Le linee guida sono quelle della nostra deontologia, del testo unico dei doveri dei giornalisti italiani. Certamente serve senso di responsabilità, evitare sensazionalismi, stare ai fatti e fare le opportune verifiche delle notizie evitando linguaggio e titoli “gridati”. E’ bene non inseguire miracolistiche soluzioni alla pandemia o visioni terroristiche alimentate dalle fake news.
2) C’è un altro tema molto importante: il rispetto della privacy.
È l’aspetto saliente. Ci deve essere il rispetto della dignità della persona e della privacy in particolare su dati sensibili come quelli della salute. Qui siamo su un terreno estremamente delicato. Siamo di fronte a una malattia contagiosa. Rivelare tramite i mezzi di informazione l’identità o rendere pubblica la foto riconoscibile di chi sia ammalato è una violazione sanzionata dalle norme.
Ma questa prescrizione deve valere anche nei confronti di chi è poi guarito perché se la sua identità venisse rivelata potrebbero esserci conseguenze pesanti in termini di stigma sociale, sia per l’interessato, che per i suoi familiari. Spesso chi è guarito sull’onda dell’entusiasmo autorizza la pubblicazione della propria identità o della propria foto. Ma secondo me anche in questo caso il giornalista deve essere responsabile. La notizia è la guarigione. Non l’identità del guarito o la sua foto. L’immagine può essere pixellata, come si dice in gergo.
3) Come si stanno comportando i giornalisti liguri da questo punto di vista?
I giornalisti liguri stanno facendo uno straordinario lavoro, in modo corretto e responsabile, in condizioni difficilissime con gravissimi rischi personali, a beneficio del diritto dei cittadini a essere informati.
4) Le fake news in questa emergenza rappresentano una grave piaga, in che modo i giornalisti possono contribuire a contrastare la diffusione di false notizie in rete ?
Intanto, l’informazione che proviene da coloro che sono iscritti all’Ordine e dalle varie testate liguri su tutte le piattaforme non sta diffondendo fake news. Anche certe trasmissioni televisive di pseudo-medicina che vengono trasmesse nel nostro territorio arrivano attraverso network nazionali. E l’autore di una di queste è stato sospeso dall’Ordine dei giornalisti del Lazio dove era iscritto nell’elenco pubblicisti.
Le fake news si combattono con il controllo delle notizie, la loro verifica e con un attenta valutazione soprattutto in campo scientifico della fonte da cui provengono. Questo lavoro scrupoloso in queste giornate drammatiche è molto complesso e arduo: i colleghi stanno lavorando in smartworking, fuori dalle redazioni, rispettando le norme di sicurezza per evitare il contagio. Tutto è più difficile.
5) Purtroppo diversi colleghi in Liguria risultato contagiati e un giornalista di Genova è mancato per il Coronavirus, quali sono i criteri di sicurezza che vuole suggerire per tutelare la salute dei giornalisti ?
Purtroppo Paolo Micai un validissimo collega ha perso la vita per svolgere il suo lavoro a servizio dell’ interesse pubblico. Penso con pena e vicinanza al dolore della moglie e della figlia, alle quali va l’abbraccio solidale e affettuoso di tutti i giornalisti liguri. Per i criteri di sicurezza ci sono le regole del distanziamento sociale alle quali si aggiungono tutta una serie di prescrizioni di carattere tecnico e, mi si passi il termine, “logistico” che devono essere rispettate. Tocca innanzitutto alle aziende editoriali e alle istituzioni nella loro attività di comunicazione rispettarle e farle rispettare nelle redazioni e fuori.
6) Si stanno sempre più diffondendo le interviste via Skype e streaming, esse rappresentano la nuova frontiera del giornalismo ?
Francamente mi auguro di no. Il giornalismo è contatto diretto con la notizia e i suoi protagonisti. Siamo in una fase eccezionale, che neppure un grande sceneggiatore di film di fantascienza poteva immaginare. Ma credo che come giornalisti dobbiamo difendere il nostro ruolo e il nostro lavoro. Certe pratiche di oggi che si spiegano e si possono accettare per l’eccezionalità della situazione non devono diventare la regola.
Gli editori potrebbero essere tentati, con l’obiettivo di abbassare i costi e aumentare i profitti, di renderle permanenti con il risultato di precarizzare ancora di più il lavoro giornalistico e annullare il ruolo delle redazioni che sono la fucina della buona informazione. Sarebbe grave. La qualità del giornalismo e dell’informazione va difesa e sviluppata nell’interesse della collettività. Basta vedere come giornalismo e informazione si confermino un servizio essenziale in queste giornate drammatiche.
di Christian Flammia