Un giorno mio padre mi ha detto scherzando: Figlio mio, quando babbo entrerà nella bara non sarà la prima volta ma la seconda… e non è da tutti!!! In effetti anni fa, i Banda Beni girarono il video del brano Gavino Tanduli: fu un vero e proprio corteo funebre a Stampace, assolutamente straordinario e irripetibile.
Oggi, pensando a questo aneddoto, mi scappa tra le lacrime un sorriso. Ma il sorriso più bello ora è il suo, mentre può cantare la sua Grazias a Deus in Paradiso…
Pur essendo essendo uomo di spettacolo mio padre è sempre stato riservatissimo, ma vorrei condividere alcune sue parole molto intime. Qualche settimana fa mi ha lasciato un bigliettino per raccontarmi la rilettura che stava facendo di Grazias a Deus, un suo testo del 2015.
Alla luce di quanto stava vivendo nelle ultime settimane della sua vita, mi scriveva: Quando arriva l’ultima strofa… dove dico “ma è proprio Dio che voglio ascoltare anche se sto dormendo!” mi scendono puntualmente le lacrime… ma anche di gioia, perché quel sonno potrebbe essere quello eterno e io mi auguro davvero con tutto il cuore di poterLo ascoltare.
Il funerale sarà celebrato sabato 4 gennaio alle 15.00
nella Chiesa di San Mauro in via San Giovanni, 283 a Cagliari
Nota: Nel 1985 il Comune di Calasetta conferisce la cittadinanza onoraria a Mario Biggio per la storica canzone Deu, più conosciuta come Bella Calasetta. Un importante riconoscimento per i Banda Beni.
BIOGRAFIA
Nel 1976 Rama Sound, storica emittente radiofonica cagliaritana, ospita il programma Nobody Nosus in cui si affacciano due personaggi: Nicola il Ciabattino e il Professor Cruculeus interpretati da Mario Biggio. E’ qui che Marcello Mazzella, all’epoca comproprietario della radio e della nascente etichetta discografica La Strega, sente per la prima volta Sa ballara de Ziu Lilliccu, primo titolo del pezzo. Scritto da Mario viene suonato regolarmente da Gli Squali 71 insieme a Carlo e Filippo Vespa. Descrive molto bene lo stato d’animo dei contadini: “Nosus poburus in sa vida trabballaus e no naraus mancu bah!”. Un brano sicuramente originale per l’epoca, con l’inusuale inciso che finisce con “Oh yeah”.
MARCELLO: Ero alla ricerca di autori per un gruppo comico-musicale. Fu Antonello Severino, mio socio a Rama Sound, a presentarmi Mario e i fratelli Vespa. Durante il provino li trovai talmente bravi che alla fine pensai che potessero costituire loro stessi un gruppo.
MARIO: Ricordo che fu Piergiorgio Della Pina (altro socio di Rama Sound e nostro carissimo amico), durante il nostro programma in radio, a dirmi che Marcello mi aspettava negli studi de La Strega. Ero pieno di entusiasmo ma anche con un po’ di paura di sbagliare. Marcello mi ha messo subito a mio agio e nel giro di poco tempo siamo passati alla scelta del nome del gruppo. Il mio elenco era lungo, ma alla fine ne rimasero solo due: Banda mali e Banda Beni. Chiesi a Marcello di scegliere lui. Mi guardò, sorrise e mi disse: “Ma Mario, perché dovrebbe andare male?”
Quel giorno nascono i Banda Beni e subito il primo ’45 giri: Ziu Lilliccu – Mamma tua.
Era il 1977. Nell’azienda agricola del padre di un amico di Mario giriamo quello che riteniamo essere uno dei primi videoclip realizzati in Sardegna e probabilmente in Italia. Il filmato in bianco e nero, sulle note di Ziu Lilliccu, andò in onda sulla giovane Videolina negli intervalli della programmazione.
MARCELLO: Mi sono subito reso conto di avere di fronte non solo degli ottimi compositori e musicisti, ma anche dei cabarettisti d’eccezione.
Quasi per gioco la nostra prima serata: il 3 luglio 1978 a S. Isidoro. Avevamo solo due chitarre e pochi pezzi. Qui conosciamo Giorgio Ghiglieri che diventerà il nostro fonico.
GIORGIO: E’ stato un po’ un caso. Lavoravo con il service della serata e ancora non li conoscevo. Lì per lì pensai: “E questi chi sono? Però… simpatici!” Successivamente, dato che ero il fonico de La Strega, Marcello e gli altri mi chiesero se volevo lavorare con loro per il primo album.
A settembre del 1978 siamo ospiti del Cantagiro: Stadio S. Elia, davanti a 10.000 persone presentiamo una versione ancora provvisoria di Deu che sarebbe uscita sul nostro secondo ’45 giri… più conosciuta come “Bella Calasetta”.
FILIPPO: Quando la canzone dice “noi ci salutiamo tra la folla”, mi è venuta l’idea di togliermi le scarpe e salutare la folla presente con le dita dei piedi. La cosa suscitò un’ilarità mostruosa, insospettabile… per cui l’ho ripetuto anche in altre occasioni!!!
Ricordiamo bene i nostri due primi spettacoli nelle piazze di Sarroch il 16 settembre 1978, e di Quartucciu il 18 settembre. In queste due date abbiamo suonato alcuni pezzi contenuti nel primo LP: Banda Beni. Per la copertina ci siamo ispirati all’album bianco dei Beatles e l’abbiamo fatto uscire nero, con il nostro logo in bianco. Lilliccu Cherchi, il figlio Felicetto Lecca e il compare Sebastiano Todde.
Questa la formazione originaria! Il nostro primo LP contiene, oltre a Ziu Lilliccu e Deu, altri nove pezzi: dal rock di Di ‘e trippa e Simeone Locci al melodico di Ninna Nanna, musicata da Filippo e dedicata da Mario al figlio… di cui si possono sentire i primi vagiti. Gavino Tanduli, ballata che racconta la bizzarra storia dell’omonimo bandito, la coinvolgente e sempreverde Mamma Tua, Ariseu che ha reso protagonista la piazza di Samugheo e Su Vicariu la storia di un curato che oltre ai tanti impegni pastorali deve occuparsi dei problemi della sorella: “Ho i fedelli, ho la mia gente e tengu puru ‘na sorri de coiai”.
GIORGIO: Questo primo disco è stata una bella esperienza perché avevo dei musicisti tecnicamente molto preparati. Considerando l’enorme quantità di voci e strumenti registrati in sole quattro tracce (all’epoca c’era solo quello), forse alla fine del lavoro ci siamo sentiti i Beatles in sedicesimi pensando a Sgt. Pepper’s!
Una curiosità riguarda Nobari Nosus. Avevamo preparato un arrangiamento essenzialmente acustico (chitarre, viola e cassa della batteria, un po’ come Two of Us dei Beatles), che prevedeva l’ingresso del basso solo nell’inciso caratterizzato dal cambiamento di tempo. Marcello chiese di fare una seconda versione con una cassa in battere perché potesse essere ballabile. Ci siamo messi perciò a studiare un arrangiamento alternativo, con il debutto del sythesizer: il pezzo è stato gradito da Marcello, e così abbiamo inserito nel disco ambedue le versioni. Ciascuno di noi aveva i Beatles nel sangue, ma anche i Queen, i Beach Boys e altri gruppi. Per questo ci siamo divertiti a cantarli… a modo nostro!!! Il segreto delle nostre parodie sta nel fatto che le abbiamo costruite tentando di riprodurre, in un dialetto sardo un po’ “imbastardito”, la musicalità delle parole.
In questo periodo realizziamo tutta una serie di video clip per la TV, firmati da Giorgio Ghiglieri, per la cui realizzazione occorrevano intere giornate di lavoro. Vere e proprie perle oggi diventate introvabili.
CARLO: Particolarmente riusciti erano Gavino Tanduli con tanto di funerale del bandito fra le strade di Castello e Nobari Nosus con arrivo della “cabillac” (per l’occasione la mia 850 verde) al parcheggio delle macchine che venivano dai paesi, che all’epoca era nel Corso Vittorio Emanuele fronte CIS (ora ERSU) e gran bevuta di birre al bar svizzero nel Largo Carlo Felice.
MARIO: Non fu facile entrare in una vera bara per il video di “Gavino Tanduli”… bara peraltro già pronta con tanto di tulle! Gli altri Banda Beni piangevano la mia morte ma in realtà dovevano trattenere le risate, soprattutto quando uno di loro tentò di sottrarmi il fiasco del vino che tenevo tra le braccia. Il braccio del morto improvvisamente si animò in un gesto facilmente immaginabile!!!
I Banda Beni non sono solo un gruppo musicale: per i giornali siamo stati gli inventori del Rock-Cabaret, definizione che ci diede per primo il compianto amico Antonello Severino.
Nel corso delle serate ogni canzone veniva introdotta da battute e piccoli sketch che coinvolgevano il pubblico presente e che hanno fatto un po’ la nostra fortuna.
Ad ogni piazza dedicavamo un “Trallaleru” sotto forma di poesia, generalmente di Giosuè Carducci o Giovanni Pascoli (così dicevamo noi!!!). Doppi sensi e battute a non finire.
MARIO: Sul palco poteva mancare tutto, ma c’era sempre un fiasco al quale a turno attingevamo e il cui contenuto ha sempre incuriosito la gente. I più pensavano che ci fosse vino e qualcuno ha pure cercato incautamente di strapparcelo dalle mani o comunque di portacelo via. Quando la domanda si faceva più pressante, rispondevo che c’era “Cocca Colla”.
Nel frattempo il Cagliari veniva promosso in serie A ed ecco Pare Lontana, nuovo ’45 giri e inno per questo evento. Dedicato a tutti gli sportivi sardi, l’abbiamo cantato durante una festa del Cagliari Club alla presenza dell’allenatore Tiddia e di Gigi Riva.
FILIPPO: Posso dire che questa è stata la prima canzone su commissione della mia vita. Ed è anche un caso un po’ anomalo perché è nata prima la musica, che ho composto personalmente, e poi il testo scritto da Mario. Normalmente succedeva che Mario presentava già un canovaccio piuttosto definito di melodia e testo che poi venivano elaborati e arrangiati da tutti noi. E questa era la normalità. Poi c’era anche un’altra metodologia che consisteva nell’elaborare melodie già create da me o da Carlo e più in là anche da Efisio, mettendoci un testo Banda Beni.
In questo periodo Carlo e Filippo abbandonano provvisoriamente e vengono sostituiti da Antonello Mossa e Paolo Pirisi, in arte Peppino Furcas e Genesio Murru. Con questa formazione suoniamo in varie piazze, tra le quali: il Bastione di Cagliari, Domusnovas e Guasila. Partecipiamo al fortunato programma televisivo Banda Beni in cui furono ospiti anche Delio Nicoletti, Franco Medas e Giulio Manera. Ideato da Mario e Marcello va in onda ogni venerdì alle 22 su La Voce Sarda. Un successo inaudito che ha visto anche il ricomporsi della formazione originaria: il Telebanda Giornale, Porto Balla e Dove sei, questi i nomi delle rubriche. Mario è qui Cenzo Columbu, una sorta di Enzo Tortora in versione nostrana.
MARIO: Durante le prove mi si avvicinò il proprietario dell’emittente televisiva per dirmi che nell’orario della nostra trasmissione, ad Assemini e in altri centri, vigeva il coprifuoco. Strade deserte e tutti a casa a vedere i Banda Beni!!!
Le radio programmavano di continuo le nostre canzoni, così nel 1981 esce Segundu Banda Beni che riunisce ancora la formazione originaria. La storica copertina ritrae Mario, Carlo e Filippo davanti a un messale aperto sulla liturgia battesimale, per gentile concessione di una parrocchia di Cagliari. LP ristampato più volte date le numerose richieste.
Da doo ron ron ancora oggi tra i brani più ascoltati, Pipì e Totò dedicato ai bambini in cui Mario canta mutando la voce in quella di pastore del Capo di sopra, Lamentu sul filone impegnato di Ziu Lilliccu, Porcu languido blues agro pastorale – così lo definiva un giornale locale, A Vittorina dedicata alla moglie di Mario, Pudescia con la prima rullata fatta con la bocca nella storia della musica, e che dire di Rock e poi mi crock?
MARIO: Il testo di Rock e poi mi crock nasce anche un po’ dalle mie sofferenze lavorative: il fumo negli ambienti, tutto quell’assieparsi di colleghi e clienti, un via vai continuo di gente che si muove, si sposta… non vedendo l’ora di rientrare a casa per trovare un po’ di pace. Invece torno a casa e mi ritrovo nel bel mezzo di una festa con una buona dose di fumo, di gente con voglia di festeggiare tutta la notte. E questo non poteva che esplodere in questo pezzo, uno dei più applauditi nelle piazze assieme a Only Cu.
Questo secondo Long Playing contiene Cantu ‘e Coru, ringraziamento a Dio e una sorta di Cantico dei Cantici dei Banda Beni. E qui torna facilmente alla mente la levataccia alle cinque del mattino al Poetto di Cagliari per registrarne il video all’alba… e un freddo di galera!!! Per non parlare dei trenta Km fatti a piedi, di corsa da fermo (facendo finta di correre sul serio) per registrare il video di Da doo ron ron. Senza contare le risate di tutti quando abbiamo registrato il video di Only Cu.
Filippo interrompe nuovamente gli spettacoli per dedicarsi provvisoriamente a suonare l’oboe in un’orchestra sinfonica ma ha continuato a partecipare alle registrazioni e fa spazio a Efisio Chessa figlio d’arte: il padre Peppino faceva parte del duo comico Chessa-Pesce, famosissimo nel dopo guerra. In arte Sisinnio Atzori, figlio minore… di Lilliccu, Efisio era una nostra vecchia conoscenza: negli anni ’60 ha suonato assieme a Mario ne Gli Squali di padre Giordano, Gesuita della Chiesa di San Michele a Cagliari.
EFISIO: Ricordo con grande piacere l’invito che mi fece Mario ad entrare nei Banda Beni.
Con lui avevo legato tantissimo ai tempi degli Squali dove duettavamo scimmiottando le canzoni dei Beatles.
E così, dopo un breve periodo di silenzio, nell’aprile del 1982 presentiamo a Thiesi Rivers of Pabillon’s del nuovo ’45 giri. E’ la storia di un emigrato sardo che vive a New York per cercare fortuna. Ma alla fine non ne può più e decide di tornare nel suo paese, Pabillonis, e scopre che l’America tanto decantata è proprio qui, nella nostra Isola.
In copertina Mario, Carlo ed Efisio seduti su una vecchia locomotiva.
EFISIO: Mario aveva sempre piacere ad evidenziare il fatto che facessi parte delle Ferrovie dello Stato come macchinista… e nei suoi brani si divertiva a fare dei riferimenti simpatici, è proprio il caso di “Rivers of Pabillon’s”! Mi ricordo la serata a Loceri: da Sassari andai lì e poi dovevo rientrate in servizio alle sei del mattino. Lo spettacolo finì intorno all’una e con il mio maggiolone mi avviai in mezzo alla nebbia e alle mandrie di bovini in mezzo alla strada. Era stato proprio incredibile… arrivai giusto in tempo per partire con il treno.
Nella facciata B del ’45 giri, Impari a Tui, sigla della trasmissione giornalistica Vagabondo in onda su La Voce Sarda. In copertina “La bambina del vagabondo” secondogenita di Mario. La foto è stata scattata dal nostro Giorgio.
MARIO: E’ la prima canzone d’amore dei Banda Beni che ho scritto e dedicato a mia moglie.
Mi è piaciuta da subito ma non avevo la certezza che potesse piacere a tutti. Mi recai da Carlo come facevo in questi casi per fargli sentire la novità, ricordo il suo commento alla mia domanda “ti è piaciuta?” – fece un grande sorriso ed esclamò: “E’ un gioiellino”.
Ci esibiamo a Videolina in un programma condotto da Maurizio Costanzo e Simona Izzo lo stesso giorno in cui erano presenti anche i Platters. Per l’occasione non potevamo che scegliere Only Cu. Ne vien fuori un simpatico battibecco con Simona Izzo che ci chiede se Only Cu è la parodia di Only You. E Mario lì ad insistere, anche un po’ seccato, nel sostenere che furono invece i Platters ad averci copiato!!!
Dopo un articolo che parlava di noi, pubblicato sul quotidiano La Stampa di Torino, ad agosto del 1982, rientrato anche Filippo, veniamo invitati negli studi Rai per registrare l’Università della canzonetta. Per noi, oltre che una gradita sorpresa, fu una grande soddisfazione. Il programma era curato dallo scrittore/cantautore Gianfranco Manfredi e dal grande Ricky Gianco (Riccardo Sanna, nativo di Carbonia), un monumento del beat italiano che appena ci fu presentato tenne a precisare: Ricky Gianco – Sanna… Sardo! Cantammo Only Cu e Rivers of Pabillon’s. Le nostre performance sono andate in onda su Rai 2 il 25 e il 27 ottobre.
MARCELLO: Mario in quell’occasione si mise gli stivali per caratterizzare meglio la figura del pastore, che in quell’occasione voleva rappresentare: lo stivale rafforzava questa immagine.
E fu anche l’unica volta che li indossò.
Al termine della prima esibizione, lasciando il palco, ci siamo rivolti a un personaggio del programma armato di mitra – con il quale ci stavamo beccando ripetutamente – dicendogli: “Ricordati bene che i sardi hanno il cuore in mano e la leppa in tasca!!!” Battuta che Carlo ripeteva spesso durante le serate. Insomma, due giorni di lavoro ma sicuramente anche tanto divertimento.
Tornati in Sardegna, iniziamo a lavorare al terzo LP e riprendiamo i concerti e le piazze.
A luglio partecipiamo al Festival Internazionale Sa Ferula all’Anfiteatro di Cagliari organizzato dall’amico Enrico Marongiu.
EFISIO: Ricordo sempre con piacere la folla oceanica che si strinse intorno a noi nel concerto per la manifestazione Un’estate a Cagliari, in Viale Europa, il 3 agosto 1982.
GIORGIO: E Flumini di Quartu? Non vorrei sbagliarmi ma c’erano quasi ventimila persone. Ci ho impiegato più di due ore per arrivare da Torre delle Stelle dove stavo. Ogni volta che la gente applaudiva erano proprio dei brividi! Provate a immaginare 20.000 persone che applaudono tutte assieme… sembrava Woodstock!
FILIPPO: Ricordo ancora il caro amico Sandro Civolani (che ha anche collaborato con noi) che ci ha tormentato per mesi accusandoci di aver bloccato il traffico da Villasimius a Cagliari impedendogli di tornare in orario a casa sua!!!
I Banda Beni si sono sempre interessati alla piaga dell’emigrazione: un problema molto sentito in quegli anni… e forse anche oggi. Tra i nostri brani sul tema oltre a Rivers of Pabillon’s, non possiamo dimenticare Simeone Locci: emigrato da tanti anni che, dopo un sofferto distacco dalla famiglia, “prangendi po biri mammai”, ritorna a casa e ritrova luoghi e affetti a lui cari.
Il brano contiene anche l’orgogliosa dichiarazione d’amore per l’Isola: “m’intendu prus sardu chi mai”!
MARIO: Fu un esito quasi naturale la nostra collaborazione con la F.I.L.E.F. (Federazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie), grazie all’interessamento di mio fratello Gino che all’epoca vi collaborava. Così nell’estate del 1983 partecipiamo alla grande Festa dell’Emigrato organizzata a Muravera alla presenza dei presidenti dei Circoli sardi nel mondo. Nascono quindi tutta una serie di iniziative anche molto importanti che, in prospettiva, ci avrebbero portato in tournée in giro per l’Europa e non solo.
La notte dell’ultimo dell’anno, formazione al completo, presentiamo a Su Gologone (Oliena) il risultato delle nostre fatiche: Sinfonia, terzo LP registrato a La Strega e Mediana di Selargius.
Un lavoro sicuramente un po’ diverso dai precedenti: suoni e arrangiamenti molto curati e raffinati.
EFISIO: E’ stata una bella esperienza, rimasi colpito dalla professionalità di tutti e anche della preparazione del nostro fonico. Happu Scrittu è uno dei pochi componimenti fatti da me. La musica è mia e il testo di Mario.
Sinfonia corale è un sperimento unico dei Banda Beni. Abbiamo registrato tutti e quattro per tutte le diverse voci: il risultato è un coro polifonico rafforzato! Per chi non l’avesse ancora capito, Manager è stata scritta per il nostro amico e produttore Marcello che in quel periodo sfrecciava per le strade cittadine con la sua Mini Minor… un po’ rumorosa! Ai Laviu, blues che racconta storie nostrane di amori e tradimenti, Goppai Dessy cantata dall’inconfondibile voce di Carlo, Piemontese un brano di rivendicazione per tanti anni di oppressione subita e, per finire, Su Cantu Sardu.
CARLO: Il testo in sardo scritto da Mario andava a sostituire l’originale inglese di una canzone che avevo scritto nel 1969, musicando una poesia del poeta inglese Walter de la Mare che avevo scovato nel libro di inglese delle medie. Sono molto soddisfatto della versione discografica, caratterizzata da un arrangiamento raffinato e brillante.
L’impegno richiestoci cominciava ad essere eccessivo. Diventava sempre più difficile conciliare spettacoli, lavoro e soprattutto famiglia. Rallentiamo un po’ il ritmo ma cominciamo anche a pensare al nuovo album e presentiamo una canzone, ancora oggi inedita, l’ultimo dell’anno 1984.
Nel 1985 siamo ospiti di diverse puntate del noto programma Sardegna Canta in cui alterniamo brani del nostro repertorio a piccoli sketch. Nell’angolo della posta leggiamo le lettere degli ascoltatori. Non tutto era uno scherzo: riceviamo anche la lettera di un detenuto nel carcere di Nuoro, con tanto di poesia allegata. Lettera di un pastore a dei pastori. A marzo una svolta nel nostro stile.
MARCELLO: Avevo avuto l’incarico dal direttore di Videolina di produrre una trasmissione musicale importante: E tutto finisce in musica. Sponsorizzata da un noto sponsor, con più della metà delle esibizioni dal vivo per cui chiesi aiuto al service di Robertino De Martis per curare l’audio. Il direttore non voleva cabaret: non avrei potuto invitare i Banda Beni e gli altri artisti de La Strega. Fu così che per l’occasione Mario e gli altri abbandonarono l’abito tradizionale ed eseguirono solo brani “seri” del loro repertorio oltre che diversi brani dei Beatles. L’unica canzone allegra che cantarono lì, fu Manager dedicata a me.
La sigla finale Ai laviu English, versione… in inglese (?!) dell’omonimo brano di Sinfonia fu realizzata da un eccellente regista romano.
Domenica 22 settembre 1985, in occasione della Festa di San Maurizio, concerto a Calasetta, città natale di Mario. Fu una vera e propria apoteosi: uno spettacolo che la città aspettava ormai da tempo.
MARIO: E’ stata anche per me una serata di un’importanza unica. Sul palco ero circondato da amici di infanzia che venivano a salutarmi. Mi dissero della presenza, tra gli altri, del Vescovo di Iglesias. Per l’occasione scrissi una poesia in tabarchino dedicata a Calasetta che faceva così: “C’è una cosa che mi sta nel cuore, è una cosa che più grande non si può. Non è un fiore, non è il vento, non è il mare, non è il mio amico che si chiama Jo, non è neanche quella brava Peppinedda, sei tu dentro il mio cuore Calasetta”. Con il pericolo di troncarmi una gamba per la gioia di essere nella piazza di Calasetta, mi sono lanciato giù dal palco in mezzo alla gente: non mi sono fatto niente, ma non dimenticherò mai l’abbraccio dei miei concittadini.
“Per aver mostrato un particolare amore per il Comune dove è nato, divulgandone il nome nel campo artistico e dello spettacolo”. Con questa motivazione, il 23 ottobre del 1985, viene conferita la cittadinanza onoraria di Calasetta a Mario, un riconoscimento che è anche un grande regalo per tutti noi.
A Natale del 2015 e per la precisione il 22 dicembre, dopo 30 anni di silenzio e spinti dall’affetto di tanti fan, lanciamo Compillescion: il nostro primo CD, edito naturalmente da La Strega Records di Marcello e prodotto assieme a Marco Biggio, figlio di Mario.
Si tratta di una compilation dei nostri brani più famosi: Ziu Lilliccu, Deu, Mamma tua, Natali, Cantu ‘e coru e tante altre. Quindici pezzi dal sound inconfondibile tratti dai nostri primi tre LP e ri-masterizzati da Giorgio.
Per l’occasione ritorniamo in sala di registrazione e suggelliamo l’evento con la registrazione dell’inedito: Ai laviu English, nostro primo pezzo in inglese e disco lancio a Radiolina per una settimana.
La copertina del CD è stata affidata alle mani del noto artista cagliaritano e amico Peppino Spanu, la grafica è di Valentina Mazzella e le foto di Giorgio Biolchini.
MARCELLO: È stata una bella esperienza e anche assolutamente imprevista. Un giorno d’estate viene a trovarmi ad Arbatax Marco e mi dice “dai che proviamo a fargli fare qualcosa”, gli rispondo “ma guarda che son passati trent’anni e non hanno più voglia di far niente, a suo tempo ho provato tante volte a convincerli”. Marco insiste e andiamo avanti, parla col padre, parla con gli altri e alla fine nasce qualcosa. Ci riuniamo nel mio ufficio a Cagliari, da circa trent’anni non ci vedevamo tutti assieme, hanno portato le chitarre, improvvisano anche due canzoni nuove, accidenti, belle! Nasce così Compillescion e dopo tanti anni “La Strega” pubblica un CD, il primo… perché una volta c’erano gli Lp! Un successo inaspettato! Intanto questi musicisti in (forse) letargo scrivono ancora e bene e sfornano altre canzoni… chissa!
E infatti cominciamo a comporre nuovi pezzi ma soprattutto ci incontriamo per cantare e suonare, come ai vecchi tempi! Così, a settembre del 2018, sulla falsa riga della prima Ziu Lilliccu, lanciamo Succubeeh un brano che racconta della rassegnazione delle pecore… appunto “succubi”. E il passo dalle pecore ai sardi non è lontano: sempre un po’ succubi di governi centrali, europei, ecc. L’ultima strofa: … a tui chi mi cumandas, che temi che mi perda, attento di non fare sa fini de sa m… è una presa di coscienza del proprio stato ma allo stesso tempo una sorta di augurio nei confronti degli “oppressori” di turno. Firmato da Mario, il brano è ancora una volta edito da La Strega Records di Marcello e, per la prima volta, viene distribuito on-line. Il sound è quello tipico dei Banda Beni, abbiamo curato gli arrangiamenti sotto la supervisione di Filippo. Ha dato il suo contributo Sergio Lasi dei Siki. La registrazione e il mixaggio sono stati curati da Giuseppe Aledda presso “La cisterna”. La copertina è stata ideata e realizzata da Alessio Pusceddu.
FILIPPO: la registrazione di Succubeeh è stata a tratti piuttosto travagliata, non per l’arrangiamento ma a causa della pecorella: ci ho messo un bel po’ di tempo a trovarne una adatta. la cosa più difficile però è stata non tanto trovare la pecorella che si sente nel brano, quanto convincerla a dire esattamente quello che volevo io!