Queste, in sintesi, le gravi omissioni contestate a Gianluca Di Gioia, assessore della Protezione civile di Assemini dal 2014 e tuttora in carica (detiene anche le deleghe a Opere Pubbliche, Verde pubblico e Decoro Urbano), a Mauro Francesco Antonio Moledda e a Alessandro Bocchini, responsabili della Protezione civile comunale rispettivamente fino al 2017 e alla data del fatto, il 10 ottobre 2018.
I quali dovranno comparire in aula il 10 marzo 2020 per l’udienza preliminare di un processo da cui si attendono finalmente risposte i familiari della vittima che, per essere assistiti, tramite l’Area manager e responsabile della sede di Cagliari, dott. Michele Baldinu, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini.
Il 13 maggio il Pubblico Ministero della Procura di Cagliari, dott.ssa Rossana Allieri, titolare del relativo procedimento penale, a chiusura delle indagini preliminari, aveva chiesto il rinvio giudizio per i tre indagati e ora, con avviso del 7 febbraio 2020, il Gip del Tribunale, dott. Roberto Cau, ha fissato l’udienza preliminare appunto per il 10 marzo, alle ore 9.
La tragedia all’epoca ha scosso tutta la Sardegna. La donna, che aveva solo 44 anni, il marito e le tre figlie quella “maledetta” sera avevano deciso di lasciare la loro casa, nelle campagne di Assemini, in località Sa Traia, per mettersi in salvo: il Rio Giaccu Meloni, che dista dall’abitazione 50 metri, sotto la furia del maltempo che sferzava l’Isola si stava ingrossando sempre più.
Dopo cena l’intera famiglia è quindi salita in macchina, una Peugeot Partner Tepee, per allontanarsi, ma percorrendo la strada comunale Assemini Sestu che costeggia il canale, l’auto è stata travolta e trascinata via dalla piena, finendo nel fiume. Il marito e le figlie della vittima, due delle quali minori, sono riusciti miracolosamente a uscire dall’abitacolo e a salvarsi: la ragazza più grande è stata ritrovata aggrappata ad un albero ed è stato proprio un residente che l’ha sentita chiedere aiuto a dare l’allarme ai soccorsi.
Per mamma Tamara, invece, non c’è stato nulla da fare: dopo una notte di ricerche dei sommozzatori dei carabinieri, il suo corpo senza vita è stato recuperato alle 9 del mattino seguente, sulla strada che costeggia il Rio Sa Mura, a 300 metri in linea d’aria da dove era stata avvistata la vettura, spinta dalla corrente a diversi km di distanza.
Sconvolti dal dolore, i suoi cari hanno lamentato da subito, tra le altre cose, di non aver mai ricevuto alcun avviso di allerta meteo, e solo in seguito, al solito troppo tardi, sono stati installati gli appositi cartelli. Per fare piena luce sui fatti ed eventuali responsabilità, si sono quindi affidati a Studio3A.
Anche perché la Procura di Cagliari ha aperto un fascicolo per disastro, inondazione e omicidio colposi, inizialmente contro ignoti. Ma poi sulla scorta delle indagini affidate al Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale, nucleo investigativo di Cagliari, il Pubblico Ministero ha indagato e quindi chiesto il processo per l’assessore Di Gioia e per i due responsabili della Protezione Civile “per avere causato la morte di Tamara Maccario per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia”.
“Pur essendo la zona dove si è verificato il decesso indicata nel P.A.I. (Piano per l’Assetto Idrogeologico, ndr) a massimo rischio idraulico e idrogeologico H14 E R14 e quella dov’è ubicata la casa della famiglia della vittima individuata nel Piano di Protezione Civile del Comune di Assemini come zona a rischio esondazioni (e come tale correttamente riportata nelle relative carte) – spiega la dott.ssa Allieri nella richiesta di rinvio a giudizio -, gli imputati, responsabili e/o preposti alla pianificazione della Protezione Civile, prevedevano e impostavano il Piano di Protezione Civile includendo le sole aree in ambito urbano, non prevedendo alcun approntamento di sistemi di sicurezza anche nelle zone extraurbane, seppure definite e riconosciute ad alto rischio alluvione; omettevano altresì di informare la popolazione della classificazione della zona di Sa Traia come ad elevato rischio esondazione; omettevano di predisporre una cartellonista in prossimità del ponte Riu Giancu Meloni che indicasse l’effettivo e concreto rischio di esondazioni”.
“Pertanto – conclude il magistrato -, in occasione dell’evento meteorologico del 10 ottobre 2018, l’attivazione del piano della Protezione Civile del Comune di Assemini limitava l’intervento nelle zone extraurbane ad un monitoraggio, senza che venisse fornita alcuna informazione ulteriore alle persone residenti nella zona di Sa Traia del pericolo incombente e delle precauzioni da prendere, soprattutto alla luce dell’inadeguatezza del ponte sul Rio Giancu Meloni a sopportare un evento di quella portata”. Esattamente le omissioni fatali segnalate dal marito di Tamara e di cui ora i familiari e Studio3A chiederanno conto perché venga resa piena giustizia.