Nel caso particolare del Interferone Alfa 2b Umano Ricombinante, creato da scienziati del Centro d’Ingegneria Genetica e Biotecnologia (CIGB) nella seconda metà degli anni ‘80 del secolo scorso, sino al 26 di marzo sono giunte a questa istituzione che appartiene al gruppo d’imprese Bio CubaFarma le richieste di 45 paesi di diverse zone geografiche del pianeta con il fine di incorporarlo ai loro arsenali terapeutici contro la pericolosa malattia, considerando i positivi risultati del suo uso osservati in Cina, Cuba e altre nazioni. Dalla sua introduzione, tre decenni fa, nel sistema nazionale di salute di Cuba, questo prodotto, , evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha mostrato la sua efficacia e sicurezza nella terapia delle malattie virali come l’Epatite B e C, l’Herpes Zoster e il VIH/Aids.
La sua scelta, fatta dalle autorità mediche della Cina, d’usarlo contro il nuovo coronavirus, obbedisce al fatto che in maniera generale questi virus diminuiscono la produzione naturale d’interferone nell’organismo umano e il farmaco cubano è capace di supplire qualsiasi deficienza, rinforzando il sistema immunologico dei pazienti colpiti dalla malattia respiratoria.
Grazie a un trasferimento tecnologico fatto dal CIGB al paese asiatico, nel 2003 fu creata l’impresa mista cinese – cubano Chang Heber, con sede nella città di Changchun. Dieci anni dopo è stato inaugurato un moderno impianto che attualmente fabbrica un ampio assortimento di prodotti biotecnologici, creati nell’Isola Grande delle Antille, includendo l’Interferone Alfa 2b Umano Ricombinante. Questo farmaco ha ricevuto nel 2012 il Premio Nazionale d’Innovazione Tecnologica assegnato dal Ministero di Scienza, Tecnologia e Ambiente (Citma), e il Premio Nazionale di Salute nel 2013.