A Foras, movimento contro l’occupazione della Sardegna, in occasione della seduta del consiglio comunale ha convocato un presidio fuori dal comune a cui hanno aderito diverse organizzazioni politiche, sindacati e cittadini/e per denunciare la totale negligenza delle istituzioni cittadine rispetto a temi quali sicurezza, viabilità, ambiente, dismissioni e traffico di armi sul suolo comunale.
Non ci aspettavamo che sulla questione etica e politica si pronunciasse una giunta che al momento dell’insediamento è andata subito a baciare le mani dei comandanti della Monfenera, e ha ospitato ammiragli e generali dell’esercito, assicurando loro collaborazione e stringendo accordi. Tuttavia, non ci aspettavamo nemmeno un rimpallo di responsabilità tra comune e prefettura riguardo il tema della sicurezza. Lo schieramento politico che ha vinto le comunali ha basato la propria campagna elettorale proprio sulla “sicurezza” – oltre che sulla paura del venditore abusivo e del ladro di galline – pertanto sembrava scontato che come tema venisse considerato centrale.
Evidentemente invece non esiste alcun piano di sicurezza per quanto riguarda il transito di materiale bellico sul suolo cittadino: i camion pagati dalla RWM sono accompagnati da due monovolume di una ditta privata. Non esiste alcun piano di evacuazione del porto in caso di incidente causato dalle navi a propulsione nucleare che spesso vi sostano, o nel caso in cui una carovana di mezzi corazzati abbia problemi di attraversamento nelle vie nodali del centro o nelle strade statali sarde.
Se su reati minori si possono fare campagne elettorali impegnative, dichiarazioni e decreti, ma ai militari che occupano porto e sterminate caserme, nonché poligoni di tiro, si stringono mani e accordi per confermare ed ampliare un’occupazione nociva e lesiva verso la cittadinanza.
Chiediamo sicurezza reale, rispetto dell’ambiente, dei popoli oppressi dalle guerre. Esigiamo che i terreni occupati dalle attività belliche tornino ai legittimi proprietari, cagliaritani e cagliaritane.
Cacciamo i militari, fermiamo l’invasione.