Il decreto, per via delle norme in esso contenute, si sta rivelando come un vero e proprio “ammazza precari” che rischia di generare una moltitudine di decine di migliaia di esodati con tanti anni di servizio prestati nella scuola pubblica
La prova selettiva del concorso straordinario aperto ai precari storici, cioè quei docenti con più di tre anni di servizio continuativo nelle scuole statali, consisterà in un test nozionistico con quesiti a risposta multipla (senza per altro avere a disposizione la griglia base delle domande) attraverso il quale si presume di poter valutare docenti che hanno anche quindici anni di insegnamento alle spalle. E sarà – drammaticamente – per molti una prova da “dentro o fuori”, senza nessuna possibilità di rimanere nella scuola nonostante i tanti anni di esperienza accumulata. Questo perché coloro che non risulteranno vincitori o idonei (la prova si supera con i 7/10 delle risposte esatte) non potranno neanche abilitarsi, come invece sarebbe dovuto accadere in base ai percorsi abilitanti speciali (PAS) inizialmente previsti dall’intesa con il primo governo Conte, ma successivamente cancellati dal Decreto Scuola appena approvato.
Per gli insegnanti precari della Sardegna gli effetti del nuovo provvedimento saranno anche peggiori.
Attualmente nell’isola i posti cattedra vacanti sono circa 5000, di cui 3000 su sostegno e 2000 su posto comune. Oggi queste cattedre vengono ricoperte con incarichi annuali affidati ai docenti precari iscritti nelle graduatorie di terza fascia. Tuttavia la maggior parte di questi posti non rientrano nel c.d. “organico di diritto” e pertanto non saranno disponibili per essere messi al bando nel prossimo concorso straordinario. Infatti il MIUR ha già reso noto che i concorsi non saranno banditi per tutte le Classi di Concorso (discipline) e per tutte le regioni. La volontà del Ministero è evidentemente quella di assegnare il maggior numero di bandi alle regioni più popolose e con un maggior numero di cattedre vacanti. La Sardegna, come già accadde nel concorso 2016, si troverà ancora una volta penalizzata e si avrà pertanto un concorso su base regionale con pochi posti a disposizione rispetto ad una esigenza molto più grande di ruoli da ricoprire.
A chi verranno assegnate queste cattedre vacanti della Sardegna? Quasi certamente non a docenti sardi.
Infatti per via di alcune norme contenute nel decreto, le graduatorie dei precedenti concorsi del 2016 e del 2018 vengono estese a tutte le regioni d’Italia e con la nuova norma detta “Call Veloce” chiunque si trovi in una graduatoria di una qualsiasi regione potrà venire ad assumere un ruolo o anche una supplenza annuale in Sardegna, erodendo di fatto i posti attualmente occupati dai docenti precari sardi.
Si prospetta una sostituzione degli insegnanti sardi con personale proveniente da altre regioni d’Italia, come già avvenne tra gli anni ’80 e ’90 e proviamo ad immaginare le conseguenze di ciò sul piano sociale , economico e culturale in una terra già gravata dalla disoccupazione e dallo spopolamento e che si vede privare di un corpo docente locale capace di trasferire nella scuola le conoscenza, la storia e le esperienze del proprio territorio.
Ecco perché i Coordinamenti dei Precari della Scuola Autoconvocati hanno deciso di scendere in piazza il 17 gennaio con dei sit in di protesta a cui sono invitati a partecipare tutti coloro che hanno a cuore il futuro della scuola in Sardegna.
Appuntamento per tutti coloro che vivono nel Nord Sardegna:
Venerdì 17 Gennaio, Sassari, Corso Angioy n.1 Ufficio Scolastico Regionale, 15-30 – 18.30
Altre iniziative di lotta si stanno organizzando in vista dello sciopero generale previsto per il 14 Febbraio che coinvolgerà tutti i precari della scuola italiana.