Così Antonio Sias, segretario della UilTrasporti che partendo da constatazioni oggettive approfondisce la riflessione: «Le 57 aziende operanti nel settore trasporto pubblico e collettivo in Sardegna, in questi due mesi hanno dovuto ridurre drasticamente le loro attività arrivando spesso sospenderle del tutto, con grave danno per bilanci aziendali, datori di lavoro e lavoratori. Un costo da mancata attività che si spera possa essere recuperato grazie a contributi pubblici, cui però andrà sommato il mancato introito da bigliettazione che quasi certamente rimarrà a totale carico di aziende e operatori».
In una oggettiva situazione di incertezza, interrogarsi è d’obbligo: «Quante delle 52 aziende private che si occupano del trasporto collettivo, spesso di piccole dimensioni e operanti nel solo settore turistico, sopravviveranno alla sopra citata tempesta? Quante saranno quelle capaci di continuare a offrire una adeguata gamma di servizi economicamente sostenibile viste le obbligatorie restrizioni in termini di incarrozzamento necessarie a garantire il mantenimento delle distanze interpersonali tra i passeggeri? E per quanto tempo? Domande che meritano risposte il prima possibile».
In riferimento ai bus di TPL che attualmente attraversano quasi vuoti le città dell’Isola, con il graduale riavvio delle attività produttive e del vivere sociale, sono allo studio nuovi modelli di avvicendamento e impiego dei mezzi, posto che le misure restrittive valgono per tutti e proprio per questo il gestire situazioni da “picco di domanda” diventa esercizio difficile da risolvere e mettere in pratica.
«Il blocco dell’accesso dalla porta anteriore del mezzo adottato a tutela del personale, difficilmente sarà confermato con riaperture e aumento dei passeggeri – spiega Sias –. Anche perché sarà necessario far combaciare varie esigenze legate a circolazione delle persone, controllo delle presenze a bordo per evitare il sovraffollamento e rispetto delle distanze interpersonali. Indicazioni e cautele che dovranno accompagnarsi ai sani e responsabili comportamenti degli utenti – prosegue -. Sarà fondamentale prevedere un aumento dei bus e degli operatori, misura utile a garantire questi parametri, posto che questo incremento graverà però, in termini di costi, sui bilanci aziendali attuali e futuri».
Antonio Sias auspica che il dialogo fra le parti porti a soluzioni possibili: «Abbiamo più che mai necessità di attivare una costante, produttiva e propositiva comunicazione tra aziende ed Enti locali, in primis l’Istituzione regionale – dice -.
In questa delicata fase serve una cabina di regia capace di operare con fermezza, di stabilire e applicare adeguate misure di garanzia e tutela del lavoratore e dell’utenza, di prendere provvedimenti immediati nel caso in cui si verificassero un nuovo diffondersi del contagio o venissero meno i requisiti di sicurezza per chi lavora o chi utilizza il mezzo pubblico».
Tanti gli studi e le proposte di modelli funzionali a dare risposte allo svilupparsi di uno scenario inesplorato, certa la necessita di ripensare l’attuale modello di “contratto di servizio” attualmente in essere tra aziende e Regione Sardegna, rivedendone gli aspetti attuativi e anche i corrispettivi economici. «Serve una visione nuova del trasporto pubblico, che partendo dall’emergenza di oggi possa diversificare e evolversi in nuovi e innovativi sistemi di trasporto collettivo, a meno che non si voglia vedere le nostre città ancora più congestionate da mezzi privati».
Alternative e risposte a volte sono già presenti e a portata di mano: «Come spesso accade, ogni qual volta si verifica una catastrofe si aprono scenari e opportunità impensate – chiude Antonio Sias -, terreno fertile dove seminare e far crescere idee nuove e innovative a beneficio di tutta la socialità. Il sindacato, in tal senso, è totalmente a disposizione».