Riteniamo – proseguono i Riformatori – che i beni culturali presenti a Porto Torres siano importanti per un progetto di sviluppo proiettato verso il futuro. Crediamo inoltre che, nel rispetto dei rispettivi compiti istituzionali, gli Uffici Periferici del MiBACT debbano essere fra gli attori del nostro progetto. Pertanto risulta indispensabile condividere un piano che preveda il rientro e l’esposizione a Porto Torres del gladio e delle grandi statue marmoree rinvenute nell’area urbana fra le quali quella di Ercole. Tornando alla sede – spiegano i Riformatori – constatiamo il nefasto risultato di un lento e inesorabile declino determinato da una serie di fattori.
Franco Satta e Rossana Carbone intendono evidenziare la:
Forte preoccupazione per il futuro del nostro preziosissimo patrimonio archeologico: infatti, in assenza di un presidio per la sorveglianza e la prevenzione dei resti archeologici della Colonia Romana di Turris Libisonis, ci domandiamo come potrà essere garantita la tutela di una situazione complessa determinata dalla presenza di una città pluristratificata. Ma soprattutto – proseguono – ci chiediamo che fine farà la Società ALES che si occupa, per conto della Soprintendenza, dei restauri dei monumenti dell’area archeologica con un impegno economico da parte dello Stato di un investimento annuale di oltre quattrocentomila euro? Questo, a parere nostro, è frutto di una sottovalutazione di un problema derivante anche dall’assenza di un accordo fra il Polo Museale della Sardegna, la Soprintendenza ABAP per le prov. di SS e NU e il Comune di porto Torres. Una convenzione, per quanto più volte sollecitata, non è stata mai sottoscritta».