Proprio uno di questi casi ha creato un certo disorientamento sul finire della stagione estiva agli operatori del settore turistico e balneare sardo, combattuti su quale termine dovessero rispettare per la rimozione dei manufatti leggeri su superficie demaniale.
La Legge di Bilancio 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145, recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021”), in vigore dal 1 gennaio 2019, ha comportato anche degli interventi sulla materia delle concessioni demaniali marittime, a seguito delle lunghe vicissitudini giudiziarie legate alla Direttiva Bolkenstein che richiamarono l’attenzione del Consiglio di Stato e dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
La cosiddetta “Finanziaria” ha consentito ai titolari di concessioni demaniali marittime e punti di approdo con finalità turistico ricreative di mantenere installati i manufatti amovibili (cioè che possono essere spostati per loro natura) fino al 31 dicembre 2020, ossia la data di scadenza della proroga delle concessioni che erano già in essere al 31 dicembre 2015. Lo si è dovuto all’attesa di un riordino della materia che, però, stenta ad arrivare.
Si tratta di “manufatti leggeri” (anche prefabbricati) e di strutture di qualsiasi genere – come ricordato da Gabriele Gerbotto, esperto di manutenzione per Reviewbox – quali roulotte, camper, case mobili, imbarcazioni, che siano utilizzati come abitazioni, ambienti di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili. Fatta eccezione per quelli diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee o che sono ricompresi in strutture ricettive all’aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti, previamente autorizzate sotto il profilo urbanistico, edilizio e paesaggistico secondo le norme regionali di settore.
L’argomento è stato motivo di accesa polemica politica in Consiglio Regionale tra gli opposti gruppi politici di Psd’Az (Partito Sardo d’Azione) ed i Progressisti: dal 2017 l’impianto normativo della Sardegna prevedeva che il posizionamento delle strutture a servizio della balneazione fosse ammesso senza limiti temporali nei litorali urbani, mentre era consentito negli altri casi solo nel periodo compreso tra aprile ed ottobre.È evidente che questa diversità tra le regole nazionali e quelle regionali avrebbe conflitto, costringendo i titolari delle concessioni a rimuovere tutto durante il periodo invernale oppure ad avventurarsi in lunghi e costosi procedimenti giudiziari
Sul finire del periodo ammissibile nella nostra regione il Psd’Az, per il tramite del suo capogruppo in Consiglio Regionale Franco Mula, aveva tentato di porre rimedio all’incongruenza proponendo un emendamento alla legge di bilancio regionala alla quale si sono opposti i Progressisti. Proprio a poche ore il termine, infatti, è stato sufficiente che l’Assessorato agli Enti locali modificasse l’ordinanza balneare per la Sardegna per allinearsi alla normativa nazionale: i manufatti amovibili possono restare al loro posto fino alla fine del 2020.
Ora, come suggerito dalla Lega, sarà interessante riflettere sul riordino delle norme sull’utilizzazione del territorio per permettere agli operatori balneari di destagionalizzare.