“La nostra Organizzazione sindacale esprime viva preoccupazione per il proseguire dello stato di criticità nella organizzazione della assistenza sanitaria nell’ambito della ATS Sardegna – esordisce il segretario – Non solo la recente riforma sanitaria, ma anche il mancato adeguamento dei posti in scuola di specializzazione, la mancata formazione di medici per il 118, i recenti pensionamenti accentuati anche dall’accesso a quota 100, hanno determinato uno stato di carenza di personale a tutti i livelli.
La classe medica si è sacrificata non poco nell’intento di mantenere elevati i livelli di assistenza, sia in termini qualitativi, sia prestazionali – continua il segretario – A tutto ciò non è corrisposto, a nostro avviso, un pari impegno della parte politica e amministrativa.
Ci siamo trovati, infatti, a combattere contro una sorta di “amministrazione creativa”, attenta più ad aspetti di facciata, che alla sostanza. Si è arrivati a disconoscere il valore delle specializzazioni mediche e a ritenere le Tabelle di Affinità ed Equipollenza delle specializzazioni mediche, dei meri orpelli formali, quasi come delle sovrastrutture volte a irrigidire l’elasticità del sistema. Ecco quindi nascere delle “aree omogenee” senza alcuna valenza scientifica, partorite dai diversi direttori di area o di azienda. Abbiamo di recente avuto riconosciute le nostre ragioni contro ATS presso il Tribunale di Oristano (vedi guardie dei medici di Medicina in Neuroriabilitazione), ma tutto ciò sembra non essere servito. Sulla spinta della necessità, emergono tentazioni di importare anche nella nostra Regione modelli sciagurati e autoreferenziali che prevedono: l’impiego di infermieri al posto di medici; l’impiego di medici neolaureati o ai primi anni di specializzazione, nei reparti specialistici; l’impiego di medici con specializzazione non affine o equipollente in diversi reparti, compreso il Pronto Soccorso. Per non parlare delle guardie interdivisionali fra reparti medici e chirurgici. Ebbene, ci auguriamo che le tentazioni rimangano tali, perché non siamo disposti a prendere atto passivamente di situazioni che possono comportare grave danno per i pazienti e per i medici che vengono coinvolti. Che dire, poi, di quei punti di Pronto Soccorso, dove di frequente prevedono la presenza di un solo medico, che deve occuparsi anche della guardia presso reparti di degenza di medicina e chirurgia, come accade, ad esempio, presso l’Ospedale di Bosa. Anche in questi casi, viene messa seriamente a rischio la sicurezza dei pazienti e degli operatori.
Siamo ben consapevoli che esistano carenze d’organico in vari settori – conclude il segretario ANAAO, Curreli – Siamo bensì assolutamente convinti che i Reparti/Servizi che rimangono aperti, devono operare al massimo della sicurezza, con piena disponibilità di mezzi e di organico. Soluzioni alternative o di ripiego non sono consentite”.
La classe medica si è sacrificata non poco nell’intento di mantenere elevati i livelli di assistenza, sia in termini qualitativi, sia prestazionali – continua il segretario – A tutto ciò non è corrisposto, a nostro avviso, un pari impegno della parte politica e amministrativa.
Ci siamo trovati, infatti, a combattere contro una sorta di “amministrazione creativa”, attenta più ad aspetti di facciata, che alla sostanza. Si è arrivati a disconoscere il valore delle specializzazioni mediche e a ritenere le Tabelle di Affinità ed Equipollenza delle specializzazioni mediche, dei meri orpelli formali, quasi come delle sovrastrutture volte a irrigidire l’elasticità del sistema. Ecco quindi nascere delle “aree omogenee” senza alcuna valenza scientifica, partorite dai diversi direttori di area o di azienda. Abbiamo di recente avuto riconosciute le nostre ragioni contro ATS presso il Tribunale di Oristano (vedi guardie dei medici di Medicina in Neuroriabilitazione), ma tutto ciò sembra non essere servito. Sulla spinta della necessità, emergono tentazioni di importare anche nella nostra Regione modelli sciagurati e autoreferenziali che prevedono: l’impiego di infermieri al posto di medici; l’impiego di medici neolaureati o ai primi anni di specializzazione, nei reparti specialistici; l’impiego di medici con specializzazione non affine o equipollente in diversi reparti, compreso il Pronto Soccorso. Per non parlare delle guardie interdivisionali fra reparti medici e chirurgici. Ebbene, ci auguriamo che le tentazioni rimangano tali, perché non siamo disposti a prendere atto passivamente di situazioni che possono comportare grave danno per i pazienti e per i medici che vengono coinvolti. Che dire, poi, di quei punti di Pronto Soccorso, dove di frequente prevedono la presenza di un solo medico, che deve occuparsi anche della guardia presso reparti di degenza di medicina e chirurgia, come accade, ad esempio, presso l’Ospedale di Bosa. Anche in questi casi, viene messa seriamente a rischio la sicurezza dei pazienti e degli operatori.
Siamo ben consapevoli che esistano carenze d’organico in vari settori – conclude il segretario ANAAO, Curreli – Siamo bensì assolutamente convinti che i Reparti/Servizi che rimangono aperti, devono operare al massimo della sicurezza, con piena disponibilità di mezzi e di organico. Soluzioni alternative o di ripiego non sono consentite”.