A preoccuparci e ad amareggiarci non è tanto il ritardo di qualche giorno rispetto alla data originariamente stabilita del 20, quanto il fatto che per farci convocare abbiamo dovuto esercitare ripetute pressioni, mentre si sarebbe dovuto trattare di un atto assolutamente scontato. Ora ci auguriamo che il Governo porti al tavolo una proposta concreta e risolutiva, elaborata in questo periodo di tempo fin troppo lungo di pausa, immaginato dal Ministero dello Sviluppo economico proprio al fine di avviare un tavolo tecnico fra istituzioni e multinazionale. Sarebbe gravissimo se, da parte del Governo, ricevessimo ancora una volta generiche parole di solidarietà, senza azioni davvero capaci di supportarle. Whirlpool non può chiudere Napoli e disimpegnarsi dall’Italia violando un accordo sottoscritto non solo con il sindacato ma anche con le Istituzioni. Se la multinazionale deciderà di andare veramente via da Napoli, sarebbe un dramma non solo per i dipendenti di Whirlpool ma per tutto il Paese.
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