Il Parco Archeologico di Monte Sirai a Carbonia, Il Parco Archeologico di Montessu a Villaperuccio, il tempio di Antas a Fluminimaggiore e il Castello di Acquafredda a Siliqua entrano in rete ed offrono un’eccezionale opportunità di riscoprire il territorio con un unico percorso. Acquistando il biglietto in uno di questi siti, si ha diritto ad una riduzione per la visita degli altri tre spazi.
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La promozione “4 siti 1 solo percorso” è valida fino al 31 dicembre 2020. Presentando il biglietto di uno dei quattro siti, il visitatore ha diritto alla riduzione negli altri tre.
L’ampio Parco Archeologico di Monte Sirai, a Carbonia, domina lo straordinario paesaggio del Sulcis dal suo altopiano. È un’istantanea unica del periodo fenicio e punico, con l’abitato alto, le necropoli, i templi, il tofet.
Situato in un contesto naturalistico unico, il Parco archeologico di Montessu, a Villaperuccio, comprende una necropoli a domus de janas (grotticelle artificiali) formata da 35 tombe scavate in un anfiteatro naturale, un’allée couverte (corridoio megalitico funerario) e i resti di due nuraghi. La necropoli costituisce uno dei più grandi e importanti complessi sepolcrali di Età preistorica della Sardegna e del bacino del Mediterraneo occidentale.
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Le maestose colonne del Tempio romano di Antas, a Fluminimaggiore, rendono unica ed affascinante la splendida valle omonima, individuata come luogo di abitazione e di culto fin dal lontano periodo nuragico. Il Tempio era dedicato al Dio Sardus Pater Babai e datato al III secolo a.C., per quanto riguarda la fase di restauro sotto il dominio dell’Imperatore Caracalla.
Il percorso si chiude cronologicamente con Castello di Acquafredda a Siliqua, importante testimonianza di struttura fortificata di epoca medioevale. Costruito probabilmente nella prima metà del Duecento con funzione difensiva, il castello si erge solitario in posizione scenografica e dominante sulla valle del Cixerri
La convenzione è stata stipulata tra le Cooperative gestori dei siti archeologici: Sistema Museo per Carbonia e Villaperuccio, Antarias per Siliqua e StartUno per Fluminimaggiore.
I QUATTRO SITI ARCHEOLOGICI
Carbonia, Parco Archeologico Monte Sirai
Il pianoro di Monte Sirai è occupato in buona parte da un importante insediamento fenicio e punico, sorto al centro dello strategico incrocio fra le vie d’accesso al mare sulcitano e quelle che si spingevano verso le piane del Cixerri e del Campidano. La colonia fenicia, fortemente integrata alla comunità nuragica preesistente, fu fondata intorno al 750 a.C. e distrutta intorno al 520 a.C. dai Cartaginesi. Questi ultimi la ricostruirono e vi abitarono, fortificandola intorno al 360 a.C. e ricostruendola integralmente secondo un piano urbanistico unitario intorno al 250 a.C. fino al 110 a.C. circa, momento in cui furono costretti ad abbandonarla, in seguito forse ad una deportazione da parte dei Romani, dominatori della Sardegna già dal 238 a.C.
All’interno del centro didattico è ubicato un plastico dell’intero monte. Sono inoltre esposti pannelli illustrativi dell’insediamento e dei monumenti. Negli stessi locali è raccolta una galleria fotografica riferita alle fasi di fondazione della città di Carbonia (anno 1937 e seguenti).
Info: www.carboniamusei.it
Villaperuccio, Parco archeologico di Montessu
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Situato in un contesto naturalistico unico, il Parco archeologico di Montessu comprende una necropoli a domus de janas (grotticelle artificiali) formata da 35 tombe scavate in un anfiteatro naturale, un’allée couverte (corridoio megalitico funerario) e i resti di due nuraghi. La necropoli costituisce uno dei più grandi e importanti complessi sepolcrali di Età preistorica della Sardegna e del bacino del Mediterraneo occidentale. L’area funeraria venne utilizzata a partire dal Neolitico recente (IV millennio a.C.) fino al Bronzo antico (II millennio a.C.) e in essa viene perfettamente rappresentato l’accostamento tra il fenomeno dell’ipogeismo e quello del megalitismo.
L’unicità della necropoli, oltre al numero elevato di sepolture, è data dalla presenza di diverse tipologie tombali: tombe “a pozzetto”, con ingresso verticale, tombe a sviluppo longitudinale con camere interne, tombe “a forno”, fino ad arrivare alle monumentali tombe santuario dal forte e suggestivo impatto visivo.
Rivestono particolare rilevanza le decorazioni visibili nelle pareti interne di alcune tombe: si tratta di motivi curvilinei a spirali o corniformi, fasce dipinte in ocra rossa e gialla ed elementi in rilievo e in negativo, rappresentazioni tipiche del neolitico legate alla fertilità, alla rinascita e alla rigenerazione della vita.
Info: www.sistemamuseo.it
Fluminimaggiore, Tempio di Antas
Le maestose colonne del Tempio romano di Antas rendono unica ed affascinante la splendida valle omonima che, adagiata ai piedi del bastione calcareo di Punta Conca s’Omu, fu individuata come luogo di abitazione e di culto fin dal lontano periodo nuragico.
Delle antiche popolazioni nuragiche, rimangono un piccolo insediamento abitativo e una zona di sepoltura dove sono state rinvenute cinque tombe a pozzetto dell’età del ferro (tardo periodo nuragico), con una tipologia funeraria che richiama pochi altri esempi in Sardegna.
Il pezzo forte che distingue nella sua unicità la valle è la presenza del tempio romano, il luogo di culto in stile tetrastile è sormontato da un iscrizione che conferma l’adorazione del Dio Sardus Pater Babai e la collocazione cronologica al III secolo a.C., per quanto riguarda la fase di restauro sotto il dominio dell’Imperatore Caracalla. Al di sotto della gradinata d’accesso del tempio romano sono visibili i resti del luogo di culto cartaginese (500 a.C.), innalzato in onore della divinità punica Sid Addir Babay.
Dal Tempio, seguendo un sentiero in mezzo al bosco, si possono raggiungere le cave romane utilizzate per l’estrazione dei blocchi calcarei usati per la costruzione del santuario. Inoltre un breve percorso naturalistico conduce ad una imponente quercia da sughero secolare.
Per chi ama le lunghe camminate (circa 1 ora) è presente l’antica strada romana che conduce dal Tempio di Antas alla grotta Su Mannau: le genti che vivevano in questi luoghi raggiungevano la cavità carsica per praticarvi il culto delle acque, come testimoniano i resti di lucerne ad olio e navicelle votive.
Info: www.startuno.it
Siliqua, Castello di Acquafredda
Il “Domo Andesitico di Acquafredda”, noto come il “Castello di Acquafredda”, è un’importante testimonianza di struttura fortificata di epoca medioevale che ha una duplice forte valenza storico – naturalistica. Edificato sul colle di Acquafredda, in posizione dominante sulla valle del Cixerri, il castello si erge solitario in posizione scenografica. Costruito probabilmente nella prima metà del Duecento, aveva, come gli altri castelli edificati lungo i confini dei quattro giudicati, una funzione prettamente difensiva.
La tradizione attribuisce la sua edificazione al conte Ugolino della Gherardesca, ricordato nell’Inferno dantesco; successivamente passò dai Donoratico della Gherardesca all’amministrazione pisana e poi, nel 1326, fu conquistato dagli Aragonesi. Fu allora smobilitato e cadde in stato di abbandono. La struttura faceva parte di una fortificazione articolata su tre livelli: il borgo, la torre cisterna ed il mastio. Il Domo Andesitico di Acquafredda presenta svariati motivi di interesse naturalistico: gli aspetti storici, paesaggistici, la geologia, la fauna e la flora fanno di questo luogo un sito naturale di grande valore estetico e di notevole interesse scientifico.
Il colle e le persistenti murature che lo sormontano hanno assunto l’immagine di un unicum naturale osservabile dalla piana circostante a 360 gradi e rappresenta una delle maggiori risorse paesaggistiche della zona. Dall’alto del Domo si gode un magnifico panorama delle valle del Cixerri degli stagni di Cagliari e del mare, della Marmilla e dell’iglesiente e, nelle giornate serene, del lontano Gennargentu.
Il Castello si trova al centro di importanti vie di comunicazione del Sulcis e della provincia di Cagliari, di naturale passaggio per le località di villeggiatura della zona e per il nuovo Parco Regionale del Gutturu Mannu.