S’intitola “Animalesse” la raffinata e avvincente antologia di “storie di animali in prosa, in poesia, in musica” interpretata con intelligenza e verve da una straordinaria Lucia Poli (che firma anche drammaturgia e regia), protagonista DOMANI (sabato 15 febbraio) alle 21 al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo, per approdare domenica 16 febbraio alle 21 al Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer, lunedì 17 febbraio alle 21 al CineTeatro “Olbia” di Olbia e infine martedì 18 febbraio alle 21 al Teatro Comunale “Nelson Mandela” di Santa Teresa Gallura sotto le insegne della Stagione 2019-2020 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
Una pièce originale e coinvolgente in cui la celebre attrice presta volto e voce alle creature dell’immaginario – gatte, topastre, asine, scarafaggette e altre “bestiole, bestiacce e bestioline”, tutte rigorosamente al femminile – disegnando così un’affascinante galleria di personaggi grotteschi e surreali per uno sguardo diverso sulle stravaganze, i comportamenti e le passioni, o le “follie di un’umanità vista dal basso o dall’alto, ma comunque da un’insolita prospettiva, tra vizi e (rare) virtù.
Sotto i riflettori – insieme a Lucia Poli – anche la musicista Rita Tumminia che eseguirà all’organetto la colonna sonora del viaggio onirico e fantastico tra le righe di autori come Aldo Palazzeschi e Stefano Benni, la regina del noir Patricia Highsmith e la pittrice e scrittrice Leonora Carrington, tra le evocative illustrazioni di Giuseppe Ragazzini con il disegno luci di Henry Banzi in un incantevole ma anche “istruttivo” intreccio di parole e note – fra letteratura e teatro (produzione Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi/ Centro di Produzione Teatrale Firenze).
“Animalesse” propone un curioso “bestiario” moderno in cui le protagoniste si raccontano mettendo l’accento sulle differenze e sulle inevitabili incomprensioni tra le diverse specie – e in particolare con la razza umana – per un excursus nel Novecento dove la dimensione ludica e il carattere umoristico e paradossale delle vicende si tingono talvolta di pathos drammatico fino a sfiorare le corde dell’inquietudine – e i territori dell’incubo. Una “sinfonia” di voci animalesche con timbri e accenti differenti per un sapido affresco della società dove l’agire dei singoli individui – e delle folle – viene analizzato accuratamente, con bonomia o spietata lucidità, dai vicini che in città come in campagna condividono, quali “invisibili” testimoni, gli stessi spazi e spesso subiscono le conseguenze di imprudenze e eccessi di quegli strani bipedi convinti chissà perché di essere al centro dell’universo – o addirittura creati “a immagine e somiglianza” di Dio.
Focus sulle “eroine” antropomorfe delle novelle di Aldo Palazzeschi, poeta e scrittore e personalità di spicco tra le avanguardie della feconda temperie culturale del primo Novecento, dall’estro funambolico e sulla indimenticabile “Topastra” come sulle altre figure femminili a due o quattro (o più) zampe messe in versi e in prosa da Stefano Benni. E ancora sulle trame avvincenti e ricche di suspense di Patricia Highsmith – autrice di “Delitto per Delitto” e de “Il talento di mister Ripley” ma anche di una raccolta di “Delitti Bestiali” (The Animal Lover’s Book of Beastly Murder) e dell’artista surrealista Leonora Carrington che narra in forma allegorica e simbolica la ribellione di una giovane donna contro le regole e le convenzioni e soprattutto i modelli dell’alta borghesia.
Lucia Poli – raffinata e poliedrica interprete, attrice di teatro con all’attivo un’intensa carriera oltre a rare ma felici apparizioni al cinema e in televisione – fin dagli Anni Settanta – da “Andare e venire” di Giuseppe Bertolucci con Laura Betti, a “Strana storia del dottor White e del signor Black” di Norman Mozzato accanto al fratello Paolo e a Milena Vukotic (dal romanzo di Robert Louis Stevenson), ai grandi sceneggiati – come “I tre moschettieri” diretto da Sandro Sequi, “Le affinità elettive” con la regia di Gianni Amico e “Ma che cos’è questo amore” di Ugo Gregoretti che l’ha diretta anche in un suggestivo “Viaggio a Goldonia” nel segno di Carlo Goldoni a “Faccione”, film d’esordio di Christian De Sica, “Albergo Roma” di Ugo Chiti che le è valso un Nastro d’Argento e “Gostanza da Libbiano” di Paolo Benvenuti, in cui interpreta la protagonista (Premio speciale della giuria al Festival di Locarno). Sul grande schermo è nel cast di “La tigre e la neve” di Roberto Benigni, “Non c’è più niente da fare” Emanuele Barresi, “Le ombre rosse” di Citto Maselli, “La doppia ora” di Giuseppe Capotondi e “Pazze di me” di Fausto Brizzi, e pure dei film tv “Il padre delle spose” e “Miacarabefana.it” di Lodovico Gasparini con il “sequel” “S.O.S. Befana” di Francesco Vicario con Veronica Pivetti.
La sua più grande passione resta però il teatro, dove ha esordito con pièce come “La festa” oltre agli spettacoli “Apocalisse” e “Femminilità”, “Paradosso” – dalle poesie di Aldo Palazzeschi e “Cane e gatto” realizzati insieme all’istrionico e vulcanico Paolo Poli, suo fratello maggiore, con cui condivide il talento e la leggerezza, quella meravigliosa capacità di trattare argomenti delicati e scottanti come di affermare tremende e ineludibili verità con l’ironia pungente e soave e tutta la pericolosa l’innocenza dell’enfant terrible. Sulla scena dell’avanguardia romana, Lucia Poli dà vita alla sua compagnia e porta in scena le pièces originali da lei scritte e interpretate, in cui si fondono cultura e impegno, una spiccata sensibilità “femminista” e una grande attenzione alle questioni sociali: da “Liquidi” a “Passi falsi”, “C’era una volta” e “Donne in bianco e nero”, e ancora “Sorelle d’Italia”, “Deliziosi veleni” e “Antologia in attesa di una catastrofe”. “Per Dorothy Parker” è un omaggio alla scrittrice e poetessa statunitense, mentre ne “Il diario di Eva” da Mark Twain racconta “come Darwin ci cacciò dall’Eden” e tra i suoi esperimenti teatral-letterari spicca anche la trasposizione de “Il Libro Cuore ed altre storie” – in collaborazione con Angelo Savelli, che firma la regia e “con il contributo” di Edmondo De Amicis e Stefano Benni, per un ritratto del Belpaese tra passato e futuro.
“Animalesse” è il titolo emblematico della pièce che farà risuonare nell’Isola le testimonianze “illuminanti” delle creature fantastiche e surreali nate sulla carta e trasfigurate sulla scena, nella performance travolgente di una camaleontica Lucia Poli, capace di assumere tratti e movenze di una moltitudine di “bestioline” seducenti e inquietanti, gentili e pericolose, per un elegante e imperdibile divertissement teatrale.
“Animalesse” è un curioso gioco di fantasia dove gatte, topastre, asine, scarafaggette, bestiole, bestiacce e bestioline, tutte rigorosamente al femminile, parlano allegramente e si raccontano in tutta libertà. A dar voce e corpo alle “animalesse”, in questo stravagante monologo dalle mille protagoniste, è il talento eclettico e magnetico di Lucia Poli, che si trasforma in mille corpi e mille voci: dal sussurro sommesso al vocione grottesco, la sua potenza affabulatoria non lascia scampo, e trascina lo spettatore in una bizzarra e rocambolesca esplorazione dell’universo “in rosa”, secondo una consuetudine cara all’attrice fiorentina. Un divertissement eccentrico e raffinato che percorre, zampettando qua e là, la poesia e la prosa del Novecento.
Stefano Benni apre e chiude lo spettacolo: all’inizio con due brevi poesie surreali e alla fine con un racconto dalle pennellate fulminanti sul mondo contemporaneo. C’è poi la zampata beffarda di un grande autore toscano come Aldo Palazzeschi che ha dedicato tante novelle e poesie agli animali domestici, descrivendoli dotati di vizi e di virtù simili a quelli umani. Segue l’inquietante scrittura di Patricia Highsmith, una giallista di razza che in alcuni racconti si mette dal punto di vista dell’animale che osserva l’uomo, spiazzando completamente il lettore e in questo caso lo spettatore. Numerose figure di animali popolano la produzione letteraria e pittorica di Leonora Carrington: qui, in un suo breve racconto, la lotta al conformismo diventa eccesso fantastico facendo piombare l’atmosfera in un vero e proprio noir.
Rita Tumminia, con il suo organetto, accompagna e commenta molte di queste narrazioni; momenti di intermezzo in assoluta autonomia, con l’interpretazione e l’arrangiamento di canzoni famose che ci ricordano qualche animaletto. L’impianto visivo dello spettacolo è affidato al pittore, scenografo e visual-artist Giuseppe Ragazzini che ha elaborato disegni e animazioni originali.
Con “Animalesse” Lucia Poli continua quell’interessante dialogo tra Teatro e Letteratura che caratterizza da sempre il suo personale e originale percorso artistico e che, nei dodici anni di sodalizio con Pupi e Fresedde, l’ha vista cimentarsi con le pagine letterarie di Giovanni Boccaccio, Aldo Palazzeschi, Stefano Benni, Mark Twain, Edmondo De Amicis, Oscar Wilde e Éric-Emmanuel Schmitt.