Sarebbe dunque opera loro la scomparsa dei due fratelli di origine calabrese Massimiliano e Davide Mirabello, rispettivamente di 35 e 40 anni, usciti dalla loro casa di Dolianova la domenica del 9 febbraio e mai più tornati. Per il pm di Cagliari Gaetano Porcu, alla base del misfatto ci sarebbe l’ennesimo alterco con i due fratelli, con cui i Marras condividevano una lunga lista di risse e soprusi e che sarebbe infine sfociato nell’omicidio, innescato questa volta da una lite per un terreno confinante.
Prima di quella domenica, alcuni scoppi di violenza probabilmente contribuirono ad alimentare il clima di tensione: nel 2018 infatti uno dei Mirabello, dopo che ritrovò il proprio cane ucciso e un capanno degli attrezzi dato alle fiamme, fu indagato per il pestaggio di Michael Marras, talmente brutale che il giovane riportò 40 giorni di prognosi.
Durante i rastrellamenti a tappeto condotti dai militari del Nucleo Investigativo, insieme agli uomini del 9° Battaglione e alle unità cinofile e molecolari che hanno setacciato in lungo e in largo le campagne di Dolianova, sono emersi diversi elementi a carico dei Marras: dalle tracce di sangue lungo la stessa strada in cui fu trovata bruciata l’auto dei Mirabello, a un paio di guanti sporchi di sangue.
I tecnici del RIS hanno poi analizzato una seconda traccia di sangue sulla portiera di un’auto, ritrovata dai Carabinieri sul lato guidatore della Fiat Panda sequestrata ai Marras pochi giorni dopo la scomparsa dei due fratelli: l’esito ha confermato che si trattava proprio del sangue di Davide Mirabello, inchiodando così Joselito e Michael Marras, i quali, assistiti dagli avvocati Maria grazia Monni e Patrizio Rovelli, sono stati portati in caserma dai Carabinieri.
Nonostante gli sforzi combinati degli investigatori, i corpi delle vittime non sono mai stati ritrovati; le indagini restano comunque ancora aperte per identificare i complici che hanno aiutato padre e figlio a occultare i corpi dei Mirabello.