“A su carrasegare a su carrasegare“, così esordiscono i mutos che le combriccole di maschere intonano tradizionalmente bussando alle porte e affacciandosi in piazze e cortili, inneggiando e rendendo onore così alla festa più pazza del calendario. Un inno pagano che a Gavoi si diffonde per le viuzze di granito accompagnato dal ritmo dei tumbarinos che suonano a ballo e fanno vibrare l’identità festosa di un popolo e una cultura che ha voluto scacciare con la musica e le maschere di ogni foggia il senso del tragico proprio di molti Carnevali.
Carnevale di Gavoi: il programma
Il Carnevale a Gavoi si inaugura così ufficialmente con Jovia Lardajola (il Giovedì Grasso) e la tradizionale Sortilla de Tumbarinos promossa dall’Amministrazione Comunale, dalle associazioni pro loco e Tumbarinos, inserita nel cartellone patrocinato dalla Regione Sardegna “Carnevali di Barbagia”.
Raduno coinvolgente, non sfilata da contemplare, di sonadores di tamburo con pipiolu, triangulu, sorgonitos, ingredienti dell’antico concerto barbaricino.
Dalle tre del pomeriggio, radunato in Piazza San Gavino, il rumoroso corteo si snoda poi liberamente sul selciato, fra le antiche case di granito. Ogni piazza è la tappa di un ballo dissetato con abbondante vino e intercalato da dolci e tzipulas. Tutti possono diventare le maschere festose di questo carnevale: un po’ di orbace, velluto, pelli, scialli, fuliggine e sorrisi addosso.
Quest’anno la grande festa cadrà il 20 febbraio, aprendo un’intensa settimana di follia fatta di maschere, carri allegorici, suoni e colori. Il Carnevale a Gavoi accoglierà i visitatori in un turbinio roboante nel quale ognuno potrà essere protagonista.
Il senso del Carnevale di Gavoi, infatti, è la condivisione di balli e canti, accompagnati da strumenti le cui origini si perdono nella storia antica dei popoli mediterranei. La mattina del giovedì grasso, prima dei bagordi, sarà dedicata ai turisti con un ulteriore tuffo nell’identità barbaricina. Il 20 febbraio dalle 9:30 alle 13, infatti, sarà eccezionalmente aperto il Museo del Fiore Sardo, installazione permanente su un prodotto d’eccellenza ma anche su una cultura, un luogo, un popolo.
Dopo il giovedì grasso fra i tumbarinos (come nei fine settimana precedenti d’altronde), le vie del paese saranno invase da gruppi spontanei e colorati di maschere che faranno visite danzanti ai cortili, alle cantine, ai bar e alle sale carnevalesche appositamente allestite. Balli, scherzi, canti turberanno allegramente il paese fino al martedì grasso, giorno in cui si chiuderà la grande festa con il rogo del fantoccio Tzitzarrone portato in processione per le vie del Paese da maschere e orchestrine prima dell’epilogo.
Un altro momento entusiasmante questo carnevale barbaricino lo vivrà a partire dal pomeriggio di lunedì 24 febbraio, quando imperverserà la sfilata dei gruppi mascherati e dei carri allegorici. L’appuntamento organizzato dall’Amministrazione Comunale (Assessorato della Cultura e Identità e Assessorato del Turismo) e dalla pro loco, da oltre trent’anni, è uno dei momenti clou de Su Carrasegare Gavoesu. Già si rincorrono i rumors sui partecipanti, sui carri, sulle bellissime maschere. Si attendono anche carri e gruppi dai paesi del circondario.
Quest’anno, inoltre, la festa più pazza del calendario avrà una coda il 1° marzo, nel pomeriggio della domenica della pentolaccia, con la Sfilata delle Maschere tradizionali Carrasegare in Barbagia organizzata dal Gruppo Folk Pro Loco in collaborazione con l’amministrazione comunale. Alla riunione mascherata parteciperanno, oltre ai padroni di casa, Sos Mamuthones di Mamoiada, Sos Urthos e buttudos di Fonni, Su Harrasehare lodinesu di Lodine, Sa maschera e cuaddu di Neoneli, Su Bundhu di Orani.