Siamo totalmente contrari e anche un po’ basiti per la decisione, assunta fra i provvedimenti legati all’emergenza Coronavirus, di concedere i domiciliari a chi ha pene da scontare fino a 18 mesi e con ciò, si faccia ben attenzione, si intende anche chi ha ancora 18 mesi, avendo ricevuto pene più alte. È un indulto mascherato e neppure troppo. Ma non servirà a nulla in tema di prevenzione, perché, a meno che facendo quattro conti non si sia arrivati alla conclusione di poter dimezzare con questa iniziativa la popolazione carceraria, allora il problema dell’affollamento rimarrà. C’è poi da farsi una domanda: ci sono braccialetti elettronici sufficienti per tutti quelli che hanno ancora da scontare più di sei mesi? La gente deve capire bene che in Italia praticamente non si va in carcere per pene inferiori ai 18 mesi, a meno di recidive, e quindi uscirà chi certamente ha avuto condanne ben più pesanti. Infine, ed è la cosa che ci preme di più, passerà un messaggio devastante e cioè che basta fare una rivolta, incendiare letti, devastare carceri, sequestrare poliziotti penitenziari per ottenere un premio. Perché di certo non tutti i rivoltosi sono stati identificati e, comunque, questo provvedimento giunge esattamente a seguito delle rivolte. È inaccettabile per uno Stato che in un momento così difficile deve mantenere la propria autorevolezza più che mai.
Così Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, a proposito del fatto che nel decreto varato ieri, in relazione all’emergenza Coronavirus, è prevista la concessione della detenzione domiciliare per i detenuti che hanno pene da scontare sino a 18 mesi e, se la pena è superiore a 6 mesi, sarà applicato il braccialetto elettronico.