La seduta è stata aperta dal vicepresidente Giovanni Antonio Satta. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato la presentazione di due ordini del giorno, uno a conclusione del dibattito sulla mozione n.133 (Moriconi e più), riguardante l’accordo Stato-Regione sulle entrate, e un secondo sulla situazione della compagnia Air Italy.
Il primo ordine del giorno è stato approvato dal Consiglio per alzata di mano.
Il documento impegna i presidenti del Consiglio e della Regione a:
Procedere alla convocazione straordinaria del Consiglio regionale, con la partecipazione dei parlamentari eletti in Sardegna e dei massimi rappresentanti delle Autonomie locali e delle parti sociali ed economiche della Sardegna, per identificare un mandato preciso per la trattativa sul tavolo tecnico-politico e attivare tutte le procedure propedeutiche e conseguenti.
Successivamente il presidente ha sospeso la seduta per 10 minuti.
Alla ripresa dei lavori, l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno su Air Italy. Il documento impegna il presidente della Regione e la Giunta regionale:
Ad attivare con la massima urgenza un tavolo di confronto e ogni ulteriore iniziativa volta a scongiurare la liquidazione della società, nonché a trovare idonee soluzioni atte a salvaguardare i posti di lavoro e il sistema di trasporto regionale.
Per dichiarazione di voto hanno preso la parola numerosi consiglieri regionali.
Il consigliere del gruppo Misto, Stefano Tunis, ha affermato che si tratta di un tema da affrontare con tempestività, perché la decisione di Air Italy di mettere la società in liquidazione traccia un percorso obbligato, per cui bisogna rivolgersi subito al Governo e creare subito le condizioni per cambiare questa situazione e aprire la strada al possibile reimpiego dei lavoratori.
Il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, ha espresso la preoccupazione del suo gruppo per gli ultimi sviluppi della vertenza. La decisione della società di non confrontarsi con le istituzioni nazionali e regionali, a suo giudizio, crea molto rammarico ma, nello stesso tempo, ci deve spingere al massimo impegno per scongiurare la liquidazione e tutelare i dipendenti in ogni modo possibile. Confidiamo, ha concluso, nell’intervento urgente del presidente della Regione.
Il consigliere, Roberto Li Gioi, ha sostenuto che la priorità è mettere al centro i lavoratori, a cominciare da quelli galluresi. Dobbiamo attivare immediatamente un tavolo di confronto come Giunta e Consiglio, ha aggiunto, costringendo i responsabili a togliersi la maschera perché molti elementi fanno pensare a una sorta di evoluzione “pilotata” della vicenda. Governo nazionale e Regione, dunque, devono fare il massimo per evitare disastro sociale.
Il capogruppo di LEU, Daniele Cocco, ha parlato di ennesimo colpo mortale inflitto al cuore della Sardegna. Il documento del Consiglio, ha detto, testimonia l’attenzione dell’Aula su questo problema al di là delle appartenenze ed è una iniziativa utile, in primo luogo, a mettere in sicurezza i lavoratori. Non possiamo accettare, ha detto infine, un atto così violento contro la comunità regionale.
Il consigliere dei Progressisti, Massimo Zedda, ha rivolto il suo primo pensiero a lavoratrici e lavoratori di Air Italy, invitando l’assessore al Lavoro ad attivarsi subito per vedere quali spazi possono essere percorribili, nel quadro di un confronto finalizzato a scongiurare la liquidazione, salvare i posti di lavoro e salvaguardare il sistema di trasporto che, dal cielo al mare, rischia di crollare addosso alla Sardegna.
Meloni e Li Gioi, ha ricordato Zedda, hanno più volte sollevato il tema, mentre l’assessore ha parlato non solo di continuo monitoraggio della situazione ma anche della possibilità di ingresso della Regione nella compagine di Air Italy, brutto segnale a chi vuole disimpegnarsi facendogli capire che tanto alla fine si risolve tutto. È stato un grave errore, ha concluso, anche perché il dovere della Regione è quello cercare nuove soci per esplorare prospettive di sviluppo, senza ripetere gli errori del passato.
Il capogruppo del Pasd’Az, Franco Mula, annunciando il voto favorevole, ha messo in luce, in relazione alle dichiarazioni del collega Zedda, che qualche esponente dell’opposizione ha detto che il 51% potrebbe essere rilevato dalla Regione e quindi ci troviamo di fronte ad una contraddizione evidente. Ora siamo chiamati a trovare soluzioni per i lavoratori sardi, ha aggiunto Mula, assicurando il massimo impegno su questa vertenza molto complessa, perché la mole di debiti che gravava su Air Italy era nota da tempo e i segnali negativi erano piuttosto chiari.
Il consigliere Giuseppe Meloni (PD) ha tenuto a chiarire che l’ipotesi di intervento della Regione in Air Italy fatta ora è cosa diversa dall’averla prospettata un mese fa e l’assessore ha sbagliato. Forse si poteva fare qualcosa, ha sostenuto, e ne parleremo martedì senza dimenticare che in questi mesi sono successe diverse cose e la compagnia ha partecipato ai bandi della continuità. Come opposizione, ha ricordato, abbiamo sempre sollecitato un dibattito in Consiglio ma ora, vista l’urgenza, bisogna intervenire a sostegno dei lavoratori, che hanno visto la loro vita precipitare in poche ore, e sulla società, per congelare liquidazione e cercare altre strade.
Il consigliere Nico Mundula (FdI), citando i problemi prima della continuità territoriale e ora di Air Italy, ha definito la situazione complessiva sempre più grave con una compagnia entrata in crisi dopo appena un anno e un cambio di amministratore delegato, senza peraltro evitare perdite di circa 300 milioni. La crisi di questa compagnia viene quindi da lontano, ha aggiunto, ma adesso siamo chiamati a fare di tutto per salvare 500 lavoratori sardi che al momento rischiano di non essere protetti dalla cassa integrazione; la politica non può essere considerata la solita “vacca da mungere” ma sono in gioco diritti fondamentali meritevoli della massima tutela.
A nome della Giunta, la vice presidente Alessandra Zedda ha affermato che la liquidazione di Air Italy è arrivata come un fulmine a ciel sereno, anche se molte vicende ad essa collegate hanno radici molto più profonde. Dovremo lavorare molto velocemente in condizioni di emergenza, ha detto ancora, fermando la procedura di liquidazione ed evitando i licenziamenti, perché senza la presenza dell’azienda (anche sul piano formale) non si può nemmeno parlare di interventi di sostegno al reddito.
Per quanto riguarda lo sviluppo del sistema dei trasporti, ha proseguito la Zedda, siamo all’anno zero e il Governo deve non solo convocare subito le due Regioni coinvolte (Sardegna e Lombardia) ma occuparsi a fondo del mercato nazionale del trasporto nel Paese facendo investimenti strutturali, altrimenti continueremo a guadare il dito e non la luna e noi sardi ad essere abbandonati. L’assessore ha infine assicurato che al dibattito di martedì prossimo sarà presente anche l’assessore dei Trasporti Giorgio Todde, oggi impegnato a Roma.
Non essendoci altri iscritti a parlare, il presidente ha messo ai voti l’ordine del giorno che il Consiglio ha approvato all’unanimità con 44 voti.
Il capogruppo della Lega, Dario Giagoni, in qualità di relatore della maggioranza ha dunque illustrato all’Assemblea (dando lettura della relazione allegata al testo del provvedimento) il contenuto della proposta di legge n. 83 (Giagoni e più) che, con lo stralcio degli articoli, 1, 2, 3 e 4, per effetto dell’articolo 5 (modifiche alla legge regionale n. 4 del 2015) proroga i termini per la cessione delle quote della società Abbanoa SpA (detenute dalla Regione) agli Enti Locali e l’introduzione del consiglio di amministrazione in luogo dell’amministratore unico.
Il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, ha da subito mostrato contrarietà alla proposta di legge e ha ricordato il pronunciamento referendario del 2012 in favore della cosiddetta “acqua pubblica”. Agus ha auspicato un approfondito esame del funzionamento del sistema idrico in Sardegna, anche in sede di Quarta commissione.
Massimo Zedda (Progressisti) ha ribadito la validità del pronunciamento popolare e ha contestato:
Le “voci” su presunte perdite di bilancio in Abbanoa che arrivano da parte del socio Regione.
L’esponente della minoranza ha quindi raffrontato i servizi offerti dal gestore idrico sardo con quelli attuali per evidenziarne alcuni oggettivi miglioramenti. Sul piano prettamente politico, Zedda ha stigmatizzato la contraddittoria condotta dei Riformatori che, dopo aver proposto i quesiti referendari sul taglio dei consigli di amministrazione e la riduzione degli enti regionali, oggi, con l’assessore dei Lavori Pubblici, si mostrano favorevoli al ripristino del CdA in Abbanoa.
Il consigliere dei Progressisti, Antonio Piu, non ha mancato di evidenziare alcune gravi pecche nella gestione dell’acqua e ha parlato di “gestione non a favore dei cittadini sardi“, lamentando “l’assenza di acqua potabile nella città di Sassari” e invocando una gestione dei Comuni della società Abbanoa.
Il capogruppo LEU, Daniele Cocco, ha ribadito la necessità di un ruolo centrale degli Enti Locali nel governo della risorsa idrica e ha ricordato la battaglia del suo Comune (Bottida) per l’autogestione idrica e, per testimoniare la non sempre efficace gestione di Abbanoa, ha ricordato il caso Illorai:
Quando entrò nel sistema Abbanoa aveva un finanziamento per realizzare il depuratore che però non è mai stato realizzato, nonostante i fondi siano passati al gestore idrico e nel frattempo i cittadini paghino in bolletta la quota per la depurazione come la pagano i cittadini di Cagliari o Sassari.
Eugenio Lai (LEU) ha ricordato quella che a sua giudizio “è stata la positiva azione di risanamento, condotta nella precedente Legislatura, in favore di Abbanoa” e ha sottolineato la particolare condizione di difficoltà in cui è nata la società. L’esponente della minoranza ha quindi rimarcato il pronunciamento dell’Anac che, interpellato da 22 consiglieri regionali, ha certificato l’urgenza di riportare la governance e il controllo di Abbanoa in capo agli Enti Locali e non alla Regione.
Ma – ha aggiunto Lai – è anche tempo di far cessare un sistema nel quale le decisioni vengono assunte solo dal sindaco di Cagliari in accordo con la Regione.
L’assessore dei Lavori Pubblici, Roberto Frongia, ha rassicurato sulla volontà di salvaguardare il pronunciamento popolare in favore dell’acqua pubblica e si è detto favorevole all’ambito unico, affermando inoltre che: “il rinvio dei termini per il passaggio delle quote, dalla Regione ai Comuni sardi, va nel verso dell’interesse delle amministrazioni locali” («l’acquisizione delle quote comporta una serie di spese»).
L’assessore è entrato nel merito anche delle recenti dimissioni rassegnate dall’amministratore unico di Abbanoa («ha riconosciuto il fallimento della sua gestione quando ha dichiarato che ciò che era storto è rimasto storto») e ha denunciato “una generale disorganizzazione e situazione di autentico disordine in Abbanoa“. Frongia ha riconosciuto al centrosinistra “il merito di aver capitalizzato la società del sistema idrico sardo” ma ha elencato una serie di criticità gravi che vanno dalle “già sanzionate pratiche commerciali aggressive” fino alla “inadeguatezza delle strutture amministrative“.
L’assessore ha lamentato inoltre un conclamato ritardo nella spesa delle somme disponibili e destinate agli investimenti e ha concluso ipotizzando anche la creazione di una società in house per garantire l’acqua pubblica in Sardegna.
Massimo Zedda (Progressisti), intervenendo in sede di dichiarazione di voto per il passaggio all’esame degli articoli, ha contestato le dichiarazioni dell’assessore e ha ricordato che l’amministratore unico di Abbanoa è stato votato da 163 sindaci contro 15. Voto contrario è stato annunciato anche da Gianfranco Satta (Progressisti) ed Eugenio Lai (LEU), ma il passaggio all’esame degli articoli è stato approvato con 29 favorevoli, 13 contrari e 6 astenuti.
Aperta la discussione sull’articolo 5, il relatore Giagoni ha dichiarato parere contrario all’unico emendamento presentato (n. 1, Ganau e più), seguito dalla Giunta (parere conforme a quello del relatore), e il consigliere dei Progressisti, Massimo Zedda, ha proseguito nelle critiche verso il provvedimento e verso le dichiarazioni dell’assessore.
Il capogruppo del PD, Gianfranco Ganau, ha definito “ingiuste” le parole riservate dall’assessore all’amministratore unico di Abbanoa e ha auspicato tempi rapidi per il passaggio delle quote dalla Regione ai Comuni.
Chiediamo – ha concluso l’esponente della minoranza – il voto segreto sull’emendamento che parifica la rappresentanza dei comuni “una testa, un voto” in seno ad Abbanoa.
Eugenio Lai (LEU) ha dato lettura di ampi stralci della nota dell’Anac («sistema idrico non in linea con l’housing provider per mancanza di controllo analogo») per affermare che il testo di cui si chiede l’approvazione “viola il pronunciamento dell’autorità anticorruzione“.
Non riportate Abbanoa indietro di venti anni – ha concluso Lai.
Gianfranco Satta (Progressisti) ha ribadito le critiche sulla contraddittoria condotta politica del partito che in Giunta esprime l’assessore dei Lavori Pubblici, i Riformatori, e ha sollevato il tema dell’assenza del parere del Consiglio della autonomie locali. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del capigruppo dei Progressisti, Agus, che si è detto certo dell’impugnazione della norma, qualora approvata senza modifiche.
Posto in votazione l’articolo 5 è stato approvato con 30 sì, 13 contrari e 5 astenuti. Il capogruppo PD, Ganau, ha ribadito la richiesta di votazione a scrutinio segreto per l’emendamento n. 1 che è stato respinto con 28 contrari, 15 favorevoli e 5 astenuti.
Aperta la discussione sull’articolo 6 (Entrata in vigore), il consigliere Massimo Zedda (Progressisti) ha dichiarato voto contrario e ha invitato la Giunta e la maggioranza a “non procedere con l’approvazione del provvedimento“. Il capogruppo dei Riformatori, Michele Cossa, è intervenuto sull’ordine dei lavori, per lamentare il mancato rispetto degli accordi assunti in sede di conferenza dei capigruppo sulla celerità dei lavori, per l’approvazione delle proposte di legge all’ordine del giorno.
Francesco Agus (Progressisti) ed Eugenio Lai (LEU) hanno ribadito la correttezza della condotta in Aula delle opposizioni, supportati anche dalla capogruppo 5 Stelle, Desirè Manca. Posto in votazione l’articolo 6 è stato approvato con 29 favorevoli, 13 contrari e 6 astenuti.
Il vicepresidente del Consiglio, Giovanni Antonio Satta, ha quindi annunciato la votazione del testo finale e, dopo la dichiarazione di voto contrario dei consiglieri Massimo Zedda (Progressisti) e Alessandro Solinas (M5S), ne ha proclamato l’approvazione con 27 favorevoli, 13 contrari e 6 astenuti.
Successivamente il vicepresidente del Consiglio, Giovanni Antonio Satta, ha messo in discussione la seconda parte della proposta di legge n. 83 che, modificando alcune leggi in vigore in materia urbanistica, propone di mantenere le strutture amovibili nei litorali oltre la stagione balneare e il loro posizionamento per l’intero anno solare al fine di favorire la destagionalizzazione turistica.
Si è ritenuto doveroso intervenire per migliorare la norma quale naturale conseguenza all’estensione di 15 anni delle concessioni demaniali, prevista dalla legge di bilancio n. 145 del 30 dicembre 2018 – ha spiegato il relatore di maggioranza Dario Giagoni –, la modifica alla legge regionale n. 45 del 1989 (Norme per l’uso e la tutela del territorio regionale) si rende necessaria per consentire modifiche agli strumenti urbanistici vigenti riguardanti nello specifico la pianificazione dell’utilizzo del litorale (PUL), ancorché gli stessi strumenti urbanistici non siano stati ancora adeguati al PPR. Inoltre a partire dall’approvazione della norma, anche in assenza di PUL, le strutture autorizzate con titolo concessorio demaniale, permangono invariate per posizionamento, superficie, oggetto e utilità turistico-ricreative esercitate sino alla scadenza dello stesso.
Riguardo alla modifica della legge che offre la possibilità agli operatori turistici di posizionare le strutture sui litorali per l’intero anno solare, Giagoni ha spiegato che l’operazione sarà possibile:
A condizione che l’operatore programmi e comunichi entro il 31 ottobre di ciascun anno un minimo di 10 mesi di operatività sui 12 mesi successivi. L’efficacia delle autorizzazioni edilizie e paesaggistiche relative a strutture di facile rimozione a servizio della balneazione avrà durata pari a quella della concessione demaniale e comunque fino al perdurare della relativa esigenza.
Per il gruppo dei progressisti è intervenuta la consigliera Maria Laura Orrù:
È un tema importante e delicato che merita grande attenzione – ha detto Orrù –, oggi invece arriva in Aula un testo scritto male. Far credere ai balneari che questa norma cambierà la loro vita è pericoloso. Questo testo verrà sicuramente impugnato, il rischio è che i chioschi vengano dichiarati abusivi e che questo avvenga durante la stagione estiva. Una norma ordinaria regionalie non può scavalcare norme di carattere sovraordinato come il PPR e le leggi europee. Noi suggeriamo di approvare prima i Pul, altrimenti i chioschi, senza autorizzazione, potrebbero essere dichiarati abusivi. Abbiamo presentato per questo uno specifico emendamento. Non è possibile inoltre prevedere con norma ordinaria una limitazione dello ius variandi. Il rischio è una violazione del principio di sussidiarietà sancito della Costituzione. Noi oggi stiamo andando ad approvare una legge che verrà sicuramente impugnata. Eviterei di far credere che sia un intervento risolutivo.
D’accordo con la proposta di legge si è dichiarato il consigliere Giuseppe Meloni (PD):
È un tema che mi sta particolarmente a cuore. Per questo avevo presentato la proposta di legge n. 54, ritenuta così giusta che la Giunta regionale l’ha riproposta in una parte di variazione di bilancio poi stralciata in Commissione. Nella proposta di legge 83 si è ricorso a un escamotage per non proporre un testo unificato. Questo perché la maggioranza vuole arrogarsi il merito di una legge che sta a cuore a tutti – ha sottolineato Meloni – una volta divisa la legge in due parti si sarebbe dovuta ripescare la mia proposta di legge che aveva contenuti migliori rispetto al testo proposto oggi all’esame dell’Aula. La nostra iniziativa legislativa aveva lo stesso obiettivo. Era rivolta in particolare alle strutture collocate nell’area retrodemaniale. Ci preoccupavano queste strutture perché per quelle situate in area demaniale era già intervenuta la legge nazionale di stabilità. La nostra proposta cercava di evitare un conflitto di competenze con i comuni. Inoltre era più attenta alla pianificazione comunale e cercava di non imporre limitazioni. Una differenza di approccio ideologico anche se la finalità perseguita è la stessa: garantire la destagionalizzazione tenendo aperte le strutture anche nei mesi di spalla.
Favorevole alla proposta di legge anche Michele Cossa (Riformatori):
Abbiamo lavorato insieme ai colleghi della Lega al testo. Un provvedimento che, insieme a quello di ieri sulla rimozione della Posidonia, interviene a migliorare la fruizione dei litorali della Sardegna portando importanti benefici all’economia sarda – ha detto Cossa –, noi vogliamo aiutare chi lavora, non gli attentatori dell’ambiente. Alcune norme riferite ai Pul sono state stralciate. Su questo punto è utile che intervenga la Regione con una disciplina transitoria che, in attesa dei piani dei Comuni, permetta agli operatori turistici di lavorare.
Rivolto all’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna, il consigliere Cossa ha infine invitato la Giunta ad approvare quanto prima il Piano edilizio unico.
Gianfranco Satta (Progressisti), rivolto al relatore della legge Dario Giagoni, ha ironicamente detto:
La Corte Costituzionale la ringrazierà perché conquisterà il primato delle leggi impugnate – ha detto Satta –, questa legge pretende di intervenire con i Pul in deroga ai Puc. Credo che la Consulta non lascerà spazi di competenze alla Regione Sardegna. Tutte le modifiche introdotte in questa legge sono in contrasto con le attuali norme che regolano il settore e per questo sarà impugnata. Non si possono anteporre interessi particolari a interessi collettivi.
Stesso giudizio negativo da parte del consigliere dei progressisti, Massimo Zedda:
L’impianto normativo esistente in materia urbanistica è sempre lo stesso, non è mai stato modificato in questi anni – ha ricordato Zedda –, vi è stato suggerito da più parti di evitare di entrare in conflitto con la normativa vigente ma non avete accettato consigli. La Regione non può legiferare su materie sulle quali non ha potestà. Immagino che ci sia stata un’interlocuzione con il Ministero ma credo che tutto questo non sia stato fatto.
Il rappresentante della minoranza ha poi proseguito parlando di inapplicabilità della legge proposta:
Se si fosse fatta una legge rivolta a luoghi specifici, procedendo prima a un attento monitoraggio, si sarebbe potuta scrivere una norma caso per caso. Si pensa invece di superare le leggi urbanistiche. Questa legge è destinata ad essere impugnata perché inapplicabile.
Zedda, infine, ha contestato un altro aspetto del provvedimento in esame:
Non consente agli imprenditori di competere su un bene che insiste su un terreno demaniale. Questo non fa bene all’economia perché non favorisce la libera concorrenza. Nessuno si sognerebbe di competere con strutture che pagano una concessione su un’area demaniale di 4.500 euro all’anno.
Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha rincarato la dose:
Non state facendo un favore agli operatori. A fine aprile potrebbe arrivare una doccia fredda. Questo testo non dà certezze ai lavoratori e rischia di aumentare i costi – ha detto Agus –, guardate cosa succede a Cagliari nella spiaggia del Poetto dove un sistema di regole chiaro, il Pul, ha dato sicurezza agli operatori e aumentato la qualità di vita dei cagliaritani. I chioschi sono i regola e i concessionari dormono sonni tranquilli. Sono le regole a creare sviluppo, i sotterfugi creano invece difficoltà a chi vorrebbe beneficiarne.
Agus ha poi lanciato un monito alla maggioranza:
Siamo su un terreno minato. Queste norme sono spesso soggette a impugnazione perché esistono norme sovraordinate molto rigide come il Codice Urbani. Questa legge sembra scritta da un nemico degli operatori balneari. Il segreto per non farsi impugnare le leggi è evitare di fare norme generali e prevedere invece interventi mirati in deroga. I ministeri sono più tolleranti su norme più puntuali: dire che si aumentano le cubature dovunque è un lampione acceso, dire invece che le strutture amovibili restano in piedi per un tempo determinato è ben altra cosa. C’è il precedente della norma sui litorali urbani.
Il vicepresidente Satta ha quindi dato la parola all’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna per la replica:
È un provvedimento fatto con scienza e coscienza, mandato avanti senza consultare le procure della Repubblica. È una legge che rispetta la sovranità dell’Aula: le norme non le fanno i procuratori ma i legislatori. È una legge giusta che porta equilibrio in un settore dove regnava il disordine – ha detto Sanna –, è una norma che riporta giustizia. Noi vogliamo dare la possibilità agli imprenditori di offrire un servizio ai cittadini e ai turisti per tutto l’anno.
Terminata la discussione generale, l’aula ha approvato il passaggio agli articoli per alzata di mano.
Si è passati quindi alla discussione dei singoli articoli. Per dichiarazioni di voto sul titolo della legge è intervenuto il consigliere Massimo Zedda, che si è detto contrario:
Non si può parlare di modifiche di leggi in materia di piano di utilizzo dei litorali. In questo caso voi state modificando i Puc.
Il titolo è stato quindi approvato.
Sull’articolo 4 “Modifiche alla legge regionale n. 45 del 1989 (Piano di utilizzo dei litorali)“, il presidente Satta, acquisiti i pareri della Commissione e della Giunta, ha aperto la discussione dando la parola ancora al consigliere Massimo Zedda:
Si può intervenire sull’aumento delle volumetrie come abbiamo fatto a Cagliari nella fascia dei 300 metri – ha detto Zedda –, adesso i chioschi della spiaggia del Poetto hanno i bagni interni, spogliatoi per disabili, spazi ampliabili per la stagione estiva. Ma lo si è potuto fare con regole certe, basta applicarsi. Suggerirei all’assessore all’Urbanistica di non spendersi troppo su questa legge. Rischia di fare una brutta figura. Questa norma, anziché creare posti di lavoro, potrebbe causare la perdita di occupazione.
Giudizi condivisi dalla consigliera Maria Laura Orrù (Progressisti):
Si rischia di creare sui litorali una barriera che mai sarà legittimata da autorizzazioni paesaggistiche – ha detto Orrù –, fate vostri i suggerimenti dell’on. Zedda che su questo tema ha avuto un’esperienza diretta lavorando molto bene sul litorale cagliaritano, con l’approvazione del Pul, e creando un fiore all’occhiello per la città. La mia paura è che qualcuno voglia avvallare le furberie. Avere chioschi di grandi dimensioni è un problema in caso di approvazione dei Pul ma è la migliore cosa da fare se si vogliono valorizzare i litorali. Altrimenti si rischia di dare un via libera a tutto e si fa credere che le regole possono essere violate.
Anche Eugenio Lai (LEU) ha contestato l’emendamento n.26:
È un emendamento improponibile perché obbliga i comuni costieri a rilasciare nuove concessioni demaniali marittime o ad autorizzare l’ampliamento di concessioni già esistenti – ha detto Lai –, è una cosa assurda, invito i proponenti a ritirare questo obbrobrio.
D’accordo anche il capogruppo del PD, Gianfranco Ganau:
L’emendamento n.26 va ritirato. Non può esserci l’obbligo dei comuni a rilasciare nuove concessioni demaniali. Non esiste la possibilità di presentare contemporaneamente le domande a comuni e Regione – ha detto Ganau – va contro le norme sovraordinate. È un abominio, mi stupisce che commissione e assessorato abbiano dato parere favorevole.
Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha bocciato senza mezzi termini la decisione della maggioranza di presentare l’emendamento n.26:
L’accordo era quello di discutere la legge evitando di convincerci a vicenda – ha affermato Agus –, non immaginavo che potesse essere presentato un emendamento come questo. O questo emendamento sparisce ora o ci mettiamo comodi e ci stiamo ad ascoltare fino a tarda notte. Siamo pronti a discutere di tutto.
Ad Agus ha replicato il consigliere del Psd’Az e primo firmatario dell’emendamento n.26, Giovanni Satta:
Non fate i professori – ha detto rivolto alla minoranza – siete gli stessi che hanno consentito di fare al Poetto strutture stabili. Mi vergogno a vivere in un’Isola dove non c’è una concessione in grado di accogliere i disabili. Il senso di questo emendamento è costringere chi ha le concessioni a prevedere punti d’accesso in spiaggia per i disabili. Ritiro l’emendamento e mi impegno a riproporlo nel Piano Casa.
In difesa di Satta è intervenuto il capogruppo sardista Franco Mula:
A questo punto non ci sono più accordi. Volevo intervenire per correggere l’emendamento ma non me lo avete permesso. La finalità era quella di prevedere un accesso per i disabili. Credo che possa essere condivisa.
Il presidente Satta ha quindi messo in discussione l’emendamento n.11. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di LEU, Daniele Cocco:
Noi vogliamo rispettare gli accordi – c’è stata un’incomprensione. L’on. Satta non è in malafede. Adesso la questione è chiarita, si rispettino gli accordi.
Anche Massimo Zedda ha chiarito la sua posizione:
Si è creato un equivoco che adesso è superato, però non si usi l’argomento della disabilità. È già previsto dalla legge.
Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus:
Voglio capire se l’ordine del giorno rimane quello concordato – ha detto Agus –, l’emendamento n.26 è stato ritirato e non possono essere presentati emendamenti orali. Occorre chiarire come vogliamo andare avanti.
Ha quindi preso la parola il capogruppo dei Cinque Stelle, Desirè Manca:
Finora non siamo intervenuti – ha detto Manca –, voglio credere alla buona fede del collega Giovanni Satta che nella foga ha sbagliato a presentare un emendamento con un errore evidente. Non mi preoccupa questo. Ciò che è scioccante è il parere favorevole dato dall’assessore Sanna a un emendamento evidentemente irricevibile. Lei è un assessore della Regione Sardegna e ha il dovere di mostrare più attenzione.
Messo in votazione l’emendamento n. 11 (Orrù e più) è stato respinto con 28 voti contrari, 6 a favore e 11 astenuti.
Respinti in rapida successione anche gli emendamenti n. 12, 13, 14, 15, 16, 17, 27, 2, e 3. Approvato con votazione elettronica anche il testo dell’articolo 4. Bocciati invece gli emendamenti aggiuntivi n.1, 18, 19, 20, 21, 22 e 23 mentre ha ottenuto il via libera l’emendamento n.25 (Salaris e più) che stabilisce che:
In assenza del piano dei litorali e nelle more della loro applicazione, le amministrazioni che abbiano proceduto a creare aree destinate alla pratica sportiva e all’accesso dei cani possano essere affidate in gestione ad associazioni sportive e senza scopo di lucro.
Il Consiglio è quindi passato all’esame delle dell’art.4 bis sul quale è stato dato parere favorevole agli emendamenti n.24 e 28 presentati dall’opposizione.
Dopo aver respinto gli emendamenti n. 5, 6, 7, 8 e 9, l’Aula ha approvato l’emendamento n.24 (Ganau e più) che sostituisce le parole “al servizio della balneazione” con le parole “a scopo turistico ricreativo” nel comma 1 lettera a).
Via libera anche all’emendamento n.28 che sopprime le parole “e comunque” al comma 1 lettera a).
Il Consiglio ha quindi dato il via libera al testo dell’articolo 4 bis “Modifiche alla legge regionale n. 8 del 2015 (Posizionamento delle strutture al servizio della balneazione)” e all’articolo 6 “Entrata in vigore”.
Il presidente Satta ha quindi messo in votazione il testo finale della legge. Per dichiarazione di voto è intervenuto il consigliere della Lega, Michele Ennas, che dopo aver ringraziato Commissione e asessore ha annunciato il voto a favore del gruppo della Lega.
È poi intervenuto il consigliere Stefano Tunis (Misto):
Sono stato io a concordare l’ordine dei lavori. Noi rispettiamo la parola. Gli impegni si mantengono anche quando è difficile mantenerli.
Per dichiarazioni di voto è intervenuto il consigliere dei Cinque Stelle, Roberto Li Gioi, che ha annunciato l’astensione del suo gruppo:
Siamo dalla parte dei balneari e, in linea di principio, favorevoli a mantenere in piedi le strutture senza smontarle – ha detto Li Gioi –, questa legge però così come è concepita rischia di trasformarsi in un boomerang.
Il consigliere dei Progressisti, Massimo Zedda, ha annunciato il suo voto contrario:
Da sindaco di Cagliari mi sono battuto per dare certezze agli operatori e per il superamento della temporaneità. Io avrei agito caso per caso. A Buggerru, per esempio c’è una forte presenza di surfisti in tutti i periodi dell’anno. Mi sarei occupato di questi casi senza entrare nelle materia urbanistica.
Voto contrario ha dichiarato anche il consigliere Maria Laura Orrù (Progressisti):
Da sportiva sono abituata ad esultare solo dopo essere arrivata al traguardo – ha detto –, in questo momento siamo ai nastri di partenza. Il testo presenta molti vizi, aspetterei prima di esultare.
A favore del provvedimento si è schierato invece il consigliere Giovanni Satta (Psd’Az), che ha voluto fare chiarezza sull’emendamento n.26 presentato e poi ritirato:
Volevo eliminare le barriere architettoniche presenti nelle spiagge, solo la Liguria ha una legge ad hoc – ha detto Satta –, probabilmente l’emendamento conteneva errori, ma l’assessore Sanna non ha nessuna responsabilità. Mi impegno a presentare un nuovo testo da allegare al Piano Casa.
Il vicepresidente Giovanni Antonio Satta ha quindi messo in votazione il testo finale della legge che ha ottenuto il via libera con 28 voti a favore, 8 contrari e 9 astenuti.
I lavori del Consiglio riprenderanno martedì prossimo 18 febbraio alle ore 10,30. Primo punto all’ordine del giorno la mozione sulla vertenza Air Italy.