Rileggendo ciò che scrivevamo il 28 settembre 2012 e il 13 febbraio 2013 sulla possibile esplosione di pandemie di sindrome respiratoria acuta grave, meglio nota come SARS, dovute a contagi di coronavirus, ci si accappona la pelle. Già all’epoca, infatti, avevamo segnalato tra i primi in Europa il diffondersi di sindromi di questo tipo dapprima in Arabia Saudita ed in Medio Oriente, poi soprannominata Mers (sindrome respiratoria da coronavirus in Medio Oriente) e che aveva fatto capolino in Gran Bretagna, dove però si erano evidenziate solo poche decine di casi. Ma il precedente più noto era la SARS del 2002/2003 che aveva “ucciso” almeno 775 persone accertate in tutto il globo. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità nel corso degli anni ha più volte invitato a non sottovalutare questi virus, sì proprio i coronavirus. Oggi da profani dell’epidemiologia, ma da attenti osservatori e tutori dei diritti di pazienti e personale sanitario, noi dello “Sportello dei Diritti” siamo obbligati a chiederci se tutto quello che sta accadendo non fosse già prevedibile in qualche modo e se non potesse arginarsi sul nascere l’epidemia e poi la pandemia. Appare davvero assurdo, infatti, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che nel corso di circa 17/18 anni dalla prima nota epidemia per una forma di coronavirus già estremamente virulenta, o delle minacce a volte fantascientifiche di pandemie dovute a forme di contagio nei modi che stiamo tragicamente conoscendo in questi terribili giorni, i governi e le organizzazioni internazionali a qualsiasi livello abbiano fatto così poco – prima di ogni cura – per studiare piani di contenimento e di lotta alla diffusione di virus.
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