L’emergenza Coronavirus ha di fatto bloccato la vendita di un prodotto che ci vede eccellere a livello nazionale, per quantità oltre che per qualità, essendo i terzi produttori in Italia dopo Sicilia e Puglia.
Una perdita stimata in 20 milioni di euro e con tanto prodotto che rimarrà sui campi. Ad essere colpita è la produzione tardiva di una annata che comincia a novembre e si chiude a fine aprile, primi di maggio.
È il culmine di un’annata già di per sé pessima per via del clima. Partita in ritardo per il caldo prima e per la troppa acqua di novembre-dicembre poi, le alte temperature di gennaio e febbraio hanno invece anticipato la produzione e ci si è ritrovati con un eccesso di merce e il mercato congestionato.
Ma il dramma si sta verificando in questi giorni con il blocco delle vendite.
Confidavamo in marzo e aprile per recuperare in parte questa pessima annata – dice Giuseppe Onnis, produttore di carciofi e presidente Coldiretti Samassi –, invece ci ritroviamo con i carciofi nel campo e quel poco che vendiamo lo diamo a prezzi ridicoli, 25 centesimi rispetto ai 60-70 di media.
La chiusura dei mercati rionali e diversi di Campagna Amica, insieme ai ristoranti, per il Cononavirus (sono i maggiori sbocchi commerciali per il carciofo) e un basso consumo dovuto al caldo stagionale ne sono la causa principale.
Abbiamo chiuso la cooperativa da ormai due settimane – dice sconsolato il presidente della Collettiva di Samassi, Giancarlo Secci, a nome dei 100 conferitori. – In questo periodo, in media, vendiamo dai 250 ai 300mila carciofi al giorno, ma anche ieri sera i clienti di Roma e Firenze hanno confermato che non ci sarebbero stati ordini.
Solo per Samassi, uno dei maggiori produttori delle varietà tardive, la perdita è stimata in circa 7 milioni di euro.
Il carciofo è uno dei prodotti che maggiormente sta pagando le conseguenze del Cororavirus – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, che si appella alla grande distribuzione. – In questo momento ci dobbiamo aiutare reciprocamente. I supermercati, alcuni dei quali hanno già risposto al nostro appello, devono sostenere i prodotti locali. Ci aspettiamo tante altre adesioni, dopo la chiusura dei mercati di Campagna Amica e degli altri mercati chiediamo di aiutarci a garantire questi prodotti al consumatore.
Ci appelliamo anche ai sardi – dice il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba -: acquistate e consumate sardo e di stagione. In questo modo, oltre che portare a tavola prodotti locali e garantiti, diamo un sostegno concreto al nostro vicino di casa, alla nostra economia, a noi stessi.