Approfondendo gli atti, emergono situazioni e circostanze che rendono assai strane e sconcertanti alcune vicende contenute nell’atto di denuncia-querela.
Naturalmente tutto trova riscontro effettivo nella denuncia-querela, dove sono riportate le situazioni che, come riferisce l’Addis, “portano a generare qualche dubbio sulla gestione della pratica penale.
La prima cosa che balza agli occhi, è che l’Addis, così come rammentato nella denuncia a suo tempo, più volte aveva fatto presente che l’istituto di credito, per mano del Presidente della sua capogruppo BIPER Banca, fosse palesemente facile attingere ad informazioni riservate dalla stessa Procura della Repubblica che stava curando l’inchiesta.
Ovviamente si è reso necessario confutare le cronologie delle date apposte sulle carte, per capire quanto è palesemente accaduto negli uffici giudiziari che si sono occupati della vicenda.
In proposito, Addis sottolinea che già nella prima denuncia presentata dall’avvocato Claudia Abatecola del Foro di Roma nel lontano 2016, presso la Procura della Repubblica di competenza, si asseriva, a più riprese, una fondata preoccupazione derivante in ordine all’analogia dei fatti. A detta dell’imprenditore, infatti, il Rag. Caselli, Presidente di BPER Banca, ora Capogruppo è proprietaria del Banco di Sardegna, durante una riunione nella sede della stessa banca, “intrattenuta con il sottoscritto, tra l’altro in presenza di testimoni, il Caselli avrebbe affermato di poter sapere qualsiasi cosa stava accadendo all’interno degli uffici giudiziari che si stavano occupando della vicenda, in merito all”atto di denuncia querela presentato dall’ex socio della famiglia Lubatti, primo fra tutti a portare a conoscenza della magistratura le intenzioni dei soggetti interessati dalle indagini penali”.
“Infatti, in quell’occasione, continua Addis, il Rag. Caselli, nella sede della presidenza della banca, cercava di capire, sempre in presenza di testimoni, quale fosse la mia richiesta, per poter mantenere un rapporto di lavoro e collaborazione senza che la vicenda penale pregiudicasse i buoni rapporti”.
“Appunto, ribadisce l’imprenditore, prima mi chiedeva quali fossero le mie intenzioni sulla base di quanto appena appreso dalla denuncia e poi mi proponeva, spiegandomi solo alla vista del primo esposto mostratogli, (presentato in Procura dal terzo denunciante), quale fossero state le richieste per “risolvere la questione” e continuare le relazioni di lavoro”. ( Era palese la preoccupazione del Caselli di non rendere pubblico quanto appreso, rivolgendosi alla magistratura e anche alla stampa)”. Vero è che l’Addis, prima di intraprendere le azioni giudiziarie, le ha provate tutte per intavolare con l’istituto di credito un discorso concreto.
Dagli atti risulta che in più riunioni, svolte presso la sede della BIPER Banca con lo stesso presidente, l’imprenditore fu messo a conoscenza che il Rag. Cuccurese, già direttore generale del Banco di Sardegna, fu sottolineata la necessità di interrompere i rapporti con le aziende dell’Addis perché non godeva di buona reputazione, giacché l’Addis, a detta dello stesso Cuccurese, all’epoca dei fatti (il 2012) aveva intrapreso condotte ed affari illeciti.
Secondo Addis, fu il presidente Caselli, come descritto nelle denunce presentate, a consigliarli, su suggerimento del Cuccurese, la strada del concordato preventivo in linea continuativa, al solo fine di ripulire i conti dell’azienda e, addirittura, al fine di intraprendere una efficace ristrutturazione del credito, tagliando così i rami secchi dell’azienda.
“Cosa che poi, conferma Addis, all’incontro con il Cuccurese mi fu imposto in modo tassativo e perentorio nella sede degli uffici della direzione generale del Banco di Sardegna in Sassari, in viale Umberto”.
“Rimasi sconcertato dall’accanimento del Cuccurese, prosegue Addis, ma soprattutto per la variante peggiore che si potesse mai verificare, ossia di non dover attuare un concordato in linea continuativa come aveva ventilato il Caselli presidente di Bper, ma un concordato liquidatorio senza esclusione di colpi”.
Tra le due soluzioni la differenza è abissale, poiché il primo include un finanziamento nella continuazione della vita aziendale, mentre il secondo decreta la morte dell’azienda.
L’Addis asserisce e sostiene che il Caselli, ignaro di ciò che stava succedendo, fu usato dal Cuccurese al solo scopo di raggiungere il suo fine ultimo, vale a dire la messa in concordato della “Comita Costruzioni”, in quel periodo oggetto delle attenzioni dei Lubatti, molto legati con il direttore generale del Banco di Sardegna.
Il fatto che Caselli fosse estraneo alla questione emerge anche nella telefonata che lo stesso fa all’Addis il 06 novembre 2017, telefonata poi postata sui social.
Nella telefonata il presidente della Bper banca riferisce che da lì a breve la BPER acquisterà il 100% delle quote del Banco, faranno pulizia e inoltre il presidente ribadisce che poi non ci saranno più problemi!…. Una telefonata con la quale, ancora una volta, l’imprenditore di Trinità acquisiva informazioni su quanto stava accadendo. Oggi l’Addis si dice pentito di aver postato la telefonata, ma afferma che “forse mi stavano tendendo una mano ed io non l’ho capito, ma la rassegnazione ormai faceva parte di un disegno che si era concretizzato, dal momento che le sorti della mia azienda erano ben compromesse!”.
Nonostante la telefonata abbia fatto il giro del mondo su Facebook assieme agli altri documenti e relazioni postati sui social da Addis, nel procedimento penale che lo vede imputato per diffamazione, stranamente questa telefonata non compare, pur raggiungendo decine di migliaia di visualizzazioni.
Stando alle dichiarazioni che l’Addis ci ha rilasciato in merito, assumendosene tutte le responsabilità, crede nella buona fede del presidente Caselli e, soprattutto, che la sua condotta sia stata esclusivamente motivata, così come gli era stato riferito dallo stesso, da quanto gli raccontava il Cuccurese.
A supporto di questa tesi, vi è il fatto che il Caselli, in un successivo incontro, si sia preoccupato di informare l’Addis che presso la Procura della Repubblica di competenza, sulla testa dello stesso Cuccurese gravava un’ulteriore denuncia presentata da un altro soggetto che rappresentava analoghe circostanze alla prima.
Nelle denunce, infatti, è riportato che all’apprendere di questa notizia dal presidente, l’Addis rispondeva incredulo e sorpreso dal fatto che il Caselli aveva scoperto per mezzo delle sue conoscenze nel mondo giudiziario, di nuove e riservate notizie di reato a carico sempre del Cuccurese, senza menzionare i Lubatti. In merito a ciò, l’Addis rispose che trattandosi di fatti non riguardandolo direttamente, “poco mi interessano”.
Tant’è che il Caselli non divulgò il contenuto del secondo esposto riguardante Cuccurese e Lubatti ma fece riferimento oggettivo a Cuccurese e alla vicenda medesima.
Fatto sta che a tutte le offerte in aiuto, Fatte dal Caselli in veste di presidente della Banca capogruppo , il quale esprimeva l’intenzione politica della banca di rimediare all’accaduto, l’Addis rispondeva dicendo che l’unica cosa che pretendeva, qualora non avesse recato problemi, erano “delle spiegazioni in merito a quanto stava accadendo e a quanto appreso, ma soprattutto che avrebbe voluto essere messo in condizioni di proseguire la propria attività , continuando a pagare i dovuti interessi sui prestiti concessi , con la prosecuzione degli impegni assunti dall’istituto senza godere di salvacondotti economici o vantaggi per la sua azienda!”.
Fa pensare, e non poco, il fatto che il Banco di Sardegna, diretto dallo stesso Cuccurese, il 28 dicembre del 2012 concede prima un finanziamento milionario alla “Comita Costruzioni” per l’acquisto di un fondo, privilegio che a pochi imprenditori è riservato, poi, subito dopo qualche mese, mette a rientro la società, obbligandola al concordato liquidatorio.
Questo fa pensare anche tanto!
Tornando alla questione della fuga di notizie di carte sottoposte a segreto istruttorio, la cosa si conclama quando l’Addis apprende ( la verità anticipata nella sua denuncia del 2016) solo qualche mese prima, dopo l’estate del 2019, quando tra le 3.500 pagine allegate al procedimento penane che riuniscono in parte tutte le vicende giudiziarie riguardanti questo ostile fatto, che vedrà l’Addis quale imputato per diffamazione davanti al giudice monocratico presso il tribunale di Sassari, figura anche la famosa denuncia di un altro soggetto, ( denuncia della quale l’Addis non ne conosceva la presenza ed i suoi contenuti).
Questo ulteriore soggetto esponeva accadimenti che avevano a che fare sempre con i Lubatti, denunciando anche lui di essere a conoscenza di quanto accaduto ai danni della “Comita Costruzioni” e di un’altra società, grazie all’operato dei querelati.
Dagli atti depositati in Procura a Sassari e a Tempio Pausania, prima nel 2016 e poi con l’assistenza dello studio legale dell’avvocato Giorgio Antoci in Catania, l’Addis dava prova, già dal 2016, di conoscere anche tantissime circostanze riservate in merito alla salute economica dell’istituto, quali, appunto, le situazioni dei crediti deteriorati.
Sembrerebbe continuativamente iscritti a bilancio come regolari, per non mandare in perdita lo stesso istituto, anticipando nella querela quanto il Banco Di Sardegna ha fatto ultimamente, cedendo poco meno di un MILIARDO di euro di crediti deteriorati ed inesigibili, facendo riferimento anche a crediti concessi allora a società riconducibili a soggetti vicino all’ambiente mondano della banca.
Da notare infatti, che la cessione dei crediti è avvenuta esclusivamente quando il Banco di Sardegna ha incorporato la sua controllata Banca di Sassari, operazione finanziaria che gli ha permesso di poter gestire a bilancio una perdita così considerevolmente importante!