Nonostante l’età, il suo è un percorso artistico di tutto rispetto; ha partecipato a diversi festival canori raggiungendo anche la semifinale nella 59esima edizione del Festival di Castrocaro. Nel 2017 ha conquistato la finale nazionale nella prima edizione del premio Mario De Rosa che ha visto in giuria la partecipazione di Mogol.
Ha scritto numerosi brani per la compilation Hit Mania e frequentato la Master of Music presso la Luiss Business School. Inserita nel team di iCompany ha affiancato Lodo Guenzi e Ambra Angiolini in diretta nazionale durante la sigla di apertura del concertone del Primo Maggio. Nel 2019 ha organizzato la sesta edizione del Palinuro Med, evento culturale patrocinato dal comune di Centola-Palinuro, dove si è esibita dimostrando talento e personalità indiscutibili.
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Veronica sa come arrivare al suo pubblico. Lo fa con semplicità, mettendosi a nudo e dimostrando anche le ferite dell’anima. Quelle che guariscono, certo, ma spesso lasciano cicatrici incancellabili. Il singolo di debutto “Kaleidoscopio”, distribuito da KeyMusic, prodotto da Cantieri Sonori e scritto in collaborazione con Marco Cangiula, in arte André, concorrente della 54° edizione del Festival di Sanremo, è un brano incentrato sul bullismo, una tra le tematiche di attualità più affrontate negli ultimi anni.
Un brano elettropop che riesce a catturare fin dalle prime note.
Il fatto che sia ispirato all’esperienza della stessa cantautrice, in adolescenza vittima di bullismo, rende tutto più coinvolgente e ne aumenta la carica emotiva.
La frase ripetuta “…mi spingono giù, no non c’è un perché…” è un sussurro garbato che arriva dritto al cuore dell’ascoltatore ed evidenzia il disagio di chi, senza ragione alcuna, viene tormentato in modo calcolato e persistente da piccole menti senza valore.
“Kaleidoscopio” è uno scacco matto proprio a quella società inconsapevole e dominante sui più deboli. Il testo, ingentilito dalla voce elegante dell’artista, ha un forte impatto emozionale su chiunque riesca a guardare il mondo con i propri occhi, e non attraverso lenti imposte dall’esterno e uguali per tutti.
Veronica ci parla, dunque, di bullismo in maniera delicata, ma diretta ed efficace. Difficile capire quelli che sentono il bisogno di attaccare per sentirsi forti, ma necessario infondere nelle vittime, coraggio e determinazione per affrontare ed estirpare questa piaga, una volta per tutte.
Benvenuta e grazie per essere qui con noi
Ci parli un po’ di te e del tuo legame con la musica?
È un piacere per me poter scambiare due chiacchiere con voi, soprattutto in questo periodo di particolare apprensione per ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo. Mi presento, sono Veronica, ho 24 anni e provengo da Aversa, una piccola città in provincia di Caserta. Il mio rapporto con la musica si può paragonare a un rapporto con una vecchia amica di infanzia, va avanti da circa sedici lunghi anni e ha avuto inizio alle elementari, quando in classe mi cimentavo a suonare diversi strumenti musicali senza conoscere le note. Questo mio interesse per un mondo che ho sempre considerato sorprendentemente affascinante si è evoluto nel corso degli anni e mi ha donato soddisfazioni che non mi sarei mai aspettata di ottenere in nessun altro ambito lavorativo o personale. Al liceo ho preso parte a diverse band della mia città, al contempo ho iniziato a studiare canto e a partecipare ai primi concorsi canori regionali, talvolta raggiungendo anche qualche finale. La musica fa parte del mio essere, senza di essa non sarei la donna che sono oggi e devo ringraziare soltanto lei per avermi fatto intraprendere questo percorso che mi regala emozioni continue e inaspettate.
Una ragazza di ventiquattro anni per il suo singolo di debutto sceglie di affrontare un tema delicato come il bullismo, perché?
Prima di “Kaleidoscopio” c’è stato un lungo periodo di sperimentazione e di gavetta, un periodo in cui mi sono cimentata nella scrittura e nello studio della musica a 360 gradi. Dai banchi di scuola di periferia, ho avuto modo di essere selezionata tra centinaia di studenti per frequentare l’ambito Master of Music presso la Luiss Business School che mi ha permesso di approfondire ogni aspetto di questo ambito così vasto e in continuo cambiamento. Ho studiato, scritto e interpretato centinaia e centinaia di brani prima di giungere al mio singolo di debutto. Kaleidoscopio è nata in un periodo particolare della mia vita, in un momento in cui ho finalmente deciso di impormi con forza in questo oceano di musica e di raccontare la mia storia. Sono stata vittima di bullismo per un lasso di tempo abbastanza ampio che spazia dalle elementari ai primi anni di liceo. Sono sempre stata una ragazza timida, porto gli occhiali e da piccola ero decisamente “grassottella”, motivo per cui venivo derisa ogni giorno dai miei compagni di classe che mi isolavano, mi prendevano in giro con nomignoli stupidi, mi spingevano con violenza contro le pareti di classe e certe volte mi rompevano anche gli occhiali. Spesso mi rifugiavo da questi tormenti suonando, scrivendo canzoni e facendo ricerche sulla musica dei miei artisti preferiti. Ho vissuto in un limbo per molto tempo, fino a quando non ho avuto il coraggio di raccontare tutto ai miei genitori. Dopo anni di lavoro su me stessa e sulla mia autostima ho lasciato andare i pensieri negativi e le parole dei miei bulli hanno pian piano smesso di rimbombare nella mia testa con costanza. In quel preciso istante ho iniziato a concentrarmi su ciò che ho sempre voluto fare sin da bambina, raccontare storie. Questo singolo rappresenta per me un vero è proprio inno alla vita, un messaggio rivolto a tutte le persone che non hanno trovato ancora la voce per denunciare questi atti ingiustificabili. Kaleidoscopio non affronta soltanto la mia storia ma anche quella di tutti coloro che ogni giorno vengono spinti giù in un baratro senza fine da una società che assiste in un silenzio – assenso assordante. Mi porto ancora cicatrici invisibili di quel periodo, ma ora riesco a mostrarle senza vergogna perché so che la mia forza deriva da una sofferenza che mi ha formata e mi ha reso una combattente che ora riesce anche a ridere dei giudizi infondati delle persone.
“Kaleidoscopio” è un brano molto intenso e sentito che riesce a risuonare nel cuore del pubblico in modo particolare “Nella mia stanza fuori dal tempo mi consumavo, non trovavo posto. Ho raccolto i pezzi costruito sogni, essere diversi, essere più forti, anche quando perdo”
E’ una frase dalla forte risonanza emotiva che proietta l’immagine di un adolescente intimamente ferito, ci racconti cosa ha significato per te esprimere in musica sensazioni così forti?
La musica per me è sempre stato il sinonimo di libertà, totale e incondizionata libertà di espressione. Mettere nero su bianco un tema così importante non è stato semplice, perché anche se il bullismo l’ho subito sulla mia pelle, posso dire di essere stata fortunata perché ci sono persone che non avendo avuto la forza di chiedere aiuto, spesso in assoluta solitudine, si sono ritrovate a commettere azioni estreme. Per tanto tempo ho omesso di parlare di questo periodo particolare della mia vita perché non mi sentivo abbastanza, non mi ritenevo all’altezza di parlare a 60 milioni di persone di cosa fosse il bullismo. Ora però posso ritenermi orgogliosa e soddisfatta di essere riuscita a superare questo scoglio, perché con la mia esperienza posso aiutare tanti ragazzi che si ritrovano ancora rinchiusi in quella gabbia formata dalle mura di una stanza in cui ci si nasconde per sfuggire a quelle sensazioni orribili. Purtroppo questo fenomeno negativo, che attualmente prende il nome di cyber – bullismo, trova sempre il modo di sfondare quelle pareti e di insinuarsi nella testa delle vittime che si rifugiano dietro immagini del profilo che non rispecchiano la realtà, sorrisi vuoti che meriterebbero di risplendere senza alcuna paura. Spero che il mio messaggio riuscirà a raggiungere tante persone perché ancora oggi questo argomento viene sottovalutato e spesso ci riduciamo a parlarne in un solo giorno dell’anno.
Chi ti ha supportato maggiormente e chi, invece, ti ha ostacolato in questo tuo percorso artistico?
A volte mi chiedo come sia riuscita ad arrivare fino a qui senza mollare. Ci sono stati tantissimi momenti in cui sono stata molto vicina all’appendere il microfono al muro. Se non mi sono arresa è perché dietro di me ho una famiglia che non ha mai smesso di spronarmi ad inseguire i miei sogni. Non mi hanno mai imposto nulla se non di fare ciò che mi rendeva felice ed è proprio questo che mi ha reso immune a tutte le persone che invece si sono poste costantemente sul mio percorso cercando di screditare tutti i miei sforzi. In questi anni ho subito porte in faccia, insulti, persone che tutt’ora mi dicono che dovrei dedicarmi a qualcosa che non implichi il cantare, impresari che mi hanno sfruttata senza darmi un centesimo, perché sì, pur di far ascoltare la propria musica a volte non possiamo fare altro che acconsentire a svenderci, nella maggior parte dei casi senza ricevere indietro nulla. Mi sono ritrovata a cantare in cori di chiesa, cori gospel, feste di piazza, serate in luoghi fatiscenti, matrimoni, macinando km e km pur di cantare anche davanti ad un pubblico di due persone. Posso assicurarvi che dopo però le soddisfazioni sono arrivate, altrimenti non mi ritroverei qui a chiacchierare con voi!
Di cosa sono fatti i sogni di Veronica? Ci sveli il tuo sogno per il futuro?
Spesso mi definisco come un inguaribile romantica che ama sognare ad occhi aperti ad ogni ora del giorno e della notte. Di sogni ne ho tanti, di obiettivi da raggiungere ancor di più, il prossimo è sicuramente Sanremo Giovani. Ho bisogno di un grosso in bocca al lupo perché ho iniziato già a lavorare al singolo da presentare e posso assicurarvi che qui non si scherza!
Adesso invece facciano un salto nel passato, com’era Veronica da bambina?
Veronica da bambina raccontava agli zii e ai nonni che da grande sarebbe diventata Presidente del Consiglio. Diciamo che quando vi dico che sogno ad occhi aperti non scherzo e ho imparato a farlo da piccolissima proprio perché la realtà che vivevo non mi faceva sentire a mio agio. Da piccola non amavo particolarmente indossare vestitini e calze, non mi piaceva giocare soltanto con giocattoli da “femmina” perché non ritenevo giusto che a collezionare figurine e a giocare con le macchinine potesse essere soltanto mio fratello. Sono sempre stata definita “diversa” dai miei amici perché mi è sempre piaciuto lo sport, soprattutto giocare a calcio; pur di capire cosa fosse un fuorigioco mia madre un giorno mi regalò un libro con tutte le regole del calcio, dopo qualche giorno anziché giocare come centrocampista iniziai a fare l’arbitro. Diciamo che la mia particolare concezione di giusto e di sbagliato ha iniziato a manifestarsi fin dai primi anni di infanzia. Sono sempre stata dalla parte dei deboli, venivo chiamata avvocato delle cause perse perché mi ritrovavo spesso a intervenire in argomenti che non capivo neanche fin troppo bene. Non ho mai amato vedere le persone piangere, in classe ero quella che ti porgeva il fazzoletto e che ti veniva a cercare al bagno se fingevi di stare male pur di trovare un angolo vuoto in cui piangere. Tendevo già al tempo ad immedesimarmi molto nelle persone e a volte cercavo di comprendere situazioni che non mi appartenevano pur di aiutare qualcuno in difficoltà. Non ho mai amato etichettare le persone, motivo per cui la mia migliore amica al liceo era Emo e io trovavo interessante e coraggioso che lei riuscisse a sfoggiare con orgoglio tagli di capelli e vestiti estrosi senza essere infastidita da tutti quei commenti negativi che avvenivano alle sue spalle. Essere diversa non mi ha mai spaventata e circondarmi di persone speciali mi ha aiutata a lavorare sulla mia sensibilità e a renderla uno strumento con cui raccontare storie.
Quando è il momento di spiccare il volo per una giovane cantautrice come te?
Io penso che non sia possibile per un artista individuare un momento preciso in cui spiccare il volo, ma posso affermare con certezza che quando accade te ne accorgi. Per me sta avvenendo ora, con Kaleidoscopio sto riscontrando un successo davvero inaspettato perché ora mi ritrovo a fare ciò che fino a qualche mese fa risiedeva soltanto in un angolino del mio cervello etichettato come “obiettivo da raggiungere prima di morire”. Ti rendi conto che le cose stanno andando bene quando i giornali, le radio e le persone che lavorano in questo ambito ti cercano per interviste, per farti cantare live, per raccontare la tua storia in giro per le città. Io penso che il momento in cui un artista riesce a spiccare il volo corrisponde al momento in cui non ha più bisogno di trascorrere nottate al pc ad inviare comunicati stampa e cartoline digitali, nella speranza che anche solo un giornale o una radio di provincia ti legga o ascolti. Per me questo momento sta arrivando ora e spero continui perché non c’è sensazione più bella dell’essere apprezzati da persone sconosciute e prive di pregiudizi.
Uno dei ricordi più belli legati al tuo percorso artistico, ma anche alla tua vita di giovane donna.
Rispondere con il debutto di Kaleidoscopio in radio sarebbe scontato ma vero, però non corrisponde al momento più bello della mia carriera artistica. Qualche mese fa ho fatto un viaggio in macchina con la mia famiglia da New York a Nashville, abbiamo percorso più di 3000 km solo per visitare la città in cui miti come Elvis e Taylor Swift hanno dato inizio alla loro carriera musicale. Camminare per quelle strade è stato surreale, ma il momento più bello che mi porto nel cuore è arrivato quando sono riuscita ad esibirmi con la mia cover di “Shallow” in un Honky-tonk su Broadway Street davanti a più di cento americani che mi hanno applaudito calorosamente chiedendomi di non smettere di credere nel mio sogno!
In un momento così delicato e difficile per il mondo intero, parlare con Veronica è stato ancora più piacevole, grazie.
Visto il talento e la determinazione di questa giovane artista, siamo certi che sentiremo parlare di lei molto spesso, intanto un click al suo video ci permetterà di goderci “Kaleidoscopio”.
LINKAL VIDEO DI “KALEIDOSCOPIO”
Sabrina Cau