Legambiente ha sempre richiamato il principio secondo cui il valore ambientale del litorale va letto e progettato nel contesto del complesso ecosistema litoraneo.
Pertanto sia nelle osservazioni al progetto preliminare sia nell’ambito del PUL abbiamo ripetutamente chiesto che fossero tenuti presenti gli indirizzi del PPR.
“per prima cosa: il riconoscimento che la struttura caratterizzante il paesaggio cagliaritano si basa sulle relazioni tra i principali elementi ambientali, fondate sulla interazione tra i sistemi marino-costieri, le grandi zone umide, il sistema dei colli e la stratificazione dell’insediamento storico, dai presidi antichi alla conurbazione contemporanea.
Per cui occorre attivare la riqualificazione ambientale e urbana nel contesto del sistema costiero complessivo, attraverso la predisposizione e l’attuazione di una gestione integrata e unitaria, finalizzata alla rigenerazione delle risorse e al riequilibrio dei processi urbani dell’intero Ambito.
In particolare, occorre attivare:
– La riqualificazione e il recupero del valore paesaggistico del Poetto quale elemento
strutturale e funzionale del sistema ambientale unitario, comprendente il compendio umido di
Molentargius, il complesso sabbioso-litoraneo ed il promontorio di Torre Sant’Elia;
– La ricostruzione del sistema sabbioso del Poetto, attraverso il recupero e la
riqualificazione degli spazi di retrospiaggia e di transizione con la zona umida, mediante
interventi coerenti con l’assetto vegetazionale e fisico-ambientale del cordone litoraneo e del
sistema peristagnale di Molentargius, nonché nel rispetto dei loro processi di funzionamento, di
evoluzione e di relazione reciproca”.
Analisi dello stato attuale:
- CANNE SPIAGGIATE
Le intense precipitazioni del mese di dicembre (140 mm di pioggia il 18 dicembre) nel complesso montuoso del Sette fratelli hanno creato un’onda di piena nel sistema idrografico del versante orientale del golfo degli Angeli Rio Foxi, Rio Cuba ed il Rio Pau nel quale confluiscono il Rio Corongiu ed il Pixina Nuscedda trasportando a mare alberi, rami e canne. La conseguenza è stata che le correnti marine hanno riversato sul Poetto una ingente massa di canne che si è distribuita proprio nella fascia litoranea della battigia. Dai primi giorni di gennaio si è attivato un intenso dibattito che ha permesso di riportare l’attenzione sulle caratteristiche ambientali del litorale e sulla dinamica costiera che lo interessa e ne modifica la morfologia sopratutto in occasione di intensi eventi meteorologici e delle conseguenti mareggiate. Insomma quanto accaduto è una occasione per fare i conti con i cambiamenti climatici che è una direttiva della Unione Europea. Per il nostro litorale vuole dire mettere in conto l’aggravarsi delle conseguenze dell’erosione costiera, per cui è urgente ed indispensabile ricostituire la dinamica naturale di formazione della duna.
Quanto accaduto è sicuramente per il Poetto un evento eccezionale che permette agli studiosi di esaminare direttamente, come in un laboratorio, il rapporto tra le condizioni meteo, il movimento ondoso, l’accumulo sulla spiaggia di posidonia ed anche delle canne e la morfologia della spiaggia. Le canne infatti si sono insabbiate intrecciandosi tra loro a formare un graticcio di consolidamento del cordone sabbioso.
Se questo è utile nell’immediato siamo anche consapevoli che l’utilizzo balneare richiede a breve un intervento di spostamento delle canne distribuite in superficie.
- ECOFILTRO
Per tutta la lunghezza del lungomare è stata sistemata una fascia di separazione della altezza di circa 1 metro, tra il bordo del marciapiede della strada lungomare ed il litorale sabbioso, un cordone denominato “ecofiltro” realizzato anche con la sabbia recuperata dagli scavi realizzati per installare la rete di raccolta delle acque piovane. A suo tempo avevamo osservato che il cordone sabbioso è stato impiantato troppo a ridosso del marciapiede e totalmente rivestito da uno strato di geojuta/fibra di cocco, per ridurre la quantità di sabbia che si riversa sulla strada a causa della deflazione eolica (come già avviene).
In sostanza la fascia del cordone dunale, per come è stata realizzata, appare come un filtro di corredo della viabilità del lungomare e che necessariamente richiede ora l’allargamento del sistema dunale. Infatti l’“eco filtro” può essere considerato solo un primo embrione dell’importante intervento di gestione della dinamica costiera. Già negli anni scorsi avevamo segnalato che l’ecofiltro appariva insufficiente in estensione e tipologia: è assai differente da altre esperienze positive già realizzate nel Mediterraneo ed anche in Sardegna (Villasimius, Chia). Esperienze costituite dal posizionamento preventivo di un mosaico di reticolato di incannicciati che deve avere una profondità notevole ed una adeguata fascia di transizione dal marciapiede, con idoneo impianto vegetazionale di alcuni metri. Allo stato attuale l’eco-filtro appare deteriorato in più parti sopratutto a causa degli attraversamenti pedonali scorretti e ridotto in estensione per il posizionamento per tutta l’estate di tanti campetti di beach-volley e di pallavolo proprio sull’arenile, che anni fa avevamo proposto di spostare all’ippodromo. In sintesi il calpestio continuo e generalizzato non permette l’estensione del sistema dunale.
- Proposta: impiegare le canne spiaggiate per ricostituire gli eco-filtri
In tale contesto, la situazione problematica attuale costituisce nel contempo una opportunità per proseguire l’opera già avviata a suo tempo con la realizzazione del progetto del lungomare e proponiamo le seguenti azioni. Utilizzare la massa di canne spiaggiate per potenziare l’estensione in profondità del cordone dunale. Si propone in pratica di utilizzare le canne giacenti sull’arenile per costituire degli incanniciati da utilizzare per il restauro dei tratti deteriorati e l’implementazione dei dispositivi di formazione delle dune con larghezza adeguata (una valutazione sommaria suggerisce una profondità da 20 a 40 metri) e modalità di realizzazione con metodi di ingegneria naturalistica (transetti con incannicciato ed altre tecniche ormai diffuse, etc.) ed altrettanto adeguati sistemi di protezione dal calpestio e di segnalazione al fine di ripristinare la naturale mobilità della duna ed innescare il processo di ricolonizzazione delle specie caratteristiche dell’habitat.
- Estendere il sistema dunale
Per migliorare l’assetto della sistemazione del lungomare è necessario avviare con urgenza la delimitazione e perimetrazione dell’area di potenziale ricostituzione del sistema dunale, segnata dalla estensione della vegetazione spontanea verso la spiaggia ed il potenziamento del margine lungo il bordo stradale pedonale. Occorre tener conto che il pieno sviluppo della copertura vegetale (con essenze autoctone) è un processo che va da 4 a 6 anni, anche se a 2 o 3 anni si raggiunge uno stato molto vicino a quello ottimale. La sistemazione accurata dei nodi d’intersezione tra la strada e il sistema di accessi pedonali alla battigia, tenendo conto che l’esperienza sembra consigliare, ai fini della sua efficacia, un interasse di circa 50 metri tra passerelle di accesso, possibilmente sopraelevate.