Sotto i riflettori interpreti del calibro di Enzo Vetrano (il maestro nel “Pinocchio” di Matteo Garrone) e Stefano Randisi (entrambi provenienti dal visionario teatro di Leo De Berardinis e cofondatori di Diablogues, tra le compagnie più interessanti della scena contemporanea – Premio ETI-Gli Olimpici del Teatro per “Le smanie per la villeggiatura” e candidati al Premio Ubu 2017 per “Assassina” di Franco Scaldati) – che firmano anche la regia – sulla scena insieme con Giovanni Moschella – attore di teatro, cinema e televisione, all’attivo un’intensa carriera, dagli esordi con Arnoldo Foà alle collaborazioni con Sandro Sequi, Guido De Monticelli, Saverio Marconi, Gino Landi, Walter Manfrè, da film come “Primula Rossa” alla serie su “Il commissario Montalbano”, ha interpretato Paolo Borsellino in “Novantadue” di Claudio Fava.
Focus sull’artefice di efferati delitti, sulla spinta di una smisurata ambizione e sete di potere: nella tragedia shakespeariana Riccardo III d’Inghilterra, già Duca di Gloucester, nella sua ascesa al trono travolge e distrugge coloro che potrebbero rappresentare un ostacolo, anche ipotetico, a cominciare dal fratello Giorgio, Duca di Clarence, imprigionato nella Torre a causa di una falsa profezia e poi ucciso da un sicario e non esita neppure davanti all’eliminazione dei due giovani principi, Edoardo e Riccardo di York, figli del re Edoardo IV. Tra le sue vittime anche Lady Anna, vedova di Edoardo di Westminster e figlia del conte di Warwick, Richard Neville, entrambi caduti sul campo di battaglia nella Guerra delle Due Rose – sanguinosa contesa dinastica tra due casate della stirpe dei Plantageneti, Lancaster e York: conquistato il cuore della nobildonna, che pure avrebbe dovuto odiarlo per aver causato la morte del padre e del marito, in virtù del proprio fascino e della propria dedizione, egli la conduce all’altare per poi successivamente farla sparire in vista di nuove nozze.
Nel dramma elisabettiano Riccardo III appare come un amorale e spietato assassino nonché pericoloso incantatore, infido e manipolatore, capace di tramare intrighi contro parenti e amici, come lo sfortunato Henry Stafford, secondo duca di Buckingham, suo alleato nella prima fase della successione poi puntualmente eliminato, in una catena di sangue che include Lord Hastings e prosegue in un regime di terrore, fino allo scontro decisivo con il conte di Richmond, il futuro Enrico VII d’Inghilterra, nella battaglia di Bosworth Field. Nella sua cupa solitudine Riccardo, alla vigilia del combattimento, vede apparire in sogno tutti coloro che ha ucciso, tra cui Enrico VI e suo figlio Edoardo di Lancaster, in un incubo denso di tristi presagi dove le vittime esigono vendetta.
“Riccardo3 / L’avversario” (produzione Arca Azzurra Produzioni, con scene e costumi di Mela Dell’Erba e luci di Max Mugnai) affronta il tema dell’assassinio, l’infrazione di uno dei più antichi tabù, mettendo a confronto il capolavoro del Bardo inglese con la vicenda di Jean-Claude Romand, sedicente medico e pluriomicida francese che nel 1993 sterminò la propria famiglia pur di non rivelare il proprio fallimento e l’inganno nel quale era vissuto per anni. Una storia terribile, raccontata da Emmanuel Carrère nel romanzo “L’avversario”, da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Nicole Garcia, in concorso al Festival di Cannes 2002 e che ha ispirato anche “A tempo pieno” di Laurent Cantet: un uomo reinventa se stesso, costruisce la sua esistenza su un cumulo di menzogne, recitando una parte finché il suo castello crolla ed egli è disposto a compiere una strage pur di non dover ammettere la verità. Riccardo III rivela i suoi progetti e chiama il pubblico come testimone dei suoi delitti, partecipe e quasi complice della sue nefandezze: incarnazione del male assoluto, individuo senza coscienza né pietà, egli sembra trarre piacere e ragione di vanto dalla propria discesa agli inferi, da quell’abisso di orrore e terrore, pur conservando fino all’ultimo la finzione d’essere uno spirito eletto, mite, religioso e pio, amante della filosofia e della lettura, a dispetto del suo passato d’uomo d’armi, che ne ha fatto l’erede ideale al trono d’Inghilterra. Il sovrano indossa una maschera di virtù e trama nell’ombra, mentre nella realtà della cronaca Jean-Claude Romand riesce a simulare la riuscita negli esami, la successiva abilitazione e perfino una carriera da professionista della medicina, e parallelamente a mantenere la sua famiglia, ignara, grazie ai prestiti di amici e conoscenti: entrambi sembrano nutrirsi, in un gioco di specchi, delle proprie invenzioni, finché, inesorabilmente, la verità viene alla luce.
“Riccardo3 / L’avversario” rilegge in chiave moderna la figura dell’eroe in negativo, per restituirne intatta l’attualità e la vitalità, la volontà e lo spirito indomito di un ribelle, insofferente delle regole e forse amareggiato per il suo aspetto deforme, che ha scelto di percorrere fino in fondo la strada del male. «Riccardo III, oggi demone recluso e indomito viene qui sottratto al medioevo inglese e diventa abitante del presente, dando vita a una messa in scena che non sarà una pura variazione sul tema ma qualcosa di “meno rassicurante”» – è scritto nelle note.
«L’ambientazione non è quella di una sala da palazzo reale quattrocentesca, ma sul palcoscenico è tutto bianco e verde acido, pareti che ricordano molto da vicino la stanza di un ospedale: un letto, una sedia a rotelle, un grande specchio». Imprigionato (forse) tra le mura di un manicomio criminale, in «uno spazio algido dove tutto è fatto della stessa sostanza degli incubi» il protagonista rivive il proprio dramma, tra i fantasmi, nel corso di un singolare esperimento terapeutico o magari prima che gli venga somministrata la dose fatale, come estrema forma di espiazione o unica possibile “catarsi”.
Nella versione di Francesco Niccolini emerge un ulteriore dilemma etico – intorno al diritto all’eutanasia – in questo caso come ipotetico sollievo, o liberazione (perfino) per il colpevole di spaeventosi delitti, rinchiuso in un corpo malato, che anela e implora la fine delle proprie sofferenze: un apparente paradosso – un atto di pietà per chi non conosce la pietà, un segno di giustizia per chi ha calpestato la giustizia – che rimanda alla responsabilità individuale e al senso di umanità. La pièce – una tragedia sospesa nel tempo fra la condanna e una ipotetica esecuzione, fra il dolore e il dono della “buona morte” – proiettata nella logica inafferrabile della follia, traccia un percorso nei labirinti della mente e del cuore – al di là del bene e del male.
INFO & PREZZI
ARZACHENA – AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena
Biglietti & Carnet
biglietti:
intero € 14 – ridotto € 10
Carnet 4 Spettacoli intero 50€ – ridotto 34€
Carnet 8 Spettacoli intero 88€ – ridotto 65€
info: 3295879388 – www.deamater.eu
ALGHERO/ Teatro Civico
biglietti:
platea: intero 15 euro – ridotto 13 euro
palchi: intero 13 euro – ridotto 10 euro
loggione: posto unico 7 euro
info: cell. 349.4127271 – e-mail: [email protected] –
SAN GAVINO / Teatro Comunale
biglietti:
intero 14 euro – ridotto 11 euro
Per informazioni e prenotazioni: cell. 340.4041567
CARBONIA / Teatro Centrale –
biglietti:
platea – dalla fila 1 alla fila 7: 16 euro
platea – dalla fila 8 alla fila 11: 14 euro
platea – dalla fila 12 alla fila 14: 12 euro
platea – dalla fila 15 e galleria: 10 euro
platea – file 16 e 17 e palchetto: 7 euro
per informazioni e prenotazioni: Augusto Tolari – cell. 3281719747 – e-mail: [email protected]