Terremoti e maremoti: presentazione di dati, della situazione attuale del Paese, relazioni su quelli che sono stati gli importanti eventi sismici e le principali emergenze.
In questi giorni in cui il Paese sta vivendo un’emergenza sanitaria, con ricadute importanti anche dal punto di vista sociale ed economico, si sentono i rappresentanti del Governo e i Governatori regionali continuamente invocare i pareri degli esperti, i pareri scientifici sulla base dei quali effettuare le proprie scelte politiche; è una delle rarissime volte che accade. L’auspicio è che questo stile di buona politica continui anche in altri settori come la prevenzione del rischio sismico. Non dobbiamo dimenticare che, nei primi 150 anni dall’unità d’Italia, il nostro Paese è stato colpito da ben 36 terremoti disastrosi che hanno causato oltre 150.000 vittime e hanno danneggiato gravemente oltre 1.600 località, incluse città come Rimini, L’Aquila, Avellino, Potenza, Cosenza, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Messina. Solo negli ultimi 50 anni il costo delle ricostruzioni è stato stimato in almeno tre miliardi di euro all’anno. Senza calcolare il terremoto che colpì l’Italia Centrale nel 2016. La nuova carta della pericolosità sismica, che è pronta e va quanto prima licenziata, potrebbe essere la base per ripensare le priorità del Sisma bonus, dando così efficacia agli Istituti che si sono impegnati all’aggiornamento della stessa. Se non sono individuate le priorità per l’adeguamento sismico degli edifici, si rischia di consumare le risorse disponibili per adeguare edifici in aree con una pericolosità più bassa rispetto ad altre aree dove l’adeguamento è prioritario; in aree dove la disponibilità economica dei proprietari è maggiore rispetto ad altre realtà del Paese, cioè in aree più ricche ma con edificato meno vulnerabile.
Lo ha affermato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), alla vigilia dell’importante convention nazionale in programma a Roma, mercoledì 4 marzo, dalle ore 9:30 presso la sede della Società Geografica Italiana, Palazzetto Mattei in Villa Celimontana, Via della Navicella 12 a Roma.
Confermata dunque la Convention Nazionale su Terremoti e Maremoti, organizzata da SIGEA, ISPRA e Società Geografica Italia. Interverranno:
- Claudio Campobasso, Capo Dip. Serv. Geologico d’Italia – ISPRA;
- Claudio Cerreti, Presidente Società Geografica Italiana;
- Antonello Fiore, Presidente SIGEA;
- Mario Tozzi, Divulgatore Scientifico, Presidente Parco Archeologico Appia Antica;
- Gianluca Valensise dell’INGV;
- Paolo Galli, Dipartimento Protezione Civile Nazionale,
In Italia, in media, un terremoto disastroso ogni 4-5 anni: il sisma bonus
“Per la SIGEA, la giornata come quella organizzata nell’ambito della rassegna “Geologia e storia” e dedicata ai “Terremoti, maremoti, effetti al suolo, cartografia e ricerca storica”, è indispensabile per aumentare la sensibilità verso i temi della prevenzione dal rischio sismico, affinché la perdita di vite possa essere onorata – ogni giorno della nostra esistenza – con la salvezza di altre vite.
Abbiamo più volte ricordato che dall’Unità d’Italia a oggi ci sono stati mediamente un terremoto disastroso con vittime ogni 4/5 anni. Dopo ogni terremoto – ha continuato Fiore – ci affrettiamo affinché nel futuro prossimo non si verifichino effetti disastrosi, per le persone e i beni, simili a quello appena vissuto; ma i tempi e i ritardi sono tali che il futuro che avremmo voluto migliorare è già di nuovo presente con un nuovo terremoto da commemorare. Un nuovo terremoto con vittime da piangere, con decisioni da prendere, con la stima dei costi dei danni, la stima dei costi per la ricostruzione e con nuovi eventi commemorativi da organizzare.
Solo ricordare la nostra storia di Paese sismico può aiutarci nel necessario e reale cambio di passo: occorre pianificare e programmare le azioni che producano effetti con efficacia certa, ma soprattutto nei tempi certi.
Dobbiamo lavorare tutti insieme, per un impegno collegiale e ognuno con i propri scopi statutari, Istituzioni, Accademia, Istituti di ricerca, Ordini professionali, Associazioni di categoria e Associazioni scientifiche e culturali (come la nostra) per migliorare il senso di consapevolezza dei rischi generati da pericoli naturali e di conseguenza sviluppare e potenziare l’educazione all’autoprotezione.
Siamo in grado di tutelare il Patrimonio Culturale dal rischio sismico?
In un Paese come l’Italia, dove il 77.4 % delle famiglie risiede in abitazioni di proprietà (fonte “Gli immobili in Italia 2017”. MEF e Agenzia delle Entrate) e l’8.9 % del Pil è destinato alla spesa sanitaria pubblica e privata, con 7 milioni d’italiani che si indebitano per pagare cure e servizi sanitari e 2,8 milioni che per farlo vendono casa (fonte Rapporto CENSIS-RBM assicurazione salute), quindi grosse spese volte a tutelare la vita e migliorare il nostro benessere – ha dichiarato Michele Orifici, Vice Presidente Nazionale della SIGEA – , è incomprensibile che non si riesca a tutelare le nostre vite e quelle dei nostri cari, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei luoghi aperti al pubblico.
Non siamo neanche in grado di garantire la tutela del nostro patrimonio culturale e monumentale che rende unica al mondo l’Italia. In diverse occasioni abbiamo trattato questo argomento: alcuni beni culturali e monumentali sono in una situazione di forte esposizione al rischio sismico; opere d’arte sistemate su sostegni non ancorati che, più che espositori, sono veri e propri pendoli pronti a oscillare e ribaltarsi alla prima scossa significativa.
Per affrontare il tema della vulnerabilità del costruito bisogna partire dall’identificare in modo definitivo dei comuni/località italiane che hanno priorità assoluta dal punto di vista della vulnerabilità, basando questo censimento innanzitutto sull’edilizia delle aree declassificate negli anni ’30-’80 e analizzando l’edilizia già realizzata nelle aree entrate in classificazione sismica nel periodo 2003-2009. Un’attenta analisi degli eventi storici suggerisce anche di analizzare le ulteriori indicazioni che possono derivare dall’aumento di vulnerabilità come l’effetto del tempo trascorso dall’ultimo forte terremoto.
Dobbiamo lavorare tutti insieme per far un passo avanti, per far sì che la necessità, ovvero “la condizione d’impossibilità di fare diversamente”, di un adeguamento sismico del costruito, del comportamento di autoprotezione, necessità imposta da norme o da procedure, diventi un bisogno, ovvero “mancanza di qualcosa che sia indispensabile o anche solo opportuna o di cui si senta il desiderio”, che i cittadini devo sentire loro, che nasce dal loro interno, dalla loro sensibilità e consapevolezza accresciuta. Un bisogno che nasce dentro di sé e per sé e non una procedura amministrativa o un ostacolo ai propri progetti.
Il nostro impegno continua, e continuerà, senza sosta per una prevenzione efficace dai rischi derivanti da pericoli naturali; in questa ottica si inserisce l’evento organizzato con l’ISPRA e la Società Geografica Italiana e dedicato ai “Terremoti e maremoti, effetti al suolo, cartografia e ricerca storica.