E’ quanto vuole rappresentare Coldiretti Sardegna, nel museo etnografico che nascerà a Fertilia, nelle ex officine, e del quale è stata posata la prima pietra la scorsa settimana, grazie alla cooperativa sociale Solomare ideatrice del progetto.
Museo che vuole essere una luce perennemente accesa sulla storia, quella dimenticata e a lungo sottaciuta dell’esodo degli istriani. Casa che accolga la storia e l’identità degli esuli dispersi nel mondo.
L’Ecomuseo intende ripercorrere le vicende storiche, sociali ed umane degli abitanti di Fertilia, a partire dalla comunità Giuliana Dalmata che per prima la ha abitata a partire dal secondo dopoguerra. Intende raccogliere nomi, luoghi, foto, immagini, testimonianze, documenti e metterli a disposizione di tutti attraverso una piattaforma informatica che tenga accesa una luce sulla memoria.
Sarà intitolato ad Egea Haffner, oggi quasi ottantenne, la cui foto da bambina con la valigia e la scritta Esule Giuliana, è diventata il simbolo dell’esodo di circa 300mila italiani dall’Istria, Fiume e la Dalmazia.
Coldiretti, da organizzazione agricola, contribuisce a questo importante progetto attraverso il cibo, la ricostruzione dei piatti tradizionali di questi popoli costretti all’esilio e Fertilia, città che divenne casa per alcuni di loro.
“Ringraziamo la Cooperativa Solomare per averci coinvolto in questo grande e importante progetto – dice a nome di Coldiretti Sardegna il presidente Battista Cualbu -, un regalo non solo ad un popolo ma all’intera umanità e soprattutto alle giovani generazioni che non devono dimenticare e ignorare ma conoscere tutte le pagine della storia anche quelle più crude, scritte sulla pelle degli uomini”.
“Daremo il nostro contributo con entusiasmo – assicura il direttore Luca Saba – consapevoli del ruolo che ricopre l’agricoltura quale produttrice di cibo nel raccogliere e tramandare la storia. Stiamo già elaborando dei progetti che cercheranno di ricostruire un punto di vista di questo pezzo di storia attraverso i piatti tipici”.