A dirlo, a margine della tavola rotonda in Prefettura è il coordinatore regionale del NurSind, Fabrizio Anedda. Data infatti la proclamazione dello stato di agitazione – e la minaccia di sciopero da parte dei lavoratori rappresentati dal NurSind- il coordinamento regionale ha richiesto la convocazione di questo incontro, che era finalizzato all’espletamento della procedura di raffreddamento e conciliazione (legge n.146/90).
“L’incontro di oggi non ha prodotto i risultati minimi sperati – ha detto Fausta Pileri, componente del direttivo nazionale NurSind e vicecoordinatore regionale – pertanto come rappresentanti sindacali abbiamo intenzione di mobilitare tutto il personale infermieristico sanitario, con l’obiettivo di rendere edotti gli utenti sul progressivo declino del sistema sanitario regionale, fanalino di coda in Italia per quanto attiene i livelli essenziali di assistenza.
Oggi stesso ci riuniremo per prendere le decisioni sul prossimo futuro: non saremo complici di questo immobilismo politico e amministrativo, e se necessario scenderemo in piazza a manifestare per un diritto che è evidetemente collettivo”.
Lo stato di agitazione. Il sindacato delle professioni infermieristiche NurSind ha proclamato (ormai da tempo) lo stato di agitazione da parte della categoria per tutta l’isola. E’ lungo l’elenco delle rivendicazioni stilato dai rappresentanti dei lavoratori e sottoposto già all’attenzione delle più alte cariche politiche: al Presidente della Regione Cristian Solinas, all’assessore della Sanità Mario Nieddu e chiaramente al Prefetto Bruno Corda.
Alcune delle richieste. Nella nota dei rappresentanti sindacali si evidenzia una situazione ormai al collasso, che mette – sottolineano – a serio rischio la salute del paziente ricoverato e può compromettere la buona riuscita di un intervento. Tutto questo è dovuto, in estrema sintesi alla lamentata grave carenza di personale che riguarda l’intera Sardegna.
Nella nota si legge infatti della persistente carenza di personale infermieristico, ostetrico e di supporto, con conseguente incongruo rapporto tra operatori e utenza. “Per dare una idea concreta del problema, lo si può tradurre in un pratico esempio numerico: se per legge il rapporto dovrebbe essere 1 a 6, ovvero un operatore sanitario ogni sei pazienti, in Sardegna si toccano picchi – in certe unità operative – di 1 a 25“, ha dichiarato Anedda.
Si legge ancora nella nota della mancanza della figura dell’OSS in tutti i turni di servizio, e in tutte le unità operative, la carenza di personale turnista. “Questo accade perché la differenza di stipendio – ho proseguito il coordinatore del NurSind – non incentiva a coprire le ore notturne. Ed esiste anche una mancata applicazione dello straordinario per servizio prestato durante le festività infrasettimanali, e le mancate corrette procedure di mobiltà per l’avvicinamento dei lavoratori al luogo di residenza”.
Si sottolinea ancora e inoltre l’inaccettabile utilizzo dei posti letto, che sono eccedenti rispetto agli accreditamenti strutturali, e un gravissimo fenomeno delle aggressioni nei confronti del personale sanitario.