“Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Sardegna“: è questo il nome nuovo deciso dal Consiglio, su proposta della Commissione Pari Opportunità, il primo Ordine regionale che cambia nome nel rispetto del linguaggio di genere e contro le discriminazioni, che anche in questa professione riguardano carriere e redditi.
La decisione nella prima riunione telematica del Consiglio
Abbiamo compiuto un piccolo grande passo per la parità di genere e contro le discriminazioni nella nostra professione, partendo dal rispetto del linguaggio di genere: nella prima riunione telematica del nostro Consiglio Regionale, abbiamo deciso di usare nelle comunicazioni informali e interne il nome Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Sardegna – ha detto la presidente Angela Quaquero.
La decisione è stata assunta su proposta della Commissione Pari Opportunità, presieduta dalla psicologa Luisa Puggioni.
Siamo uno dei primi Ordini Regionali a adottare una denominazione non discriminatoria – ha detto Luisa Puggioni -, ci auguriamo che altri ci seguano e che, contestualmente, possa avviarsi la procedura legislativa per cambiare il nome del nostro Ordine, anche nel rispetto dei profondi cambiamenti intervenuti in questi anni: le psicologhe rappresentano l’85% del totale e la legge istitutiva, la n. 56/1989, risale appunto a 31 anni fa!
Il paradosso – ha sottolineato Angela Quaquero, già presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine Nazionale – è che le psicologhe, pur rappresentando la maggioranza assoluta degli iscritti all’Ordine, subiscono le stesse discriminazioni nel percorso di carriera e nel reddito come tutte le donne in tutti gli altri ordini professionali e vivono le stesse criticità della generalità delle professioniste, a partire dalle difficoltà nella conciliazione vita-lavoro: spesso la scelta d’obbligo è il part time e questo si riflette innanzitutto nel reddito e nelle possibilità di carriera, dove è in assoluta preponderanza la presenza di dirigenti maschi, a partire dalla sanità pubblica.
Queste e altre pesanti discriminazioni, emarginazione, mobbing, molestie sono emersi, con chiarezza e dovizia di dati, in una ricerca nazionale sulla condizione di lavoro delle psicologhe, basato su 5.000 questionari, pubblicata nel mese di febbraio. L’emergenza in atto ha fatto slittare la presentazione, prevista originariamente per il 25 marzo a Roma, a data da destinarsi.
Sono numerose le psicologhe volontarie che si stanno alternando, per quattro ore tutti i giorni, per il filo diretto di assistenza psicologica gratuita attivato dal 2 marzo scorso per il coronavirus COVID-19:
Se sarà necessario vedremo di aumentare le ore destinate al filo diretto – ha detto Angela Quaquero – perché c’è una crescita esponenziale di richiesta di aiuto e sostegno psicologico: sono oltre venti le telefonate quotidiane a cui riusciamo a rispondere, ma altrettante purtroppo rimangono inevase. Ci sarà, con il protrarsi presumibile dell’emergenza, un aumento della pressione sulle persone e un accentuarsi della condizione d’isolamento psicologico, che occorre contrastare in tutti i modi, per le conseguenze imprevedibili che può comportare. Segnaliamo comunque che sono moltissime le professioniste ed i professionisti disponibili a lavorare online con le persone che ce lo richiedono. Ricordiamo i numeri per il filo diretto di assistenza psicologica: il numero verde 800197500 e il numero di cellulare 3791663230, attivi tutti i giorni per 4 ore, dalle 15:00 alle 19:00, e colgo l’occasione per ringraziare le psicologhe e gli psicologi che si stanno prodigando generosamente, mettendo a disposizione la loro competenza e il loro tempo, per assicurare supporto psicologico a tante persone che, spesso, non hanno altra possibilità d’interfacciarsi con altri.