Si alza il sipario sulla Stagione 2019-2020 de La Grande Prosa e Danza al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri – organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del Comune di Ozieri, della Regione Sardegna e del MiBACT e con il contributo della Fondazione di Sardegna. Sette titoli in cartellone da gennaio a aprile tra testi di autori contemporanei e omaggi d’autore, brillanti commedie e favole nere per un intrigante affresco della società con i grandi protagonisti della scena – tra temi cruciali e scottanti come la vecchiaia, la precarietà, la violenza di genere e il femminicidio.
Sotto i riflettori artisti del calibro di Andrea Giordana e Galatea Ranzi con Luchino Giordana, Francesco Montanari e Alessandro Bardani, il cantastorie siciliano Mario Incudine e il giornalista Andrea Scanzi e ancora gli attori Luca Angeletti, Toni Fornari, Simone Montedoro, Laura Ruocco con Roberto Mantovani e Noemi Sferlazza, Senio Giovanni Barbaro Dattena e Mariano Cirina e i danzatori del Balletto di Siena.
Focus sulla famiglia e la terza età con “Le ultime lune” di Furio Bordon, testo “cult” nell’indimenticabile interpretazione di Marcello Mastroianni e ritratto di una generazione ne “La più meglio gioventù” di e con Alessandro Bardani e Francesco Montanari, un’eredità “difficile” ne “La casa di famiglia” di Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli dove quattro fratelli si ritrovano improvvisamente a fare i conti con il passato, tra rivelazioni e colpi di scena. S’intitola “E pensare che c’era Giorgio Gaber” lo spettacolo scritto e interpretato da Andrea Scanzi e dedicato all’eclettico artista milanese, Costanza DiQuattro riscrive la favola di “Barbablù” in un inedito monologo dal punto di vista dell’assassino e Senio Giovanni Barbaro Dattena si cimenta con i proverbi in “Piove Governo Ladro” tra saggezza popolare e luoghi comuni trasfigurati in chiave beckettiana mentre il coreografo Marco Batti racconta la vita e le opere del grande compositore nella “Grande Suite Classique Verdiana”.
Sul filo dei ricordi ne “Le Ultime Lune” di Furio Bordon, con Andrea Giordana (nel ruolo che fu di Marcello Mastroianni) e Galatea Ranzi accanto a Luchino Giordana, per la regia di Daniele Salvo: l’inaugurazione mercoledì 15 gennaio alle 21 è affidata alla pièce che affronta il tema della vecchiaia, per una riflessione sul significato dell’esistenza e sul mistero della fine (produzione Palcoscenico Italiano – Centro Teatrale Meridionale). Un’opera struggente – premio IDI/ Istituto del Dramma Italiano 1993 come miglior novità teatrale e Premio della Critica a Bruxelles come miglior spettacolo nel 2003 – sul ruolo degli anziani nella società e sul rapporto tra genitori e figli, ancora oggi di forte attualità. Il protagonista, un ex professore già avanti negli anni, si prepara a trasferirsi in una casa di riposo per non essere di peso al figlio, che pure lo vorrebbe con sé, né alla sua famiglia e in un dialogo con la moglie defunta ripercorre i giorni felici della giovinezza nella luminosità di un grande amore, in un emozionante addio al mondo.
Ironia in scena mercoledì 22 gennaio alle 21 con “La più meglio gioventù”, originale “partitura” in stile stand-up comedy tra dialoghi surreali e battute fulminanti scritta e interpretata da Francesco Montanari (il Libanese di “Romanzo Criminale”, Premio Flaiano 2018 per “Il cacciatore”) e dal poliedrico conduttore, sceneggiatore, attore e regista Alessandro Bardani (coproduzione I Due della Città del Sole /Good Mood /Altrascena). Uno spettacolo ironico e coinvolgente sui desideri e le ambizioni, le frustrazioni e i dubbi di una generazione: due amici discutono di questioni private e universali, tra le incertezze del presente e le contraddizioni della società, spaziando tra sacro e profano. Una pièce divertente e spiazzante, che rimanda a films come “Clerks” e “Coffee and Cigarettes” e al teatro-canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, alla comicità di Woody Allen e Ben Stiller, all’impegno civile di Pier Paolo Pasolini e Marco Tullio Giordana come al beckettiano “Aspettando Godot”.
Questioni di eredità sabato 8 febbraio alle 21 con “La casa di famiglia”, divertente commedia scritta da Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli su quattro fratelli alle prese con la vendita della dimora in cui sono cresciuti, tra echi del passato e nodi irrisolti (produzione Andrea Mai / Teatro Golden – Vincenzo Sinopoli). La pièce (da cui è stato tratto l’omonimo film) interpretata da Luca Angeletti, Toni Fornari, Simone Montedoro e Laura Ruocco, insieme con Roberto Mantovani e Noemi Sferlazza, per la regia di Augusto Fornari mette a nudo la complessità e ambiguità dei legami, con il riaffiorare di «rancori, incomprensioni e cose mai dette». Giacinto, Oreste, Alex e Fanny si ritrovano per decidere se accettare o meno un’offerta per la casa: un’occasione che Alex, in difficoltà economiche, coglierebbe al volo mentre gli altri sono in disaccordo, ma gli eventi incalzano, in un esilarante crescendo tra colpi di scena e un finale a sorpresa.
Omaggio a Giuseppe Verdi giovedì 12 marzo alle 21 con la “Grande Suite Classique Verdiana” del Balletto di Siena: le coreografie di Marco Batti tracciano un inedito ritratto del celebre compositore, tra vita e arte. Un viaggio tra i capolavori del melodramma, con un’antologia di arie indimenticabili e affascinanti pagine d’opera, su cui i danzatori interpretano una rigorosa partitura ispirata ai personaggi e alle trame come alle vicende private del maestro, tra gli ideali risorgimentali, l’amore e i successi (e i rari insuccessi) di una splendida carriera. Sulle note de “La Traviata”, “Simon Boccanegra”, “I Vespri Siciliani”, “Nabucco” e “Rigoletto” prendono forma i momenti cruciali delle storie, tra tragedie private e questioni politiche, dalla guerra alla rivoluzione, con le voci dei vinti e degli oppressi e il gioco complicato delle passioni. Una coreografia originale che alterna stati d’animo e azione, incentrata sull’artista, «uomo dell’Ottocento, ma con uno spirito dai tratti contemporanei, innovatore musicale e esploratore della psiche umana».
“E pensare che c’era Giorgio Gaber” è lo spettacolo firmato e interpretato dal giornalista e scrittore Andrea Scanzi in scena lunedì 16 marzo alle 21 per un personale e sentito omaggio all’attore e musicista, artefice insieme a Sandro Luporini del teatro-canzone, un nuovo genere capace di raccontare la realtà in chiave umoristica per far sorridere e pensare (produzione Epoché ArtEventi). Figura di spicco della cultura italiana del Novecento, artista raffinato e di grande talento, sempre pronto a rimettersi in gioco e a rischiare per affrontare nuove avventure, Giorgio Gaber ha preferito rinunciare alla ribalta del piccolo schermo e al successo come cantante e presentatore televisivo per ritrovare sul palcoscenico la piena libertà d’espressione. “La presenza scenica, la mimica, la lucidità profetica, il gusto per la provocazione, il coraggio (a volte brutale) di “buttare lì qualcosa” – scrive Scanzi – fanno del pensiero di Gaber-Luporini, oggi più che mai, un attualissimo riferimento”.
Si ispira agli antichi proverbi e alla saggezza popolare “Piove Governo Ladro” scritto, diretto e interpretato dall’attore e regista Senio Giovanni Barbaro Dattena, in scena con Mariano Cirina che venerdì 3 aprile alle 21 riprende i detti tramandati attraverso i secoli, sintesi folgoranti di conoscenze e esperienza, per reinterpretarli in chiave surreale tra giochi di parole e riflessioni sull’esistenza (produzione Teatro Barbaro). Una pièce ricca di ironia dal sapore quasi beckettiano in cui due barboni dal misterioso passato si perdono in raffinate dissertazioni e acute indagini filosofiche sul significato letterale e metaforico delle parole, scardinando i luoghi comuni e scoprendo verità nascoste, con effetti di irresistibile comicità. Uno spettacolo divertente e a tratti dissacrante dove i due clochards – come moderni clowns – confrontandosi con la cultura contadina e con i deliberati fraintendimenti, le deformazioni e le iperboli della satira, rivelano nella loro lucida follia il senso della vita.
Viaggio nella mente di un assassino martedì 21 aprile alle 21 con “Barbablù” di Costanza DiQuattro, originale riscrittura della celebre favola interpretata dal cantastorie siciliano Mario Incudine per la regia di Moni Ovadia dove il protagonista si confessa in un lucido delirio, un flusso di coscienza in cui narra i traumi dell’infanzia e il suo dramma di amante deluso (Teatro Carcano/ Centro d’Arte Contemporanea). Un monologo sorprendente nel quale riaffiorano antiche ferite e l’insoddisfazione di uno spirito inquieto e tormentato: il serial killer ante litteram ricorda le sue vittime, «le sette vite distrutte fino all’ultima, l’unica per la quale valeva la pena fermarsi» mentre fantasia e realtà si mescolano, tra antiche e moderne cronache a tinte noir. I delitti di Barbablù – in una terribile scia di sangue e terrore – riflettono un archetipo diffuso tra diversi popoli e culture, quasi come un’eco delle terribili gesta di uno o forse più individui feroci e spietati, in cui l’inganno e la subdola istigazione culminano nella violenza reiterata del femminicidio.
La Stagione 2019-2020 de La Grande Prosa e Danza al Teatro Civico Oriana Fallaci di Ozieri è organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiBACT / Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Ozieri con il prezioso contributo della Fondazione di Sardegna e il supporto di Sardinia Ferries che ospita sulle sue navi artisti e compagnie in viaggio per e dalla Sardegna.