Aeroporti, stazioni dei treni e autobus sono stati chiusi, la città messa in quarantena. Per alleggerire la pressione sulle strutture della città, ormai sovraffollate, è stato dato il via alla costruzione di un’ ulteriore ospedale per il ricovero di altri 1000 pazienti, da completare ufficialmente in 10 giorni, ufficiosamente in 6. Un progetto ambizioso, ma non nuovo alla cosidetta “velocità cinese”: durante l’epidemia di SARS del 2003, fu costruito infatti un ospedale di emergenza alle porte di Xiaotangshan in soli 7 giorni.
Oltre a Wuhan, il decretato è stato esteso ad altre 5 città della Cina: Xiantao, Ezhou, Huanggang e Chibi. Diverse le procedure attuate: oltre allo stop dei mezzi pubblici anche la chiusura dei mercati di animali vivi e delle aree gioco per bambini, mentre ad Hong Kong si è disposta la chiusura di Disneyland, fino a che non sarà cessata l’emergenza.
Ma le imponenti misure di sicurezza, le più grandi che l’uomo ricordi nella storia delle epidemie, potrebbero non bastare a contenere l’infezione: il coronavirus infatti ha colpito anche a Shangai, dove è stata accertata la prima vittima, mentre di altri malati si ha notizia in Corea del Sud, Thailandia, Singapore, Vietnam, Macao. Casi sospetti anche in Messico e negli Stati Uniti.
Quest’ultimi avrebbero richiesto il rimpatrio dei propri connazionali, organizzando, tramite il Dipartimento di Stato, un volo per martedì 28 gennaio, destinazione San Francisco, seguiti a ruota dalla Peugeot, che ha chiesto l’evacuazione del proprio staff dalla Cina.
Fonti: Repubblica, Ansa