Nei prossimi giorni, saranno altre 230 le persone che si sottoporranno alla sperimentazione, che nella sua prima fase prevede un numero complessivo di 550 soggetti da testare.
Le primissime, parziali indicazioni raccontano di un prodotto “sicuro e ben tollerato”, così come evidenziato dal colosso farmaceutico AstraZeneca, che si occuperà delle fasi di produzione e distribuzione.
La strada non è certo terminata ma non è neanche così lunga come si potrebbe pensare, almeno stando a quanto dichiarato dal presidente di Irbm Pietro Di Lorenzo, che ha parlato di risultati dei test entro maggio e di un iter che – se gli esiti dovessero mostrarsi positivi – potrebbe portare alla distribuzione a dicembre.
Entro lo stesso 2020 potrebbe quindi già partire la fase di vera e propria somministrazione, cominciando dalle “categorie più fragili”.
Coronavirus, 500 volontari vaccinati: risultati a breve
Advent-Irbm è lo stesso centro che nel 2014 ha elaborato il primo vaccino contro l’Ebola.
Il principio del preparato in fase di test, realizzato in collaborazione con lo Jenner Institute della Oxford University, è quello di condurre nell’organismo del paziente gli antigeni di Sars-Cov-2, così da stimolare in quest’ultimo la corretta risposta immunitaria.
Primissime indicazioni relative ai 320 pazienti ad oggi vaccinati parlano di un prodotto “ben tollerato e sicuro”. Entro maggio sono attesi gli esiti della sperimentazione, quelli che potrebbero già dare alcune certezze circa l’efficacia del vaccino.
Se i risultati dovessero rivelarsi positivi, ci sarà una seconda fase di test su 5.000 soggetti. Sono state per il momento rispettate le scadenze indicate dai due istituti, che a inizio aprile avevano comunicato l’avvio della sperimentazione in Inghilterra entro la fine del mese in corso.
In quell’occasione il direttore della Advent-Irbm, Matteo Liguori, aveva parlato di “test accelerati”, che potrebbero portare alle prime vere somministrazioni per i soggetti a rischio nel giro di pochi mesi.
Realizzato tutto lungo l’asse Roma-Oxford – e più precisamente Pomezia-Jenner Institute della Oxford University – il vaccino vedrà le eventuali successive fasi di produzione e distribuzione gestite dal colosso farmaceutico britannico AstraZeneca.
Proprio l’amministratore delegato di AstraZeneca, Pascal Soriot, ha presentato il piano tuttora in corso come “un’urgente necessità da accelerare, al fine di combattere il virus e proteggere la popolazione da una pandemia mortale”.
LEGGI ANCHE
Coronavirus, vaccino da inalare: come funziona e cosa cambia