È da meravigliarsi che l’uso di queste delicatezze sia giunto fino all’esercito, perché invero le aquile e le insegne polverose richiedono altri custodi. Tuttavia è vero che le aquile corrotte da questo premio hanno soggiogato il mondo.
Così scriveva Plinio, scandalizzato dal fatto che nell’Impero Romano anche i maschi si curassero al pari delle donne, ma riconoscendo nel contempo che combattessero bene, come diceva anche Cesare. E se si profumavano, massaggiavano e truccavano i soldati, figurarsi cosa potevano fare i civili!
Bellezza e cosmesi nella Civiltà Romana
Gli antichi Romani, infatti, ispirati dalla Civiltà Greca e dai suoi ideali di bellezza, erano molto attenti alla cura del corpo: il modello della bellezza femminile nell’antica Roma era incentrato su una figura dall’incarnato chiaro e dalle forme generose.
Cura della pelle
Le donne delle famiglie più abbienti si dedicavano a lunghi bagni utilizzando come detergenti creta o farina di fave, esfoliazioni della pelle, depilazione con una pasta a base di olio, pece, resina e sostanze caustiche, e massaggi, soprattutto con olio d’oliva. Poppea divenne famosa per i suoi bagni nel latte d’asina, utili per rassodare e ammorbidire la pelle.
Lupini, miele e legumi costituivano la base di diverse maschere di bellezza citate da Plinio, Galeno, Ovidio, che le esigenti Romane utilizzavano in particolare la notte o prima dell’applicazione del trucco: la pelle veniva schiarita con la nivea cerussa, gli occhi scuriti con l’antimonio, guance e labbra colorate con l’alcanna, con succo di more o con il solfuro di arsenico, tra l’altro molto pericoloso.
Cura dei capelli e dei denti
I capelli venivano spesso infoltiti con altri posticci e acconciati con riccioli sovrapposti, i denti strofinati con polvere di corno, l’alito profumato con il prezzemolo e imperfezioni nascoste dietro finti nei.
Oltre alle molteplici tecniche per produrre oli e unguenti, alcune delle quali utilizzate ancora oggi, i Romani furono i primi a inventare il moderno concetto di beauty center: un importante ruolo fu svolto dalle Terme di Caracalla, vero e proprio apogeo dell’antica Roma.
I primi beauty center: le terme romane
Aperte a tutti e spesso gratuite, le terme divennero un’istituzione nelle grandi città romane a partire dal II a. C., quando si iniziarono ad apprezzare i vantaggi di una buona igiene.
Con lo sviluppo di avanzatissime tecniche di riscaldamento delle acque, le terme iniziarono a fare la loro comparsa in tutto l’Impero.
Prima di allora, i conservatori criticavano le abitudini legate alla cura del proprio corpo come un sintomo di mollezza e inadeguatezza, paragonandolo ai cugini Greci, secondo molti troppo “effeminati”.
Qui i numerosissimi clienti, plebei o patrizi che fossero, potevano passare dal freddo rigenerante del frigidarium al caldo tepore curativo del calidarium: una volta completato il percorso attraverso le vasche si poteva usufruire di una vera e propria sauna, di sale adibite alla cura del corpo e di una palestra.
Le Terme di Caracalla
Nei complesso più grandi, come quello di Caracalla, sono stati rinvenuti addirittura i resti di un teatro, di fontane e giardini, oltre che di una biblioteca e di quelli che dovevano essere gli antenati degli antichi shopping center.
Nelle terme di Caracalla l’occhio era il protagonista principale: ecco perché le maestose sale da bagno e le piscine erano decorate con bellissime opere d’arte.
Fu fra i resti del complesso che gli archeologi rinvennero le tre gigantesche sculture del Toro, di Flora e dell’Ercole appartenenti alla collezione Farnese e oggi conservate al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Continua qui!
Alessandra Leo
Fonte: https://www.fanpage.it/