Una settimana fa avevamo lasciato Carlos Ghosn godersi la libertà dopo la sua surreale fuga, degna di una spy -story, organizzata con l’aiuto di vari contractors e l’ausilio di ben due jet privati, che ha lasciato di stucco il mondo intero, primo fra tutti il Giappone.
Qui infatti, dopo aver pagato una cauzione di 7,8 milioni di euro, Carlos Ghosn si trovava in regime di libertà vigilata e da più di anno era in attesa di processo per aver sottostimato i suoi compensi nei report alle autorità di borsa e utilizzato beni aziendali per fini personali.
Nonostante la stretta sorveglianza a cui era sottoposto e il sequestro di tutti e tre i passaporti di sua proprietà, il businessman è riuscito a riparare in Libano, suo paese natio, dove è considerato un vero e proprio eroe e che, soprattutto, non prevede con Tokyo accordi di estradizione per i suoi cittadini; motivo per cui, nonostante il Giappone abbia spiccato un mandato di cattura internazionale per lui e per la moglie, coinvolgendo l’INTERPOL, i Ghosn per ora possono ritenersi al sicuro.
È proprio a Beirut che Carlos Ghosn decide di indire una conferenza stampa e di rilasciare delle dichiarazioni:
“Non sono scappato dalla giustizia, sono fuggito dall’ingiustizia: non sarei mai dovuto essere arrestato, sono stato vittima di individui crudeli e vendicativi” non esita a dire l’ex Ceo di Nissan, per le manovre dei quali si sarebbe trovato in mezzo ad un vero e proprio complotto, il cui obiettivo era porre un freno alla maggiore integrazione tra le due case automobilistiche, di cui Carlos Ghosn era l’artefice.
“In Giappone il sistema giudiziario viola i più basilari principi umanitari: mi sono sentito ostaggio di un Paese che ho servito per 17 anni” prosegue Ghosn, condannando l’utilizzo di un vero e proprio “guinzaglio” attorno al suo petto che fu costretto a portare in aula durante il procedimento, oltre al rifiuto del giudice di fargli vedere la consorte e gli innumerevoli interrogatori condotti senza avvocato, in un clima genuinamente kafkiano.
“Non sono qui per parlare di come sia riuscito a lasciare il Giappone, ma sappiate che scappare era l’unica opzione possibile, una decisione difficile e un rischio che ci si può assumere solo quando si è rassegnati a non avere un equo processo” ha concluso il manager, evitando le domande dei giornalisti sulla reale dinamica della sua fuga.
Su Twitter la conferenza stampa è stata motivo di ilarità poiché Ghosn, da consumato uomo d’affari quale egli è, avrebbe illustrato le ragioni della sua defezione con delle slide e alla domanda: “E se il prezzo da pagare per aver lasciato il Giappone fosse quello di vivere tutta la vita da fuggiasco?” avrebbe risposto “Sono abituato a quelle che voi chiamate Mission Impossible”: un’affermazione che potrebbe entrare di diritto tra le tag lines del fortunato franchise di Tom Cruise; ma il momento più involontariamente comico, per così dire, è stato quando, per rispondere alla domanda “Si aspettava di essere arrestato?” Ghosn se ne sarebbe uscito con “E lei aveva previsto Pearl Harbor?” spiazzando così tutti i presenti.
Non ci resta quindi che attendere l’ennesimo “episodio” di una vicenda, a tratti francamente incredibile, in cui la priorità del businessman sicuramente coincide con il dimostrare la propria estraneità riguardo le accuse che gli sono state rivolte.
di Mauro Zuddas