Davide Sciacchitano, alias Nebbioso, riesce a farlo molto bene.
Giornalista-bassista udinese, fin da piccolo è attratto dalla musica e dal misterioso fascino del basso, suona con diversi cantautori e con alcune formazioni ottenendo innumerevoli riconoscimenti.
“Nebbiosa”, dal nome della sceneggiatura di un film mai portato a termine di Pier Paolo Pasolini, è dedicato ai trent’anni della caduta del muro di Berlino. Un geniale concept album che racconta di una città fortezza, Tr3SeiZer0, dominata da un sindaco-“Padre” tiranno che annuncia una nuova generazione di cittadini creati in laboratorio e chiama tutti gli abitanti a cadere in un Profondo sonno attraverso il cianuro.
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Nebbiosa, la sedicenne protagonista di tutte le undici tracce del disco e nobile espressione della coscienza dell’uomo, dovrà combattere per difendere le sorti dell’umanità. Uno straordinario viaggio ingegnosamente pensato, senza vincoli o interferenze di alcun genere. Musica e brani conquistano l’ascoltatore che accoglie l’invito a riflettere sulle proprie paure e su quelle più ampie e impressionanti di un futuro incerto. L’intelligenza artificiale e il controllo dei nostri dati da parte del sistema non è poi così improbabile. Una storia diversa da quelle raccontate di solito che si avvale del prezioso aiuto di una squadra di musicisti artisticamente straordinari: Michela Grena, Mirko Cisilino, Cristiano Deison, Emanuele Pertoldi, Simone Serafini, Dario Senes, Luca Tomassi, Fabiano Fantini, Giacomo Ambrosino, Jacopo Casadio, Dora Tubaro. Insieme riescono a farci vivere intensamente l’atmosfera buia, ma a tratti quasi incantata di Tr3SeiZer0, dunque siamo impauriti tuttavia avvolti e protetti da sonorità suggestive e raffinate.
“Profondo sonno” è il singolo di presentazione del disco. Il brano, in modo seducente e accattivante, accompagna il nostro guardarci in faccia per quello che siamo davvero e inevitabilmente, diventa chiaro l’addormentamento di una società sofferente e intorpidita. Parola d’ordine: più umanità. Eleganza compositiva e felicità ritmica si amalgamano in uno stile unico difficilmente etichettabile…vale davvero la pena.
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Abbiamo incontrato Nebbioso, virtualmente, considerata la situazione di emergenza e abbiamo parlato un po’ con lui.
Ciao Davide e benvenuto
“Nebbioso” è il tuo nome d’arte, “Profondo sonno” il singolo di presentazione del disco “Nebbiosa”. Scegliere i nomi giusti per il proprio progetto musicale è importante, essi ti rappresentano, sono il tuo biglietto da visita. Perché Davide Sciacchitano diventa “Nebbioso”?
Nebbioso mi serve per nascondermi un po’, è solo un gioco al quale ho giocato per sentirmi libero di esprimermi senza vincoli, condizionamenti, fuori dal tempo, nella dimensione della creatività. Anni fa feci un viaggio nella nebbia e nascoste dietro la coltre vidi molte cose di me, la mia rabbia, le ferite, la voglia di prendermene cura. Sono legato a quella visione che negli anni a seguire mi diede molti buoni spunti su cui lavorare. Inoltre vivo in una terra nebbiosa, il Friuli, dove tante delle persone e delle storie più interessanti sono ben nascoste. Questo lo trovo affascinante, quasi un valore. Infine l’incontro con Pasolini, che dedicò a Milano il suo La Nebbiosa, un noir dalle atmosfere brumose che mi risuonavano familiari e mi ricordavano alcune ambientazioni distopiche. Ho voluto dar vita a un paesaggio sonoro e farlo abitare da un’adolescente che ho chiamato Nebbiosa, in una città che si chiama Treseizero, un cerchio, dove l’ipertecnologia si scontra con l’abitudine ancestrale a dare il nome alle cose per quella che è la loro essenza. Era così prima dell’arrivo delle grandi religioni come il cristianesimo, il comunismo, il neoliberismo… Sì, scegliere i nomi giusti è importante.
“Nebbiosa” è la rappresentazione di una realtà distopica che, per certi versi, diventa una parodia bizzarra della nostra realtà. L’ormai evidente controllo delle masse da parte del sistema è un dibattito di grande attualità, quale messaggio vuoi far arrivare al tuo pubblico? E soprattutto pensi che, attraverso la musica, si possa arrivare alle menti più refrattarie?
Mi fa piacere che parli di “nostra realtà”, perché è proprio così che ci vedo oggi: camminiamo con passo pesante al ritmo scandito dal sistema che ci omologa per nostra stessa scelta, una scelta indotta, non coatta. Non indossiamo divise perché ce lo dice un tiranno, ma perché incantati dai modelli veicolati da pubblicità e influencer. Siamo un prodotto. “La bella burocrate” di Helen Phillips è una bella riflessione sulla tendenza della tecnologia a registrarci come numeri piuttosto che come individui. Volevo esprimere quello in cui credo, che la rivoluzione è guardarsi dentro, sintonizzarsi. Nella canzone Specchio ho immaginato Nebbiosa, la protagonista di questo concept, vedersi improvvisamente cresciuta, abbastanza grande per affrontare il “Padre”, che è il nome del sindaco oppressore. La musica può ancora fare breccia, arrivare in profondità. Il problema è fare arrivare la musica alle persone. C’è troppo di tutto e non è facile orientarsi. Ma grazie di avermi dato la possibilità!
Grazie a te per la tua musica. Veniamo al nuovo singolo “Profondo sonno”, in questo brano il suono del basso ci accompagna in una città buia e piena di mistero, dove Nebbiosa, la sedicenne da cui dipendono le sorti del genere umano, decide di affrontare il “Padre” tiranno, sindaco della città-fortezza Tr3SeiZer0, e impedirgli di addormentare tutti i cittadini per introdurre una nuova popolazione artificiale: “gli uomini Dio”. Secondo te siamo ancora in tempo per il risveglio delle coscienze e per un mondo privo di marionette da manipolare?
Se parliamo di me, di te, o di chi legge, sì certo siamo sempre in tempo per essere più consapevoli di noi stessi e del mondo. Anzi è la prerogativa del moderno umanesimo; Nebbiosa compie il suo viaggio dentro e fuori, come da tradizione. Fu così anche per Kirk e Picard durante le loro esplorazioni per la galassia a bordo dell’Enterprise, per Huckleberry Finn e Jim lungo il Mississippi, per Wyatt e Billy con le loro Harley Davidson in Easy Rider e per molti altri che partono da un punto, vivono una serie di esperienze che cambiano il loro punto di vista sul mondo, entrano in contatto con il loro sé più profondo e alla fine raggiungono un altro punto più saggi e consapevoli. Stiamo già parlando di salvezza per l’umanità, è da qui che dobbiamo partire.
In questo disco sono coinvolti molti artisti, è stato difficile lavorare insieme, trovare un equilibrio tra tutti e dar vita all’album?
In verità non è stato difficile perché è stato sempre un rapporto uno a uno, ora io con Michela, ora io con Jacopo ecc… Non esiste un gruppo, ma esistono dieci splendide persone e dieci musicisti con molte cose da dire. L’equilibrio tra tutti è stato un enorme lavoro di postproduzione, quindi è sintetico. L’equilibrio quello reale sto cercando di crearlo adesso, in vista dei live. Si è trattato di una scelta dettata principalmente dal fatto che mi sembrava congeniale che io proponessi dei contenuti, degli spunti sull’atmosfera che volevo creare e loro fossero liberi di starci oppure no ed eventualmente di interpretare alla loro maniera, volevo che dicessero la loro. E’ stato esaltante.
Nebbiosa è un album dal sapore fantascientifico che in realtà si ispira alla sceneggiatura di un film mai realizzato di Pier Paolo Pasolini per il 30° anniversario della caduta del muro di Berlino, quale il parallelo?
Il trentesimo della caduta del Muro è una data significativa per me che quando ero bambino guardavo la diretta tv con i ragazzi berlinesi arrampicarcisi sopra e tornare alla vita. La città descritta nell’album, Treseizero, è un cerchio, è circondata da mura invalicabili che impediscono non solo la fuga ma anche qualsiasi tipo di orizzonte per i cittadini. Pasolini sperimentò i processi di interazione tra habitat e comunità ne La forma della città. Mi sono chiesto che cosa potesse produrre nella popolazione di Treseizero una tale condizione “edilizia”: torpore, accettazione, abulia, passo pesante, ansia ecc… E ho cercato di renderlo in musica. Ma di fantascientifico c’è solo il sapore, dici bene, perché di fatto è la realtà.
Chi è davvero Nebbioso e cosa prova quando sale sul palco?
Suono il basso da quando ero ragazzino, mi sono dedicato alla ricerca di un suono ed ho inseguito questo obiettivo con tenacia. Ovviamente devo molto a chi è capace di suonare davvero, a quei professionisti che trasformano in oro tutto ciò che toccano. Ma a me piace suonare il mio. Quando faccio le mie cose sono in pace con il mondo e salire sul palco è esaltante, emozionante, divertente, semplicemente naturale, non posso farne a meno.
Cosa pensi dell’atteggiamento dell’Italia e del mondo di fronte all’emergenza coronavirus, Nebbiosa avrebbe un gran da fare anche nella nostra realtà?
Certo siamo piombati in una distopia, credo sia una sensazione diffusa. Carestie, pestilenze e guerre continueranno a reclamare milioni di vittime ancora nei decenni a venire. Ma oggi sembrano sfide gestibili rispetto al passato. Gli obiettivi futuri del genere umano saranno l’immortalità, la felicità e la divinità. Nel 2012 Ray Kurzweil, direttore dell’ingegnerizzazione di Google ha lanciato una società controllata chiamata Calico, la cui missione è “risolvere il problema della morte”, ovviamente soltanto per un élite di ricchissimi. Il dibattito sull’impatto della tecnologia digitale sulle nostre vite, quindi dell’intelligenza artificiale, è ormai imprescindibile, ma dovrebbe orientarsi verso obiettivi più urgenti: la denutrizione, il clima…problemi sui quali non c’è nessuna volontà da parte della politica. Nell’Italia del coronavirus, Nebbiosa sarebbe sempre sé stessa, una ragazza di sedici anni alle prese con la comprensione del mondo che anziché farsi schiacciare dal peso dell’insensatezza del sistema, cercherebbe di sabotarlo per cambiarlo.
Puoi anticiparci qualcosa circa i tuoi progetti musicali futuri?
Al momento l’urgenza è capire cosa sarà rimasto della scena musicale sotto le macerie di questo periodo. Poi cercherò di presentare l’album.
Grazie Davide per questa intervista e per averci fatto conoscere un po’ di più la tua musica.
Sabrina Cau