In questi giorni le aziende hanno moltiplicato gli accessi a server dall’esterno, scaricato programmi e attivato video chat per poter comunicare con dipendenti e fornitori, ieri queste soluzioni venivano adottate poco e solo per permettere di lavorare da casa a chi aveva problemi fisici, raramente veniva adottata per dipendenti normodotati o semplicemente usato per completare il lavoro da casa quando c’erano le condizioni e necessità.
Se pensiamo realmente e cogliamo l’occasione per sfruttare questo modo di operare dobbiamo fare dei passi avanti e trovare la quadra giusta. Le motivazioni sono molteplici, meno spese di trasferimento per gli operatori (alle volte incido il 30% dello stipendio), meno inquinamento nei trasporti, meno impatto sulle imprese perché ogni operatore occupa uno spazio in azienda, mense, ecc., se ci aggiungiamo più tempo per noi stessi e famiglia oltre al lavoro colmiamo un gap che tanto questa società ha bisogno.
E’ necessario però normare e legiferare, è questo il momento, in modo tale che questo sistema sia conveniente a tutti intervenendo (è un esempio non esaustivo) nel seguente modo:
1. Incentivare le aziende rendendo il contratto smart working conveniente rispetto al contratto attuale (sgravi fiscali);
2. Dare a carico delle aziende la fornitura della tecnologia PC, ma solo per uso aziendale e non privato dell’utente (trovare il modo per l’utilizzo non personale della tecnologia);
3. Dare modo al datore di lavoro di controllare l’operato e l’effettiva presenza e operosità dell’operatore sul posto di lavoro (il pc connesso non è sintomo di operosità);
4. Demandare all’operatore l’attivazione presso la propria abitazione di internet veloce e affidabile, perché lo utilizzerebbe per lavoro ma anche per scopi personali;
5. Trovare il modo perché il datore di lavoro non sia responsabile della sicurezza dell’operatore presso il posto di lavoro casalingo, perché una volta fornita l’attrezzatura idonea il datore di lavoro non ha possibilità di vigilare e intervenire sul modo operativo del lavoratore (io datore di lavoro non posso applicare il Testo Unico sulla Sicurezza a casa altrui);
6. Gestione della privacy dell’operatore e aziendale, anche qui l’azienda non può intervenire ed essere responsabile direttamente su comportamenti errati dell’operatore non monitorabili.
Se applichiamo lo stesso concetto, magari rivisto a ciò che sta succedendo anche nelle scuole abbiamo fatto Bingo! Anche il movimento di massa degli studenti, professori, sarebbe ridotto drasticamente, con riduzione di costi alle famiglie, traffico e trasporti. Insomma si andrebbe nelle scuole quando realmente serve (es. utilizzo di laboratori, consegna di lavori, ecc).
Anche nelle pubbliche amministrazioni, tante riunioni con professionisti e valutazioni di progetti o opere potrebbero essere gestite dal proprio posto di lavoro senza doversi spostare con riduzioni di costi di spostamenti e ore perse per attese alle volte infinite.
C’è un problema diffuso a macchia di leopardo in tutta Italia, il servizio deve essere erogabile su tutto il suolo italiano, non tutte le aree del nostro paese sono coperte da un sistema wi-fi, fibra, ecc. che permettono lo smart working. Per questo è necessario un investimento in queste infrastrutture che non devono comprendere solo i grossi centri, anche perché è dalle periferie che parte le grossa mobilitazione.
Le pubbliche amministrazioni devono essere adeguatamente attrezzate, nessuna esclusa, l’arretratezza non deve andare a scapito del privato.
Questi giorni ci hanno anche insegnato ad acquistare beni on line, una pratica e un incentivo sui trasporti per le consegne a domicilio favorirebbero e ridurrebbero la mobilità di massa, con benefici economici (se con costi certi di trasporto e consegna) per le famiglie e le aziende, ridurremmo l’inquinamento e ci porterebbe a spostarci solo per l’essenziale.
Come conseguenza avremo anche il ripopolamento dei centri abitati perché sarebbe meno importante il dove abiti.