parco con operai e mezzi – ha chiuso Giuliano De Serra, di FoReSTAS -. Due le nostre azioni principali: il ripristino tecnico dell’alveo di Posada e il recupero della pineta in parte distrutta da incendi”. Dopo l’incontro si è insediato il comitato di indirizzo popolare che coinvolge tutti i partner del progetto e si allarga ad alcuni attori territoriali come la scuola e l’imprenditoria turistica. Nella riunione operativa si sono stabilite le tempistiche delle varie fasi.
I numeri. Il progetto vale 160.000 euro, con un contributo di 127.000 euro della Fondazione CON IL SUD. In tutto saranno monitorati 350 ettari, realizzati dieci interventi di prevenzione e tutela, con il coinvolgimento di 23 volontari e 50 cittadini, nonché una scuola per ogni comune che seguirà sul campo tutte le operazioni. Le iniziative di sensibilizzazione e le manifestazioni pubbliche (escursioni e workshop) puntano a raggiungere altre 1500 persone.
Le azioni. Sono tre i filoni principali deIle azioni (fino al 2022): il primo è il ripristino e il rafforzamento del territorio che ancora subisce le conseguenze dell’alluvione del 2013. Saranno piantati alberi, puliti i percorsi lungo il Rio Posada da detriti e rifiuti, rafforzate le dune sulla costa, effettuate analisi della piana alluvionale al fine di riconoscere i caratteri geologici necessari alla valutazione del rischio idrogeologico. Il tutto con il necessario e strategico coinvolgimento delle comunità e dei ragazzi attraverso workshop, campi di volontariato, allestimento informativo e il racconto interattivo per i CEAS – Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità – dei quattro comuni. Gran parte dei fenomeni di erosione e di esondazione dei corsi d’acqua sono causati, infatti, anche dall’abbandono colturale e dalla riduzione della capacità di gestione delle campagne – compiti un tempo tradizionalmente assolti dai pastori.