Tutti a cercare il colpevole. “E’ colpa dei Cinesi”, successivamente la colpa se la prendono gli Italiani.
Ma non è così, pare che il ceppo sia partito dalla Germania, poi è la volta dei Lombardi, dei Veneti, delle persone che scappano e si rifugiano al sud, nelle seconde case. La Francia che tira le orecchie all’Italia per non aver gestito bene l’emergenza; ora inizia da loro l’emergenza e ancora non hanno preso misure restrittive. Gli Usa chiudono tutti i voli con l’Europa, esclusi i collegamenti con i loro cugini Inglesi, come se loro ne siano immuni.
L’unica colpa che si ha è di aver paura, una paura di un male invisibile, sconosciuto, che quando arriva, non guarda in faccia nessuno, non sempre c’è solidarietà tra stati, paesi, persone, coppie, coinquilini, ognuno guarda l’altro con sospetto.
Però c’è anche chi gestisce la paura con coraggio, come i medici, gli infermieri, le persone che continuano a lavorare se autorizzate o obbligate, le forze dell’ordine, gli operatori ecologici, i negozianti, gli operai e tanti altri, per cercare di rendere ancora un minimo vivibile l’invivibile arrivato come un fulmine, cambiando completamente la vita di ognuno di noi.
Noi occidentali siamo ancora fortunati, abbiamo l’acqua, che possiamo consumare a volontà per lavarci in continuazione come da consiglio OMS. Abbiamo la corrente, abitazioni pulite, pensate ai popoli che non hanno tutto questo, come potrebbero affrontare una pandemia di questo livello, sarebbe una strage.
Siamo fortunati ad essere nati in occidente, ma non l’abbiamo scelto. Però il virus non guarda in faccia nessuno, neanche noi fortunati; anche se chiudessimo totalmente i confini, prima o poi dovremmo riaprirli, non siamo mai totalmente autonomi, e alla riapertura delle frontiere il problema si ripresenterebbe nello stesso modo, come sta succedendo in Cina che pur avendo debellato la malattia con una ferrea quarantena, si presentano nuovamente casi importati.
La colpa dobbiamo darla sempre a qualcuno, mai un esame di coscienza, cerchiamo di analizzarci e trarre insegnamento da questa prova, siamo nati in un periodo di opulenza, e non siamo abituati a rinunciare, forse questa è la volta che cresciamo e prendiamo del tempo per noi, la vita non è fatta solo di lavoro, pil, spread, rincorrere la ricchezza, e acquistare tutto quello che alla fine diventa superfluo, inutile. Cerchiamo di riapprezzare le cose semplici, la natura, anche la solitudine, che spesso potrebbe essere più gratificante delle grandi e inutili movide.
Impariamo ad ascoltarci e a rispettarci.
Michele Vacca