Nei programmi della transizione energetica diventa cruciale realizzare il nuovo elettrodotto Sardegna – Sicilia-Continente. Infatti nelle previsioni della Strategia Energetica Nazionale e ultimamente della proposta di Piano Clima-Energia viene indicata la prospettiva della chiusura delle centrali a carbone entro il 2025, insieme alla necessità di accelerare la crescita delle energie rinnovabili. La Sardegna dovrà chiudere la centrale Sulcis “Grazia Deledda” nel Comune di Portoscuso (CI) e la centrale di Fiume Santo a Porto Torres (SS). È necessario quindi, per mettere in sicurezza il sistema energetico ed economico dell’isola, accelerare il progetto, già inserito nel piano di sviluppo 2018 di Terna, di una nuova interconnessione elettrica Sardegna-Sicilia-Continente.
Risulta altresì urgente e fondamentale la accelerazione del Piano Regionale delle Bonifiche che include le estese aree SIN, comprendenti sia le zone minerarie che le falde delle zone industriali del petrolchimico di Porto Torres, dei suoli e delle falde di Portoscuso, dei fondali della Maddalena. Il piano, inserito nel Patto per la Sardegna e finanziato con il PON Bonifiche, per essere attuato attende il finanziamento da parte del Ministero dell’Ambiente, stimato in circa 95 MEuro. SIN e SIR sono territori che se bonificati eliminerebbero molti fattori di rischio per la salute umana oltre che rendere disponibili i suoli per altre attività antropiche. Sarebbe conveniente anche da un punto di vista economico. Nonostante ciò, a distanza di vent’anni, si naviga a vista e si intervenire a spizzichi e bocconi. E non è solo la mancanza di risorse economiche la causa. La responsabilità delle bonifiche è in capo al Ministero dell’Ambiente che è sotto organico e ciò provoca una dilatazione biblica dei tempi nelle procedure. Ma, soprattutto, continua a mancare una strategia politica e industriale che individui priorità, metta a sistema conoscenze, competenze e controlli, definisca con certezza i tempi di realizzazione delle opere.
La messa in sicurezza dal rischio idrogeologico è una grande opera pubblica, bisogna ripartire con un nuovo approccio culturale e progettuale che garantisca al tempo stesso la riduzione del rischio idraulico e l’adattamento al cambiamento climatico. Le tragedie che l’isola ha vissuto nel 2008 a Capoterra e nel 2013 ad Olbia impongono di cambiare con il passato, segnato dalla urbanizzazione invasiva del sistema idrografico ed una nuova strategia improntata alla tutela, la rinaturalizzazione e il ripristino delle aree di esondazione e dei corsi d’acqua, con interventi di riqualificazione urbana tenendo conto degli effetti metereologici estremi.
Per migliorare la vivibilità è urgente recuperare i gravi ritardi nelle infrastrutture ferroviarie e di trasporto pubblico. Per la rete ferroviaria sarda: va accelerato tutto l’iter delle progettazioni esecutive per attuare il programma complessivo di ammodernamento (già previsto dal 2006) con nuovi finanziamenti. Si tratta di un bacino d’utenza di circa 900.000 tra abitanti e turisti.
Così pure la riqualificazione della rete ferroviaria a scartamento ridotto Arst, richiede che la Regione predisponga un programma di valorizzazione decennale e si impegni a reperire gli adeguati finanziamenti, stimati in 200 MEuro. Tali interventi vanno di pari passo con il miglioramento della rete metropolitana leggera per l’area vasta di Cagliari ed il completamento della linea tranviaria di Sassari che vede l’iter autorizzativo relativo all’ampliamento sospeso in attesa delle decisioni del Comune di Sassari sulla proposta di modifica del tracciato.
Il dossier individua anche 11 emergenze nazionali in attesa di risposte concrete.
“Vista la crisi climatica e i limiti di bilancio è necessario scegliere le priorità, e cambiare metodo perché finora si è agito sugli effetti senza prendere di petto le cause. Gli interventi che mettiamo in evidenza sono coerenti con la lotta ai cambiamenti climatici – dichiara Annalisa Colombu presidente regionale di Legambiente – farebbero aumentare la qualità della vita, recuperare ritardi nelle infrastrutture, produrre un salto di qualità nella modernità: interventi che danno concretezza agli ingenti investimenti che si prevedono a livello nazionale ed europeo per il Green New Deal. Alla luce del piano presentato dalla Commissione europea con lo stanziamento di mille miliardi di euro per le politiche ambientali e climatiche, una parte importante di queste risorse deve finanziare il Green New Deal italiano, dando priorità anche alle emergenze della nostra isola”.
“Questo dossier – aggiunge Vincenzo Tiana presidente del comitato scientifico regionale e curatore del rapporto Green New Deal italiano – è un contributo che vogliamo offrire alla Giunta Regionale e al dibattito pubblico, individuando i diversi e numerosi ostacoli da rimuovere una volta per tutte, e intervenendo sui processi ordinari e non superando vincoli e regole che negli anni hanno saputo evitare disastri. Sono circa 20 anni che si interviene con leggi speciali per sbloccare i cantieri, dai nomi salvifici – Legge Obiettivo (governo Berlusconi), Sblocca centrali (Berlusconi), Sblocca Italia (Renzi), Sblocca Cantieri (Conte 1) – che si accompagnano solitamente con una moltiplicazione di commissari straordinari; ma la realtà ha dimostrato che gli effetti di queste norme, quando non fanno danno, sono poco efficaci”.
Le 11 opere selezionate da Legambiente a livello regionale sono molto diverse tra di loro per consistenza e per impegno finanziario, ma tutte sono bloccate o procedono a rilento e raccontano una regione fatta di inadempienze, rimpalli e contenziosi, cattiva progettazione, piani finanziari incerti, progetti troppo ambiziosi di project financing, lievitazioni dei costi, perdita di finanziamenti da parte della pubblica amministrazione locale, commissari straordinari nominati e revocati.
Le principali emergenze regionali lo sono anche a livello nazionale, soprattutto per quanto riguarda il risanamento dei siti inquinati industriali, la riduzione del rischio idrogeologico, il grave ritardo delle infrastrutture di trasporto ferroviario, ed infine la messa in sicurezza del sistema energetico, che richiede la realizzazione del nuovo elettrodotto Sardegna Sicilia Continente, nella prospettiva dello sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili e con la realizzazione di impianti anaerobici per la produzione di biometano e compost di qualità.