La crisi economica legata all’emergenza epidemiologica da Covid-19 si è abbattuta su tutti i comparti produttivi, non risparmiando nessun tipo di attività nell’intero territorio nazionale. In questo periodo in cui le attività professionali possono continuare ad essere esercitate, seppure attraverso lo smart working o con l’attuazione di protocolli di sicurezza anticontagio, il volume di affari degli studi professionali risulta drasticamente ridotto. Moltissimi professionisti, pensiamo ad avvocati, ingegneri, commercialisti, notai, sono stati costretti a sospendere l’attività o a lasciare a casa i collaboratori. Per questo chiedo che la Regione Sardegna, in accordo con i sindacati, si impegni ad estendere la cassa integrazione in deroga agli studi professionali e ai soci lavoratori (in caso di cooperative o studi associati), come già disposto da altre Regioni italiane quali la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto, la Campania, la Puglia e il Piemonte. Considerato che l’individuazione delle imprese che possono accedere alla cassa integrazione in deroga è di competenza della Regione.
Questa la richiesta al centro di un’interrogazione presentata dal Consigliere regionale del M5S, Roberto Li Gioi, all’attenzione del Presidente Solinas e dell’Assessore regionale del Lavoro Alessandra Zedda.
Attraverso il pacchetto “Cura Italia”, approvato il 17 marzo scorso – prosegue Li Gioi –, il governo ha destinato al mondo del lavoro dieci miliardi di euro e previsto, tra le altre cose, la cassa integrazione allargata a tutti i lavoratori dipendenti. Potenziando la cassa integrazione ordinaria e velocizzando le procedure per accedervi, il decreto ha inoltre esteso la cassa integrazione in deroga a tutti i settori e in tutte le aziende, anche quelle con un solo dipendente. In questo momento cruciale per le sorti dell’economia della Sardegna, auspico che la Regione, seguendo l’esempio delle altre Regioni, si attivi con urgenza per consentire a ciascun professionista con dipendenti di poter fare ricorso agli ammortizzatori sociali. Un provvedimento fondamentale dal duplice obiettivo: mettere in sicurezza i lavoratori che esercitano la libera professione e dare una boccata d’ossigeno all’intera categoria.