Cosi confermano, almeno, gli annunci sbandierati in pompa magna dalla dirigenza. L’iniziativa, ovviamente, è più che meritoria e, dal punto di vista socio-sanitario, per Olbia in particolare e per la Gallura in generale, rappresenta una potenzialità sanitaria non indifferente.
Tutto, però, è legato a fattori finanziari rilevanti inerenti alla Fondazione Universitaria Agostino Gemelli, fondata dai lori soci: università Sacro Cuore di Milano e l’Istituto Toniolo. Infatti, c’è un’amara verità di cui bisogna tener conto, ossia che il Mater Olbia Hospital, dopo l’uscita di scena degli Emiri del Qatar, è finito sotto l’ala protettiva della Fondazione Universitaria Agostino Gemelli, che controlla anche la clinica “Columbus” di Roma.
A questo punto, onde evitare possibili equivoci sulle vicissitudini della clinica romana, è necessario tracciare una breve cronistoria, affinché siano chiari i risvolti di una vicenda che potrebbe tramutarsi in clamorosi colpi di scena.
L’ospedale Columbus (258 posti letto e 750 dipendenti), di proprietà della Congregazione delle Suore missionarie del Sacro Cuore di Gesù, nel corso di questi ultimi anni si è trovato in gravissime difficoltà economiche. Infatti, è intervenuto Il Gemelli per salvarlo, affittando il ramo d’azienda e garantendo assistenza e occupazione. Intanto, in parallelo è proseguita la procedura fallimentare, con i curatori che hanno indetto due aste per la vendita, andate deserte.
Il primo novembre dello scorso anno è scaduto il contratto di affitto con conseguenti rischi occupazionali e di interruzione dell’attività sanitaria. Il 31 ottobre c’è stato un confronto con gli organi fallimentari e con la Regione Lazio. In quella occasione si è trovata una prima intesa per proseguire l’attività assistenziale e tutelare i posti di lavoro, fino al 31 dicembre e, successivamente, è scaturita una proroga fino al 30 giugno di quest’anno.
In una riunione svoltasi in Regione Lazio il 5 marzo scorso (ultima alla quale sia ancora presente Nicola Zingaretti, prima di scoprirsi anch’egli positivo al virus), la scelta per aprire nel Lazio un Covid Hospital numero due ricade proprio sull’ospedale Columbus.
Qualche quotidiano della Capitale definisce l’operazione alla stregua dell’uovo di Colombo, anzi “l’uovo di Columbus”, poiché offre l’opportunità “di risolvere in un colpo solo mille problemi”. Per il Gemelli, quindi, (che fino a giugno 2020 ha ancora il compito di gestire in via “straordinaria” il Columbus) è un ottimo modo per ottenere indispensabili fondi legati all’emergenza.
Non è da escludere che l’operazione romana abbia indotto i vertici del Gemelli a mettere in pratica anche in Sardegna. Ed ecco, allora, la “pensata” di trasformare il “Mater Olbia” in reparto dedicato a soggetti con malattia accertata o fortemente sospetta. Tuttavia,mentre al Columbus i posti previsti sono 80 in stanze singole di degenza attrezzate per la misurazione dei parametri respiratori e assistenza, più 59 letti in terapia intensiva, si vocifera che ad Olbia i posti letto creati siano soltanto 4. L’operazione, quanto verrebbe a costare alla Regione? Al momento non è dato sapere, ma se fosse vera la voce relativa alla creazione di soli 4 posti letto in una struttura di ben 7 piani, veramente ci sarebbe da inorridire.
Al Mater Olbia, nel corso del tempo, si sono consumate ben quattro finte inaugurazioni, ma la struttura voluta all’epoca da Don Luigi Verzè non è mai decollata in maniera totale, nel pieno rispetto dei proclami propugnati a più riprese. Il Mater Olbia Hospital, sulla base del rilascio della convenzione e accreditamento con il sistema della Regione Autonoma della Sardegna datata 16/2019, inizialmente si occupava, fino alla data odierna, di visite ambulatoriali, chirurgia, degenza. Qualcuno, in Regione, s’è chiesto se tale protocollo fosse rispettato? Di “campane”, in proposito, se ne sentono tante, tra cui qualche sporadico intervento o prestazione ambulatoriale per altro a pagamento.
Vero è che i vari artifizi messi in atto della classe politica nazionale e regionale, ad evitare la ritirata del Qatar. Naturalmente l’operazione “Mater Olbia” rischia di creare parecchio imbarazzo, poiché nel board della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli, guidato da Giovanni Raimondi emanazione dell’Università cattolica del Sacro Cuore (controllata dai vertici ecclesiastici, segreteria di Stato compresa, attraverso l’istituto Toniolo), sceglie il direttore generale e amministra diversi ospedali riconducibili alla Santa sede (Mater Olbia Hospital, Columbus Hospital, compreso l’ospedale Gemelli, ospedale del Papa).
C’è da prendere atto, a questo punto, che i problemi iniziano quando i petrodollari del Qatar prendono una destinazione diversa. Il viaggio da Doha ad Olbia dista quasi cinque ore di aereo, ma i bonifici da Londra e Milano iniziano a prendere direzioni diverse, terminando il loro “viaggio” in diverse banche dislocate tra lo stato di Dubai, Malta e Uganda.
Tante le persone coinvolte e tutte pare abbiano lucrato pesantemente in danno alla famiglia reale degli Al Thani. Nel capoluogo gallurese si vocifera, con una certa insistenza, di un coinvolgimento nel sistema corruttivo di un noto esponente politico locale, il quale pare che mediante l’ausilio di parenti stretti e conoscenti di fiducia, sia riuscito ad ottenere ingenti somme di danaro.
Pare che ad accusarlo ci sia un imprenditore rimasto impagato e ribellatosi al modus operandi del politico. Secondo questo imprenditore, l’uomo politico agiva con la massima prudenza, ma tutto risulta tracciato da prelevamenti bancari nelle filiali delle banche tra Olbia e Arzachena. E’ trapelata voce, ad esempio, che da qualche settimana gli atti siano stati depositati alla Procura della Repubblica di Roma e a quella di Tempio Pausania.
Ecco che entra in campo la Fondazione universitaria policlinico Agostino Gemelli che prende sotto la propria ala protettiva il Mater Olbia Hospital, clinica a due passi dall’aeroporto costa Smeralda che si occupa di fornire prestazioni sanitarie, attualmente, di fatto, è chiusa. Per i vertici della Mater Olbia Spa e la politica regionale il fallimento dell’operazione Mater Olbia Hospital non può essere portato alla luce al grande pubblico, ma è del tutto evidente che le responsabilità vanno ricercate all’enorme passivo finanziario causato dalla cattiva gestione e da operazioni finanziarie poco chiare a livello internazionale.
Al Mater Olbia Hospital, quindi, regna un caos totale, sebbene i rispettivi consigli di Amministrazione degli enti costituenti e finanziatori della fondazione Agostino Gemelli che amministrano la Mater Olbia Spa già Mater Olbia Hospital, sono una vera macchia da guerra burocratica. I loro nomi fanno parte della nomenclatura Politica del paese Italia. Tra loro citiamo per l’università cattolica del sacro cuore; il Presidente del CDA Prof. Franco Anelli , l’avv. Alessandro Azzi, Prof.ssa Paola Bignami, Giuseppe Fontana, Avv. Carlo Fratta Pasini, il prelato Mons. Claudio Giuliodori, Cesare Mirabelli Eugenia Scabini, Ignazia Siviglia, mentre per l’istituto Giuseppe Toniolo troviamo Mons. Mario Enrico del Pini Presidente, Guido Carpani capo di gabinetto del ministro della Funzione Pubblica, l’ex comandante generale Arma dei Carabinieri Leonardo Locatelli, la giornalista Rai Tiziana Ferrario , l’ex Ministro Dino Piero Giarda, Mons. Angelo Vincenzo Zani e l’immancabile Manager Giovanni Rimondi.
Nonostante l’influenza politica nazionale e soprattutto ecclesiastica che puntualmente ha trovato terreno fertile nella Giunta Regionale guidata dal Sardista leghista Christian Solinas alle prese con la sciagurata gestione del Coronavirus in Sardegna, il Management del Mater Olbia Hospital trova il pretesto di nascondere il proprio fallimento politico/ manageriale chiudendo tutto e aprendo un piccolissimo centro Covid-19, con quattro posti letto e, soprattutto, sprovvisto di Medici, anestesisti e infermieri.
Il Problema più grosso che al momento attanaglia la “Mater Olbia Spa”, è connesso al blocco dei 660 Milioni di euro, un blocco, a quanto pare, legato alle vertenze giudiziarie che, oltre alla struttura sanitaria, coinvolgerebbero anche dirigenti, funzionari della Regione Autonoma e dell’ATS. Non è da escludere che essi, a seconda della svolta che assumeranno le indagini in corso, potrebbero essere chiamati a rispondere personalmente, con il loro patrimonio, per danni erariali per una pessima gestione di risorse pubbliche, proprio a vantaggio della “Mater Olbia Spa”.
In effetti, l’annullamento in atto del rogito notarile e contestuale richiesta risarcitoria milionaria (200 Milioni) che vede coinvolti la Mater Olbia Spa, il notaio cagliaritano Lamberto Corda, La SHRP s.r.l. non lascia spazi interpretativi agli enti della Regione Autonoma della Sardegna, almeno stando a quanto contenuto nella richiesta risarcitoria. E’ possibile, dunque, che con l’annunciata conversione, il covid-19 possa portare al “Mater Olbia S.p.A” “soldi freschi”, ma ciò non escluderebbe un coma irreversibile, qualora, appunto,,in fase giudiziaria, fosse annullato il rogito notarile relativo alla vertenza in corso inerente i terreni sui quali sorge il “Mater Olbia S.p.A”.
Il covid-19, insomma, per il momento porterà benefici al Mater Olbia e alla clinica romana Columbus, ma poi, una volta sconfitta la pandemia, cosa succederà a tutto il personale dipendente? Sarà l’incertezza occupazionale a chiarire aspetti tuttora sconosciuti?