La situazione delle due società regionali, una in house (Igea) e l’altra partecipata (Carbosulcis) è stata illustrata alla Commissione dai due commissari Michele Caria e Francesco Lippi.
«Il piano di chiusura dell’ex miniera di Nuraxi Figus, avviato nel 2014, va avanti – ha spiegato Francesco Lippi – stiamo rispettando le prescrizioni e le tempistiche indicate dalla Commissione Europea. Nel 2018 c’è stato lo stop definitivo all’attività estrattiva e proseguiamo negli interventi di messa in sicurezza e bonifica del sito che si concluderanno nel 2026». Il commissario della Carbosulcis ha indicato alcune criticità riscontrate nell’attuazione del piano di dismissione: la gestione del personale e la chiusura della discarica delle ceneri provenienti dall’ex centrale Enel di Portovesme: «Sugli esuberi e gli incentivi all’esodo del personale il piano ha subito un rallentamento a causa di alcuni interventi legislativi – ha affermato Lippi – dai 450 dipendenti del 2014 siamo passati ai 130 attuali, 70 in più rispetto alle previsioni iniziali. Tra gli attuali dipendenti, il numero più consistente è rappresentato dagli impiegati. Per questo abbiamo attivato una procedura di mobilità che ci consentirà di poter utilizzare 12 persone (10 provenienti da Igea e due dalla miniera di Olmedo) per portare a termine alcuni interventi di ripristino ambientale». Lippi ha poi parlato dello stato finanziario della società: «Il piano di chiusura aveva una dotazione di 100 milioni di euro per il periodo 2014-2027 – ha detto Lippi – gran parte delle risorse sono state incamerate, quando la miniera era attiva, sotto forma di aiuti di Stato. Oggi abbiamo in cassa circa 30 milioni di euro che non saranno sufficienti a raggiungere il traguardo del 2027. Il costo attuale è di circa 18 milioni all’anno. Ciò significa che dal 2023 occorrerà pianificare un nuovo percorso per arrivare alla definitiva chiusura della miniera».
Il Commissario della Carbosulcis ha poi parlato dei progetti di riconversione, di ricerca scientifica e di promozione di nuova imprenditorialità che stanno interessando il sito: «La buona notizia di questi giorni arriva da Bruxelles – ha rimarcato Lippi – Nuraxi Figus, insieme a Taranto, sembra essere uno dei siti prescelti per i progetti di riconversione energetica nell’ambito del Green New Deal approvato dal Parlamento Europeo e voluto dalla presidente Ursula von Der Leyen. Una partita da 350 milioni che rappresenta un’opportunità straordinaria per la Sardegna». Un’altra grande opportunità per il rilancio del sito minerario è offerta dalla ricerca e dall’innovazione tecnologica: «Nel 2018 è partito il progetto ARIA, voluto dall’Istituto nazionale di fisica nucleare. La miniera di Seruci ospita la più grande torre di distillazione criogenica del mondo per la produzione di isotopi in purezza da impiegare nella ricerca della materia oscura. In futuro potrebbero esserci sviluppi commerciali con l’utilizzo degli isotopi in campo medico, farmaceutico, ambientale ed agricolo. Ci sono già importanti manifestazioni di interesse da parte di gruppi internazionali che la Regione sta valutando».
Non si parla più di chiusura, invece, per Igea che dopo le grave crisi di qualche anno fa, culminata nell’apertura di una procedura di liquidazione, è stata ricapitalizzata e ha ripreso la sua attività. «Siamo usciti dalla procedura di liquidazione nel 2017 – ha detto il commissario Michele Caria – da tre anni abbiamo ripreso con le bonifiche ambientali e assunto nuovi incarichi anche nel campo della messa in sicurezza le miniere dismesse. Stiamo inoltre procedendo a un censimento dei siti che una volta concluso sarà trasmesso alla Regione per la predisposizione di un piano complessivo di interventi che avrà bisogno di molte risorse da reperire attraverso i fondi europei. E’ la prima volta nella storia che si predispone un piano di questa portata».
Caria ha poi annunciato il censimento del patrimonio immobiliare di Igea: «Abbiamo ereditato da Emsa un consistente numero di immobili – ha spiegato il commissario – sono oltre 4500 le posizioni catastali censite. Vogliamo avere un quadro complessivo del patrimonio disponibile per provvedere alla dismissione dei beni privilegiando la cessione, come previsto dalla legge 33, ai comuni che ne faranno richiesta per pubblica utilità. Igea non ha la forza di gestire un patrimonio di questa consistenza».
Anche Igea, come Carbosulcis, sta intanto pensando a possibili utilizzi alternativi dei siti minerari: «A Lula, nella miniera di Sos Enatos, va avanti un grande progetto di ricerca sulle onde gravitazionali promosso dall’Università di Sassari – ha sottolineato Caria – un altro possibile utilizzo è quello dello stoccaggio di prodotti alimentari (vino e formaggio) per il quale ci sono già delle richieste presentate da alcuni gruppi imprenditoriali. Per finire con i progetti di recupero e riciclaggio dei rifiuti rimossi con le bonifiche».
Piena disponibilità a lavorare a progetti innovativi di sviluppo è arrivata dall’assessore dell’Industria Anita Pili: «E’ importante coinvolgere il Consiglio sul ruolo che le società partecipate potranno avere in questo percorso – ha detto Pili – come assessorato stiamo pensando ad aprire alcuni tavoli tecnici per valutare le proposte. L’avvio della collaborazione per la mobilità del personale tra Igea e Carbosulcis è un importante passo in avanti che consentirà di valorizzare le risorse umane e realizzare una cultura d’impresa condivisa».
Proposta di legge su guide ambientali:
In Commissione va avanti l’esame della proposta di legge presentata dal centrosinistra, primo firmatario il consigliere del Pd Salvatore Corrias, per il riordino delle professioni ambientali. Obiettivo: consentire alle guide ambientali che operano in Sardegna di specializzarsi per poter accompagnare i turisti su percorsi escursionistici attrezzati.
Il parlamentino presieduto da Piero Maieli ha sentito il direttore generale dell’assessorato al Turismo Angela Maria Porcu che ha rilevato alcuni possibili profili di illegittimità costituzionale. «E’ una materia sottoposta alla competenza legislativa concorrente Stato-Regioni che riserva allo Stato la definizione dei principi fondamentali – ha detto Porcu – la proposta di legge interviene su professioni specialistiche che prevedono l’uso di materiali e attrezzature riservati in modo esclusivo alle guide alpine. In passato ci sono stati diversi tentativi di introdurre figure simili che sono stati però vanificati dall’intervento della Corte Costituzionale. Per questo la Giunta sta pensando di avviare dei corsi, in collaborazione con il Conaga (Collegio nazionale delle guide alpine) che permettano alle guide ambientali della Sardegna di conseguire il titolo di Guida alpina o Accompagnatore di media montagna, qualifiche disciplinate dalla legge nazionale n.2 del 1989. In questo modo anche le nostre guide potrebbero accompagnare gli escursionisti nei percorsi ferrati, con corda o in pareti rocciose».
Di diverso avviso il primo firmatario della proposta di legge: «Siamo consapevoli delle criticità presenti nella proposta ma riteniamo che possano essere superate – ha detto Salvatore Corrias – questa iniziativa non mira a creare nuove professioni ma a dare una specializzazione alle guide che già lavorano nei nostri territori. Vogliamo mettere i nostri ragazzi nelle condizioni di operare al meglio. I tratti da percorrere in “ferrata” o con l’ausilio di una corda sono brevi, non è necessaria la presenza di una guida alpina, basta una formazione adeguata che consenta alle guide ambientali di offrire i loro servizi in massima sicurezza».
Posizione condivisa dai rappresentanti delle guide sarde: «Il turismo ambientale non è lo stesso di 20 anni fa – ha detto Alessandro Abis, vice presidente dell’AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) – occorre cambiarlo ed innovarlo. La proposta di legge non è finalizzata alla creazione di nuove figure professionali, si tratta solo della possibilità di dare una ulteriore qualifica alle guide esistenti. La legge nazionale del 1989 non è sacra come hanno dimostrato diverse sentenze del Tar. E’ una norma obsoleta, la proposta di legge va nella giusta direzione. L’esclusiva alle guide alpine dovrebbe essere riservata solo per i percorsi alpini, in questo caso si parla di percorsi escursionistici attrezzati».
«Non vogliamo alzare muri contro le guide alpine – ha aggiunto Gianluigi Paffi di Guide Confesercenti – noi siamo per la massima collaborazione. Ciò che occorre evitare è l’abuso della professione».
«Le guide sarde devono essere messe nelle condizioni di svolgere al meglio il loro lavoro – ha detto Luciano Murgia, rappresentante delle Guide del Supramonte – il turismo ambientale è completamente cambiato nell’ultimo decennio, i professionisti sardi devono essere messi nelle condizioni di svolgere attività che oggi sono precluse. Vogliamo lavorare a casa nostra, il futuro dei piccoli paesi dipende anche da questo».
Massima disponibilità ad appoggiare le richieste degli operatori è arrivata da tutte le forze politiche rappresentate in Commissione. «Ci confronteremo con la Giunta e con gli uffici per trovare una soluzione percorribile – ha detto il presidente Maieli – le richieste degli operatori sono legittime, nostro obiettivo è dare la possibilità alle guide sarde di lavorare nel nostro territorio e di offrire ai turisti servizi sempre più efficienti e sicuri» (Psp)